ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su LA REPUBBLICA - BARI - Martedì 26 marzo 2002

ARTURO BRUZZOLAN

 

"Fin troppo bello questo campo"

Bacchettate leghiste a Mantovano: è lo sponsor degli immigrati


 

«Belle recinzioni, ma non è che poi, di notte, questa gente riesce a scavalcarle? Ah, tra l'altro: ho lasciato la mia borsa all'entrata, posso star tranquillo?...» Un po' scherza e un po' no il senatore leghista Cesarino Monti, cravatta verde efazzoletto da taschino dello stesso colore, mentre, con i due colleghi e compagni di partito Rossana Boldi e Celestino Pedrazzini, passeggia tra le roulottes che ospitano i novecento profughi curdi e iracheni del centro di prima accoglienza di Bari Palese. Il vento, nella spianata della base dell'Aeronautica, soffia impetuoso ma la risposta del funzionario della Prefettura che, assieme a volontari e forze dell'ordine, accompagna la piccola delegazione del Carroccloin visita al campo, arriva forte e chiara: «Onorevole, tenga presente che questa è una struttura militare: non si entra e non si esce. Insomma, la sua borsa è al sicuro...». È serissimo, invece, il piroteenico senatore Monti quando più tardi, a un cronista che gli ricorda che in mattinata il sottosegretario all'Interno Alfredo Mantovano, di An, ha auspicato l'istituzione di nuovi centri di prima accoglienza in altre zone «a rischio sbarchi», risponde cosi: «Evidentemente Mantovano vuole fare lo sponsor degli immigrati...».

Mancano dieci minuti alle tre del pomeriggio quando i tre senatori varcano il cancello della «rulottopoli». Di profughi, in giro, ce ne sono davvero pochi. La tramontana ha spinto quasi tutti nei caravan. Sarà colpa del vento, ma anche Monti, Boldi e Pedrazzini, appena arrivati, si rifugiano nel «container - quartier generale» della Croce Rossa e rimangono mezz'ora buona a farsi spiegare come funziona il campo. Vogliono verificare la nostra efficienza - sbuffa un volontario ma lo sanno che stanno bloccando tutto?» . Alle tre e venti la porta finalmente si apre. Comincia il sopralluogo: i bagni («ottimi»), la tv satellitare in sala mensa («ottima anche questa, mi sa che al loro paese se la sognano»), le interminabili file di roulottes da cui si affacciano capifamiglia mica tanto sorridenti: forse la voce dell'arrivo della Lega si è sparsa. Cesarino Monti è un torrente in piena: «Ma come, questi hanno già al collo la sciarpa del Bari?» domanda preoccupato indicando due profughi con il collo avvolto di biancorosso. «No, sono i colori di una loro squadra locale..» minimizzano gli accompagnatori. «E i preservativi li distribuite?». «A dire il vero no, senatore, queste sono quasi tutte famiglie...». «Eh, appunto. Dategliene, che son già tanti».

Basta battute: si entra nella lodoteca, squassata dal vento, per l'incontro con i giornalisti. «Siamo qui anche per capire come fronteggiare i prossimi inevitabili arrivi - spiega il senatore Pedrazzini - certo, qui la situazione è in qualche modo anomala, visto che queste persone chiederanno asilo politico..». Allora quella di Bari Palese non è. un «orda»? «Lo è, lo è. È un pericolo. E la richiesta d'asilo la dice lunga su una breccia che, già da ora, intravediamo nella legge Bossi-Fini». Monti prende la parola e taglia corto: «Se non è un'orda lo diventerà. Questa gente dice dì voler emigrare in Germania e Inghilterra ma poi s ferma da noi, nel Nord, a delinquere. Cinquantasei detenuti su cento sono extracomunitari. Occorrono accordi internazionali e attività di polizia per fermare gli immigrati nei paesi d'origine: gli ambasciatori facciano il loro dovere invece di organizzare ricevimenti». Interviene la senatrice Boldi: «Dobbiamo essere capaci di scindere l'umana compassione dall'esigenza di stabilire delle regole». E, alla fine, che giudizio date al campo? «Ottimo, degno di un paese civile. Anzi: facciamo attenzione a non esagerare...».

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