ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su Secolo d'Italia
(Sezione:    Prima   Pagina   e Pag.    14)
Sabato 27 novembre 2004

ALFREDO MANTOVANO

Procreazione Gli italiani saranno chiamati a votare solo sui 4 quesiti che riguardano la ricerca sugli embrioni, le restrizioni alla loro produzione, diritti del concepito e fecondazione eterologa. Nei Poli confronto aperto: andare alle urne o cambiare in Parlamento?

 

 La Consulta: no al Far West

Bocciato il referendum che chiedeva l’abrogazione dell’intera legge 40
Alle urne per fermare il totalitarismo scientista


 

In una domenica della prossima primavera avremo a disposizione quattro schede per decidere se a un bambino bastano i genitori “biologici”, o se ha bisogno dell’affetto di genitori “giuridici”, distinti da quelli naturali, e prima ancora se e in quali condizioni potrà nascere. Dipenderà dal voto di ciascuno di noi riconoscere il concepito come soggetto di diritti o stabilire che può essere oggetto di manipolazioni genetiche.

I referendum hanno superato abbondantemente la soglia del mezzo milione di firme grazie al contributo dei DS: i quali, tuttavia, non vogliono i referendum, come si evince dal diluvio di dichiarazioni che hanno seguito la decisione della Consulta. L’obiettivo dei DS è che quella stessa maggioranza parlamentare - più ampia della maggioranza che sostiene il governo – che ha approvato la legge 40 la modifichi a distanza di qualche mese; in ossequio all’insegnamento di Sun Tzu, per il quale è meglio convincere il nemico a fare quello che noi vogliamo piuttosto che affrontarlo in uno scontro aperto. Lo scontro aperto si è svolto in Parlamento, e i DS, insieme con i loro compagni di strada, hanno perduto; lo scontro aperto ci sarà con i referendum: e non è obbligatorio che vada come è nelle aspirazioni dei radicali, se hanno un senso i sondaggi pubblicati sulle colonne di varie testate giornalistiche, anche di sinistra. Il nodo, quindi, non è tecnico, ma è politico; non è in questione la soluzione del cavillo posto a metà fra la scienza e il diritto, ma la capacità dello schieramento conservatore (e di chi, al di fuori di esso, ha condiviso questa battaglia) di resistere ai richiami del politically correct. Certamente non è un nodo confessionale, come scriveva ieri Ostellino sul Corriere della Sera: la religione – qualunque religione, non solo quella cattolica – non c’entra nulla con la presenza nell’ovulo fecondato di quei 46 cromosomi che coincidono con l’essere umano già in atto, e non più in potenza; in quei 46 cromosomi c’è quello che noi saremo da bambini, da grandi e da anziani: c’è un adulto “in potenza” e un uomo “in atto”, al di là del credo e della fede.

La decisione della Consulta di non ammettere il quesito referendario di abrogazione totale della legge n. 40 conferma quanto i sostenitori della nuova normativa hanno sempre affermato, e cioè che è necessaria per regolamentare un settore che tocca la dignità umana, a cominciare da quella del concepito. Sull’ammissibilità degli altri quattro quesiti, è opportuno prenderne atto con chiarezza. Chiarezza vuole che la parola adesso passa ai cittadini. Chiarezza vuole altresì che la volontà popolare non venga aggirata da quanti, timorosi di un confronto serrato e trasparente, pensano a una revisione preventiva e pasticciata della legge 40, approvata appena un anno fa dopo quasi otto anni di discussione parlamentare. Si tratta, in altri termini, di esaminare gli argomenti chiave del tema fra i sostenitori della normativa e i cittadini, ribadendo la filosofia di fondo della legge. Questo confronto – lo si ripete - non è fra “laici” e credenti, bensì fra una maggioranza parlamentare e una società complessa. E’ un dialogo che si instaura in base a quella “grammatica” universale rappresentata dal rispetto del diritto naturale: tale “grammatica” permette il dialogo fra culture e prospettive diverse.

Lo sforzo di tutti è far sì il tale dialogo sia serio e articolato, perché la celebrazione dei referendum non è un’occasione per “spaccare il paese”, per usare uno slogan a effetto ancorché privo di contenuto. E’ un’occasione preziosa per impostare un dibattito alto fra classe politica e società civile. Sarebbe veramente paradossale se, per il timore di affrontare la campagna referendaria, peraltro già riscontrato nel dibattito parlamentare, nelle file del Centrodestra non si cogliessero fino in fondo i pericoli di un totalitarismo scientista strisciante; se dovesse emergere incertezza o scarsa convinzione sulla positività delle scelte operate; se quindi fosse scarso l’impegno per la difesa delle posizioni assunte in Parlamento; se, ancora, dovessero pesare lobby farmaceutiche o parasanitarie, interessate a un business che promette risultati certi e spesso garantisce nei fatti cocenti disillusioni.

Se accadesse qualcosa del genere, sarebbe lecito dubitare dell'esistenza in Italia di forze politiche che abbiano nella loro spina dorsale dei valori oggettivi. E’ necessaria molta sperimentazione sul piano scientifico e molta determinazione sul piano politico? Luis Pasteur diceva che la fortuna favorisce soltanto gli spiriti preparati; mi permetto di aggiungere che la più adeguata preparazione dello spirito consiste nell’avere la volontà di conseguire un fine. Spesso, anche se i fatti saltano agli occhi, si finisce per vedere soltanto quello che si cerca; quanti passi avanti si faranno allorché la ricerca, e per la sua parte la politica, saranno orientate in prevalenza verso la vita? Anche questo sarà in gioco fra qualche settimana, in una domenica di primavera.


    

 

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