ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


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Articolo pubblicato su l'Opinione
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Giovedì 14 Ottobre 2004

 
di Ruggiero Capone

 

 

 I malumori sul rimpasto bloccano le riforme


 

In questi giorni d’approvazione della legge finanziaria sono tornati a farsi vivi gli attriti tra An e Forza Italia. “Oserei dire tra An e Berlusconi”, sottolineano alcuni ben informati di via della Scrofa. La ruggine ha ragioni profonde e pratiche. Infatti il presidente del Consiglio chiede che la legge finanziaria venga approvata così come è stata approntata e senza creare intoppi, e lo stesso è stato chiesto per le riforme. Ma An e l’Udc hanno fatto notare come i contenuti delle leggi che si andrebbero ad approvare sono per certi versi in contrasto con i programmi dei rispettivi partiti.

“Si aggiunge che il presidente del Consiglio chiede, soprattutto al partito di Fini, - mormorano in An - che il consenso sia dato senza alcuna ricompensa in cambio”. “Di fatto i sottosegretariati erano stati promessi ad Alleanza nazionale già prima dell’estate 2004 - lasciano intendere alcuni esponenti dell’Udc - ma i consiglieri politici di Berlusconi avevano fatto in modo che non fossero elargiti incarichi, nemmeno per tappare le sedie vacanti, né ad An né all’Udc”. Secondo una leggenda che da mesi gira in via della Scrofa (sede di An) Ignazio La Russa (coordinatore di An) avrebbe tenuto buoni i suoi per mesi, ma oggi che il voto su finanziaria e riforme è chiesto in maniera decisa, chiara ed esplicita, sono tornati a farsi vivi i malumori.

“Non si può pretendere che noi ci si appiattisca totalmente sulle volontà del Cavaliere”, brontola la Destra sociale di An. E ieri i malumori si sono avvertiti anche tra i seguaci di Destra protagonista, la corrente più berlusconiana di An, i cosiddetti “berluscones” di Maurizio Gasparri (Ministro delle Comunicazioni) ed Ignazio La Russa. E proprio a quest’ultimo è toccata la patata bollente del dover trovare una scusa plausibile al fatto che i deputati di An hanno bocciato la riforma dell’ordinamento giudiziario, e votando solidalmente con i Ds.

“Sulle riforme troveremo soluzione condivisa - ha dichiarato La Russa - sulla riforma dell’ordinamento giudiziario la Cdl troverà una soluzione condivisa”. E lo stesso coordinatore di An ha ribadito più volte al ministro della Giustizia, Roberto Castelli, “An ha ripreso la sua funzione di mediazione”. E tra i deputati di An serpeggia la vulgata “pretendono che si conceda la grazia a Sofri e che alla destra non venga più concessa nemmeno una poltrona da sottosegretario fino a fine legislatura”.

“An non è contraria alla grazia per Sofri, io non alzerei un dito se al termine di un iter preciso il Presidente decidesse di concedere la grazia - attutisce i toni La Russa - ma non smetterò di lottare contro un’assoluzione generalizzata. Quello che non accetto - dice il coordinatore di An - è che dietro alla richiesta della grazia ci sia il desiderio di aspirare ad un giudizio di assoluzione non solo per Sofri ma per un intero periodo storico”. Ma il vero pomo della discordia rimangono i sottosegretariati, soprattutto quello all’Interno, lasciato vacante da Carlo Taormina e promesso prima dell’estate ad un esponente di An. Ma Berlusconi sa anche che se accontentasse il partito di Fini sull’Interno creerebbe maretta all’interno di Forza Italia.

“Taormina è un azzurro - mormorano i forzisti - quindi il sottosegretariato è di Forza Italia e non può essere dato ad altra forza della coalizione”. Ma Destra protagonista ribatte agli azzurri che “si può fare un cambio, e cioè che rinunciamo a pretese sui beni culturali e ci prendiamo un altro sgabello all’Interno”. E gli azzurri fanno notare che An ha già occupato una postazione al Viminale, ottenendo la delega all’Immigrazione (cioè Interno) per Alfredo Mantovano. Ed An ribatte che Mantovano non è un eletto, bensì un tecnico, un magistrato prestato alla politica. Insomma le polemiche vanno per le lunghe. Rischiano di rallentare l’approvazione della riforma giudiziaria e, soprattutto, il lungo iter dei decreti attuativi che, qualora non approvati in tempo per fine legislatura, potrebbero rendere zoppo il nuovo ordinamento.


    

 

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