ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su Il Piccolo di Trieste
(Sezione:    Pag.     )
Giovedì 6 Febbraio 2003

 

 

Afghanistan: altri dubbi sulla missione degli alpini


ROMA - Un grosso interrogativo pende sulla relazione che Silvio Berlusconi presenterà oggi in Parlamento. Non è chiaro infatti se il presidente del Consiglio parlerà anche della missione italiana in Afghanistan. Da un punto di vista formale è stato chiamato a riferire in Aula sugli sviluppi della crisi irachena e sulla linea politica che il governo intende seguire in merito all'eventuale intervento armato anglo-americano nel Golfo Persico.

Tuttavia l'opposizione pretende che il premier indichi una volta per tutte i termini del mandato affidato agli alpini che si stanno trasferendo nel lontano Paese asiatico. La richiesta si è fatta pressante dopo le dichiarazioni di un portavoce militare statunitense, secondo il quale il nostro contingente sarà chiamato a svolgere operazioni di combattimento e non semplicemente di mantenimento della pace. Berlusconi preferirebbe non mischiare i due argomenti, che ritiene non omogenei.
Al contrario la sinistra afferma che la spedizione in Afghanistan è strettamente legata alle prospettive di guerra in Iraq e ai rapporti con gli Usa. Per questo vuole che il capo dell'esecutivo riferisca su entrambe le scottanti questioni.

In attesa di sentire le parole del presidente del Consiglio, il sottosegretario all'Interno, Alfredo Mantovano, ha anticipato ieri una valutazione sulla reale portata della missione italiana. «In un quadro di coordinamento internazionale - ha spiegato ieri - l'obiettivo è quello di prevenire che la rete terroristica, che partendo da là si è diffusa in tutto il mondo, possa essere efficace». A suo avviso il mandato affidato agli alpini sarebbe una sorta di ibrido e si collocherebbe a metà strada fra un'operazione di polizia e una di stampo propriamente bellico.

L'opposizione sollecita indicazioni anche sulle regole di ingaggio e sulla catena di comando a cui saranno sottoposti i nostri soldati in territorio afgano. In realtà si tratta di informazioni che sono già state fornite nelle scorse settimane. Il ministro della difesa Antonio Martino, infatti, ha spiegato proprio in Parlamento che gli uomini e le donne del contingente «Nibbio» potranno aprire il fuoco non soltanto per difendersi ma anche in altre situazioni che possano rendere necessario il ricorso alle armi. La catena di comando, poi, è definita. Gli alpini e gli altri effettivi del nostro esercito saranno opereranno nell'ambito della missione «Enduring Freedom» e dunque saranno soggetti agli ordini provenienti dai vertici della spedizione multinazionale. Tuttavia godranno di un notevole grado di autonomia e, soprattutto, il loro comandante del contingente, colonnello Berto, potrà rifiutare l'impiego dei suoi soldati qualora ritenga che gli interventi richiesti siano in contrasto con il mandato parlamentare o con le capacità operative delle truppe a lui affidate.


 

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