ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su La Repubblica - Bari - Giovedì 25 aprile 2002

LELLO PARISE

L'INTERVISTA Il sottosegretario all'Interno: già aumentati i controlli, incontrerò i giovani

 

La promessa di Mantovano
"Quel padre non resterà solo"


NO, il professor Biagio Moretti non resterà solo. E vero che bisogna avere buona memoria per mantenere le promesse, ma il sottosegretario all'interno, Alfredo Mantovano dice di volere accettare la sfida. «Quelli della Fondazione "Ciao Vinny" hanno la mia disponibilità, fin da subito, per capire che cosa è possibile fare ed evitare nuove stragi del sabato sera».
Al Viminale sfogliano le pagine di Repubblica, leggono la lettera di Lorenzo - il fratello di Vincenzo, morto insieme con sua cugina Maria in un pauroso incidente d'auto sulla via che da San Giorgio porta a Bari - e il sottosegretario all'interno (un magistrato leccese "prestato" alla politica) decide di "scendere in campo": «Se me lo chiedono, non vedo perché non debba incontrarli».

Nulla ispira tanti sospetti quanto il fatto che il governo possa sapere poco di quello che è successo da queste parti: lastoria di Vinny e Mary non è finita sulle prime pagine dei giornali...
«La interrompo. Una tragedia come questa, non può diventare il pretesto per fare propaganda politica da parte di questo o quell'esponente del ministero Berlusconi. Ma lasciamo perdere. Piuttosto, sono stato colpito da un fatto»

Quale?
«La Fondazione istituita dal professor Moretti, ha subito raccolto il consenso di migliaia di baresi: le fiaccole, le lacrime, ma anche la volontà di darsi da fare perché le cose migliorino. Un comportamento, questo, più utile di molte altre iniziative che al riguardo lasciano di solito il tempo che trovano. Chi è stato così duramente ferito negli affetti familiari, non può che meritare rispetto e, ripeto, la più ampia disponibilità del sottoscritto».

Il professor Moretti fa sapere che parlerà nei prossimi giorni con il sindaco della città, il comandante della polizia m unicipale, l'assessore al Traffico per fare il punto della situazione. Dà l'impressione di avere un'unica preoccupazione: essere abbandonato a se stesso. Corre questo rischio?
«Prima di rilasciare quest'intervista, ho chiacchierato con il questore di Bari: iservizi legati alla prevenzione, sono stati potenziati; auto delle forze dell'ordine, già sono state schierate nei cosiddetti "punti caldi"; hanno il lampeggiante acceso, e anche solo questo semplice accorgimento può funzionare da deterrente per chi spesso e volentieri preme il piede sull'acceleratore forse con eccessiva disinvoltura».

È sufficiente questa misura di sicurezza per evitare che un dramma come quello di cui sono stati protagonisti, loro malgrado, due ragazzi giovanissimi come Vinny e Mary possa essere scongiurato?
«Può aiutare ad esorcizzare, mettiamola così, altri lutti».

E basta?
«Sono i giovani, in particolare, che devono comprendere la necessità e l'esigenza d'essere prudenti: non correre, quando guidano una macchina; indossare il casco, nel momento in cui scelgono di viaggiare a bordo di una motocicletta.... E un problema, mi passi il termine, culturale. Ecco perché è fonda mentale l'aiuto che in questa direzione può venire dagli insegnanti, a scuola; dalle stesse famiglie dei giovani. Ed è il motivo per cui quello di Moretti, rappresenta un impegno che bisogna seguire e valorizzare».

Sarebbe favorevole o contrario ad anticipare l'orario dichiusura delle discoteche?
«E un vecchio discorso questo. Come quello legato al divieto di vendere alcolici. Bere o ascoltare musica ad altissimo volume, non mi pare dipenda dal numero d'ore che chiunque trascorre in un locale notturno. Potrebbe avere meno tempo a disposizione, ma fare le stesse cose. Le faccio l'esempio di una droga piuttosto diffusa, l'ecstasy: è vietata, eppure circola abbondantemente un po' dappertutto».

È difficile trovare soluzioni ragionevoli?
«Le leggi per reprimere i reati esistono Non c'è, invece l'educazione alla legalità. Come scriveva Freud, possiamo senz'altro definire l'educazione un'esortazione a superare il principio del piacere e a sostituirlo con quello della realtà».


 

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