ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su La Naz. Il Gior. Il Rest. Venerdì 1 marzo 2002

di Gaetano Basilici

 

Solo il contratto di lavoro potrà aprire le frontiere


 

ROMA — Il disegno di legge governativo sull'immigrazione ha ottenuto il via libera dall'assemblea di Palazzo Madama. Il provvedimento — approvato con 153 sì, 96 no e 2 astenuti — è passato con una settimana di ritardo sulla tabella di marcia dopo un braccio di ferro tra la Casa delle Libertà e le opposizioni. Un nuovo round si avrà alla Camera dove il ddl approderà per il suo iter nell'altro ramo del Parlamento. E lì Ulivo e Prc intendono continuare la battaglia per modificare una legge che ritengono incostituzionale poichè violerebbe alcuni fondamentali diritti umani.

Giro di vite
In estrema sintesi, le principali novità introdotte con la normativa Bossi —Fini sono le espulsioni con accompagnamento alla frontiera, il permesso di soggiorno legato ad un lavoro effettivo, l'inasprimento delle pene per i trafficanti di esseri umani, la sanatoria per le colf e per chi assiste anziani, malati e handicappati, l'uso delle navi della Marina militare per contrastare il traffico dei clandestini.

Fin dall'elaborazione del testo governativo, Udc e Lega si sono trovati su posizioni differenziate, anche se poi il provvedimento ha ottenuto il via libera dal consiglio dei ministri all'unanimità.
Ieri il presidente dei senatori del gruppo Udc, Francesco D'Onofrio, ha dichiarato: «E' una buona legge, ma alla Camera si può migliorare». Frase che ha fatto drizzare le antenne alla Lega, tanto che i senatori Piergiorgio Stiffoni e Cesarino Monti invitano alla massima vigilanza per scongiurare «possibili imboscate» a Montecitorio. La Confederazione italiana agricoltori è perplessa sull'efficacia del ddl perchè «rischia di rendere più difficile l'immigrazione regolare e questo sarebbe un danno per l'agricoltura», mentre il senatore a vita Giulio Andreotti dice che «si sarebbe potuta fare una legge migliore». Per il senatore Maurizio Ronconi (Udc) «ora sarà necessaria una robusta iniezione di moderazione anche al centrodestra».

Plauso e soddisfazione giungono da numerosi esponenti governativi. Roberto Maroni, ministro del welfare: «Una legge davvero solidaristica». Stefania Prestigiacomo, ministro per le pari opportunità: «Ragionevole la regolarizzazione di migliaia di donne che aiutano le famiglie italiane nella quotidianità». Carlo Giovanardi, ministro per i rapporti con il Parlamento: «Certe regolarizzazioni erano indispensabili». Enrico La Loggia, ministro per gli affari regionali: «Un testo che armonizza tra di loro molteplici esigenze». Alfredo Mantovano, sottosegretario all'interno: «Un importante passo avanti verso l'Europa». Francesco Bosi, sottosegretario alla difesa: «Strumento idoneo e opportuno per creare migliori condizioni di sicurezza e di efficace attività di contrasto».

Le critiche
Di tenore opposto, ovviamente, le reazioni provenienti dalla minoranza. E anche dalla Uil. Livia Turco, ex ministro e responsabile welfare dei Ds: «Questa legge metterà in ginocchio tante piccole imprese del Nord-Est, renderà più difficile la convivenza tra italiani e immigrati, creerà più clandestinità e lavoro nero e meno sicurezza nelle nostre città» (la pensano così anche gli artigiani della Cna). Tommaso Sodano (Rc) ha annunciato che continuerà a dare battaglia, mentre il capogruppo dei Verdi al Senato, Stefano Boco, ha reso noto che raccoglieranno firme per l'abrograzione della legge. E le senatrici della Margherita hanno lanciato un appello a tutti i deputati affinchè modifichino il testo della normativa, che il segretario confederale della Uil, Guglielmo Loy, ha bollato come «ingiusta, contraddittoria e macchinosa».

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