ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


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Articolo pubblicato su il Quotidiano della Calabria
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Giovedì 8 luglio 2004

 

Le imprese mafiose hanno fatto il loro ingresso anche in settori non tradizionali come la sanità e i servizi avanzati. Nuova normativa e anagrafe dei conti

 

 Un fenomeno in crescita

Tremila le segnalazioni nei primi mesi del 2004


 

ROMA - Il riciclaggio di denaro da parte delle organizzazioni criminali e' un fenomeno in crescita, una ''marea nera'' che ha ormai valicato i confini tradizionali per estendersi a settori dell'economia legale finora immuni e che va inserita tra le questioni fondamentali da affrontare e risolvere per sconfiggere le organizzazioni, al pari della lotta ai clan e del controllo del territorio.

Ma soprattutto e' un fenomeno che va contrastato con strumenti adeguati: primi tra tutti una normativa organica e un'anagrafe dei depositi e dei conti. L'analisi arriva dall'Osservatorio socio-economico sulla criminalita' del Cnel ed e' contenuto in un 'Rapporto sul dispositivo antiriclaggio' presentato ieri mattina. Quel che emerge, e' una situazione tutt'altro che rosea: nei primi sei mesi del 2004 le segnalazioni di operazioni sospette in denaro trasmesse alla Dia e al Nspc (nucleo speciale di polizia valutaria) sono state 3.230 e 2.801.

In tutto il 2003 erano state rispettivamente 5.266 e 5.562. Dal '97, le segnalazioni arrivate sono state complessivamente 32.399, con la Lombardia che ha la percentuale piu' alta (32,4%), seguita da Lazio (10,8%) e Campania (8,7%). Per un dato in crescita ce n'e' uno in calo: e' quello relativo alle segnalazioni connesse a possibili finanziamenti al terrorismo: dalle 320 dei primi sei mesi del 2003 (il 6%), si e' passati alle 134 del 2004 (4,1%).

Un calo che pero' non dovrebbe rappresentare un arretramento del terrorismo bensi' la scelta delle varie organizzazioni di operare in paesi con legislazioni piu' accomodanti o comunque meno attente di quella italiana. La sfida fondamentale, e' scritto nel rapporto, sta nella ''capacita' di strappare le ricchezze alle organizzazioni criminali, indebolirne la capacita' di spesa, rintracciare i mille rivoli che, dentro il circuito dell'economia legale, trasformano il prodotto criminale in denaro, in beni e strutture economiche''.

Anche perche', affermano gli esperti del Cnel, si sta assistendo ad un allargamento della criminalita' a settori finora immuni. ''Nelle regioni del sud dove la presenza mafiosa e' stratificata si assiste ad una sorta di progressiva 'saturazione' di interi comparti produttivi, sotto il controllo diretto o indiretto delle mafie (settore della produzione, del trasporto e della commercializzazione degli inerti, ma anche nell'agricoltura, nei trasporti, nella grande distribuzione e nell'indotto industriale)'' e' scritto nel rapporto, e vi e' l'''ingresso di imprese mafiose nei settori non 'tradizionali' quali sanita', servizi avanzati, informatica, forniture e moderne tecnologie''.

Per far fronte a un simile quadro servono pero' strumenti adeguati. Ed e' qui che l'Italia deve intervenire con maggior efficacia, nonostante sia molto piu' avanti rispetto ad altri paesi europei.

Primo tra tutti un'unica normativa finalizzata alla prevenzione e alla repressione del riciclaggio. Un testo unico antiriciclaggio, spiega il rapporto, avrebbe infatti il vantaggio di riordinare le fonti, ricomporre i vari sistemi normativi, razionalizzare le attribuzioni degli organismi coinvolti. ''Il meccanismo legislativo attuale e' molto complesso e in alcuni casi farraginoso - ha spiegato il sostituto procuratore nazionale antimafia Gianfranco Donadio - molte delle norme e dei sistemi organizzativi sono carenti dal punto di vista dell'efficacia, con parte della normativa che assume un valore quasi simbolico''. Favorevole alla semplificazione delle norme si sono detti anche il sottosegretario all'Interno Alfredo Mantovano, per il quale e' necessaria una ''riscrittura organica e omogenea delle norme che si sono sedimentate nel tempo'' e il presidente della commissione Antimafia Roberto Centaro secondo cui ''la semplificazione non sarebbe una panacea ma aiuterebbe le investigazioni oggi farraginose''. Mantovano ha anche ribadito l'importanza di una anagrafe dei conti e dei depositi ''con un impianto normativo che garantisca contro usi impropri. ''E' - ha detto - un'esigenza avvertita da tutti''.

Tra le proposte avanzate anche quella di definire un unico delitto per quanto riguarda il riciclaggio, prevedere una diminuzione di pena per chi collabora, inasprire le sanzioni, non solo peculiari ma anche penali, per chi omette di segnalare versamenti o depositi sospetti. Problema, quest'ultimo, non di poca importanza: effettivamente, ha detto Centaro, ''nonostante l'aumento delle segnalazioni, ci troviamo ancora a cifre molto basse''


    

 

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