ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su LA REPUBBLICA -BARI- Mercoledì 27 marzo 2002

LELLO PARISE

Il sotosegretario: non proteggo gli immigrati, ma applico un disegno di legge voluto anche da Bossi

 

"Leghisti, io non sponsorizzo nessuno..."

Mantovano replica alle accuse dei depuati del Caroccio in visita a Palese


 

Io, sponsor degli immigrati? Ma io non sponsorizzo nessuno, anche perchè non avrei i soldi per farlo...". Il tono della voce è rassicurante, e divertito, insieme Alfredo Mantovano - sedicente sponsor di clandestini, appunto, secondo un gruppo di parlamentari del Carroccio capitato l'altro giorno alla rulottopoli di Palese- getta acqua sul fuoco di "una polemica che lascia il tempo che trova". Dunque, quella dei leghisti in trasferta al Sud è e rimane soltanto una battuta? Può darsi. Però il sospetto che i seguaci dì Alberto da Giussano possano permettersi il lusso di coprire d'insulti anche un viceministro del Polo, non è il compagno delle anime meschine.

Mantovano, abituato da sempre a non perdere mai le staffe, preferisce fare orecchie da mercante: «Il nostro obiettivo adesso è approvare la nuova legge sull'immigrazione che, nel peggiori dei casi, credo sarà operativa a partire dalla fine della primavera». Lavora da tempo e con tenacia, il sottosegretario all'interno, per fare in modo che il provvedimento del governo ottenga il "si" della Camera dopo quello del Senato. Un provvedimento "firmato" da Fini, presidente del partita (An) di cui Mantovano fa parte, e da Bossi. Il dubbio è che l'ultima "esternazione" di tre padani in trasferta a Bari, voglia addirittura rinnegare scelte e pensieri del senatur... Non si scompone, Mantovano: «Per il sottoscritto fa testo il comportamemento seguito dai leghisti nelle aule parlamentari, fino ad oggi un comnportamento leale» D'accordo, però lo stesso Gianfranco Fini a proposito di "Bossi & C. "si sfoga, ormai spesso e volentieri: «La pazienza è al capolinea» Oppure non così che stanno le cose? Il viceministro di Scajola continua a mantenersi calmo: «E' ovvio che in una coalizione sorge la necessità di trovare delle convergenze, chiamiamole così, ogni quindici-ventigiorni. Non c'è niente di strano, in questo modo di fare». Chissà perché, tuttavia, i leghisti si tolgono lo sfizio di punzecchiarla... «Probabilmente, perchè hofatto sapere che i centri di permanenza per gli immigrati saranno potenziati o istituiti in zone, come la Sicilia, che al momento sono destinatarie del maggior flusso di clandestini. È un esigenza concreta, questa. E una soluzione come quella che stiamo mettendo a punto in queste ore, migliore di tutte quante le altre, consente allo Stato di spendere molto di meno a proposito dell'assistenza ai profughi. L'onere dell'accoglienza, l'ho già ricordato e lo ripeto, non può gravare esclusivamente sulla Puglia». Qui dove, più che altrove, i vescovi alzano la voce per evitare che il governo consideri gli immigrati come dei pacchi postali, e basta. «No, non abbiamo quest'intenzione. Del resto tutti i clandestini che sbarcano da queste parti, mi pare vengano trattati con grande umanità. Semplicemente, vogliamo che chi ottiene un permesso di soggiorno abbia in tasca allo stesso tempo un contratto di lavoro. Per evitare lo sfruttamento di questa gente, sia da parte dei boss della criminalità organizzata e sia da parte d'imprenditori che hannno pochi scrupoli»

Dunque, gli occhi del sottosegretario rimangono puntati sulla legge che verrà: i leghisti "lo sapete come son" per dirla come dice Berlusconi, possono attendere. Piuttosto, Mantovano conferma una dichiarazione che ha fatto meno di dieci giorni fa: «Condivido la posizione di chi sostiene che la politica del governo sull'immigrazione deve cominciare a dare qualche risultato concreto, anche per dimostrare che il voto dato al centrodestra non è stato vano» Una speranza, questa, che può correre il rischio di indebolire le coscienze. Come un vizio.

 

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