ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su La Naz. Il Gior. Il Rest. Venerdì 29 marzo 2002

di Gaetano Basilici

 

La sfida degli irriducibili «Biagi, il delitto è nostro»


 

ROMA — Tornano in scena gli irriducibili. Ieri mattina i brigatisti rossi imputati per l'assalto a un furgone postale in via Prati di Papa — dove il 14 febbraio '87 morirono gli agenti di polizia Rolando Lanari e Giuseppe Scravaglieri — davanti ai giudici della seconda Corte d'assise hanno dato il loro pieno appoggio agli autori dell'«attacco contro Marco Biagi».

Strategia consolidata
Del processo fa parte anche il troncone che riguarda l'omicidio del generale americano Leamon Hunt (15 febbraio '84) per il quale sono imputati Barbara Balzerani e Paolo Cassetta. Nelle gabbie dell'aula bunker di Rebibbia c'erano Fabio Ravalli, Antonino Fosso, Stefano Minguzzi, Michele Mazzei, Flavio Lori, Maria Cappello (moglie di Ravalli), Vincenza Vaccaro, Tiziana Cherubini.

Due i documenti letti dai terroristi. Il primo, un foglio scritto a penna, era in mano a Michele Mazzei: del contenuto si è capito poco perché il presidente Mario D'Andria ha sovrapposto la sua voce a quella dell'imputato. Stesso discorso per il secondo manoscritto letto da Fabio Ravalli. Anzi, in questo caso la Corte e il pm Franco Ionta sono usciti dall'aula per non ascoltare oltre le farneticazioni degli imputati.
Privati dei microfoni, i terroristi rossi si sono rivolti ai giornalisti: «Come militanti delle Br-Pcc facciamo nostri i contenuti politici del comunicato di rivendicazione dell'azione del 19 marzo. Ogni iniziativa proletaria è necessaria». Chi indaga sull'omicidio di Marco Biagi se l'aspettava. «E' un'ulteriore conferma che la matrice degli attentati D'Antona e Biagi è la stessa e che le responsabilità vanno cercate negli stessi ambienti», ha commentato uno degli inquirenti della Procura romana. E l'avvocato Attilio Baccioli, che difende il brigatista rosso Nicola Bortone arrestato il 10 marzo in Svizzera e marito della latitante Simonetta Giorgieri, ha dichiarato di avere avuto l'impressione che il suo assistito «approvi l'agguato di Bologna: questa è ormai la sua impostazione».

Nell'udienza del 12 dicembre scorso Fosso, Mazzei e Minguzzi consegnarono alla Corte un documento in cui si faceva riferimento all'omicidio D'Antona e alla lotta contro l'imperialismo. I fogli letti ieri in aula da Mazzei e Ravalli saranno comparati sia alla rivendicazione vera e propria dell'omicidio Biagi, sia ai documenti (ritenuti le bozze della rivendicazione del delitto D'Antona) sequestrati nelle carceri di Latina e Trani ad alcuni degli imputati del processo per la rapina-omicidio in via Prati di Papa.

I timori del governo
Il governo è «grandemente preoccupato» e la preoccupazione è «costante di fronte all'esistenza di una struttura eversiva», anche se le informazioni «non ci danno motivi di preoccupazione superiore a quella che già abbiamo», ha precisato Silvio Berlusconi. Il collegamento fra terroristi dentro il carcere e fuori «è in linea con le ipotesi formulate», ha aggiunto il sottosegretario Alfredo Mantovano.

 

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