ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su il Piccolo di Trieste Mercoledì 13 marzo 2002

Lucia Visca

 

Immigrazione, un coro di no alla legge Fini-Bossi

Ancora polemiche sui ritardi nei soccorsi ai naufraghi di Lampedusa: l’elicottero della «Cassiopea» era in avaria


 

ROMA - Una legge «orribile e disumana», come la definiscono i protestanti facendo proprie le perplessità del presidente della Cei cardinale Camillo Ruini. Un atteggiamento quanto meno passivo nei confronti delle mafie e dei paesi che non collaborano. Una bufera contro la Marina militare dopo che anche il ministero della Difesa, di fronte al Parlamento, ha dovuto ammettere falle nei soccorsi di Lampedusa anche per l’avaria di un elicottero della nave Cassiopea.

Il dramma dell’immigrazione, le morti degli ultimi giorni, la posizione rigida del governo in difesa del disegno di legge Bossi-Fini stanno per trasformarsi nell’oggetto di un ulteriore scontro fra governo e società civile. L’Europa, intanto, cerca una soluzione comune suggerendo di andare ad assistere i clandestini nei luoghi di partenza, anziché relegarli nei campi di accoglienza per poi respingerli. L’indignazione. Dopo le parole del cardinale Ruini a chiedere di fermare il disegno di legge Bossi-Fini, che ancora la possibilità di entrare in Italia al possesso di un contratto di lavoro già sottoscritto e limita le regole del ricongiungimento familiare, sono i protestanti e la Caritas a farsi sentire.

L’ente di assistenza cattolico non esita a sostenere che il provvedimento firmato dai leader di Lega e An, anziché fermate l’immigrazione clandestina, non fa altro che «danneggiare quella legale», impedendo agli immigrati di avere una vita familiare regolare. Una «legge orribile» la definisce il segretario della Cgil Sergio Cofferati apprezzando la posizione della Cei così come l’apprezza quasi tutta l’opposizione.

Silenzio dalla maggioranza, se non un intervento del cattolicissimo Alfredo Mantovano, sottosegretario all’Interno, disposto «ad approfondire i vari problemi se non si ripeterà l’ostruzionismo massiccio che ha impedito una seria discussione al Senato». L’agonia nelle acque di Lampedusa. Un elicottero forse non avrebbe potuto salvare tutti i clandestini andati a picco giovedì scorso a sud di Lampedusa ma qualche vita avrebbe potuto forse recuperarla. Invece l’elicottero di bordo della nave Cassiopea era in avaria, nonostante i ripetuti tentativi, ha rifiutato di far girare le pale per il decollo. Lo rivela il sottosegretario alla Difesa Francesco Bosi, di fronte ad allibiti parlamentari. L’intervento della Marina militare sarebbe stato comunque «corretto, tempestivo, non omissivo». Il che non impedisce che la Procura di Agrigento indaghi per omicidio colposo plurimo e omissione di soccorso anche su quella strana avaria. Il racconto di Bosi, minuzioso e spietato nella ricchezza di particolari, ha ricostruito attimo per attimo l’agonia della carretta del mare dalle alle 14.50, ora della richiesta di soccorso lanciata dal peschereccio Elide alla Cassiopea, fino alle 20.30, quando il battello è affondato portandosi dietro oltre cinquanta vite umane. Il ruolo del crimine. L’allarme è lanciato dal procuratore nazionale antimafia Pier Luigi Vigna: la Turchia non collabora. Come i Paesi canaglia difendono il terrorismo, come i paradisi fiscali nascondono il riciclaggio, la Turchia sarebbe una specie di cuccagna per i trafficanti di uomini. Vigna, lo dice alla commissione antimafia, lo ha scritto al ministro della Giustizia, il leghista Roberto Castelli. La difficoltà a ottenere l’estradizione e a processare i trafficanti di uomini turchi o che si nascondono in Turchia, paese di snodo delle mafie che controllano l’immigrazione, rende inutile qualsiasi azione di contrasto. Il tema della lotta alle mafie è ripreso anche dall’ex presidente della commissione parlamentare, il diessino Giuseppe Lumia secondo il quale il governo considera il problema sbagliato, ossia gli immigrati e non la mafia.

Una polizia europea. L’Unione europea sta intanto pensando all’istituzione di una polizia comune per il controllo delle frontiere. Se ne è discusso qualche giorno fa, durante il vertice dei ministri dell’Interno, affrontando anche l’ipotesi di aprire consolati comuni, il primo in Kosovo, per evitare che gli aspiranti immigrati chiedano più di un permesso di soggiorno in Europa per poi rivenderli

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