ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su La Nazione Venerdì 24 maggio 2002

di Elena Duranti


 

Giuseppe, Domenico e Achille hanno deciso di non nutrirsi


PRATO — Giuseppe, Domenico e Achille hanno deciso di non nutrirsi più. Hanno indetto lo sciopero della fame per riavere «una vita». Si sentono «spremuti come limoni e poi gettati via» da un'apparato statale che «invece che combattere la mafia cerca di eliminare i testimoni di giustizia». I fratelli Verbaro e Achille Vuturo, sono tra i 59 testimoni italiani inseriti nello speciale regime di protezione. Tre «emigranti di Stato» senza più lavoro e senza più famiglia. Giuseppe Verbaro abita a Prato e non ha paura a dire dove risiede. «La 'ndrangheta non ha bisogno di uccidermi tanto sa che prima o poi esasperato mi suiciderò — spiega — Stanno facendoci il vuoto intorno con la connivenza di qualcuno nelle alte sfere». Il fratello Domenico vive in un albergo a 40 km da Roma: «Prendevo un sussidio mensile di appena 438 euro al mese». Dice «prendevo» perché dopo che Giuseppe inscenò un tentativo di darsi fuoco negli uffici della prefettura pratese, a entrambi è stato revocata la protezione. Lo sciopero della fame va avanti proprio per questo.

Il sottosegretario Alfredo Mantovano ha spiegato in un'intervista che la loro vita si svolgeva nel «lusso». Loro rispondono chiedendo un incontro con l'onorevole di An: «L'esilio forzato dagli affetti in una stanza d'hotel anche a Natale, a Capodanno e nei giorni dei compleanni dei figli è tutt'altro che lussuosa per gente che prima di testimoniare contro le cosche lavorava sodo». A Vuturo, invece, il regime di protezione, nonostante tre attentati subiti da parte della Cupola, è stato modificato da scorta a tutela radiocollegata. I tre testimoni di giustizia portano avanti la protesta nell'apparamento assegnato a Verbaro, che è diabetico, in viale della Repubblica. Anche Vuturo ha gravi problemi di salute e se le forze glielo consentiranno andrà a digiunare anche a Roma perché «da 12 anni lo Stato non mi riconosce il trattamento ecomico previsto dalla legge per chi testimonia».

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