ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


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Articolo pubblicato su CORRIERE DEL MEZZOGIORNO
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Domenica 7 marzo 2004

Salvatore Avitabile

 

Porto Cesareo: giù tre villette, ma l'impresa lascia

Aggredito il titolare della ditta: «Rinuncio all'incarico». Assente il sindaco, Mantovano: «Non ci sono sconti per nessuno»


DAL NOSTRO INVIATO

PORTO CESAREO — Lo aveva promesso: «Lo Stato mostrerà i muscoli contro i costruttori abusivi». Era rimasto disgustato dalle immagini-choc del 20 febbraio scorso, quando il proprietario della ditta di demolizione Cosimo Maglio ed il figlio Giuseppe furono aggrediti e mal-menati da alcuni muratori. «Vergognoso, indegno», tuonò il giorno dopo, sulle colonne del Corriere del Mezzogiono il sottosegretario all' Interno Alfredo Mantovano, riferendosi all’esiguo numerto delle forze del l’ordine (4 carabinieri 2 finanzieri ed un vigile urbano) a tutela delle ruspe dei Magno.

Aveva promesso il pugno di ferro. E ieri così èavvenuto. Oltre cento poliziotti e carabinieri hanno consentito alle ruspe dei Magno di demolitre villette ed un muro di recinzione a ridosso delle dune a Torre Castiglione e Torre Lapillo. Mantovano ha voluto personalmente rendersi conto del successo dell’operazione. E per l’occasione con lui a Porto Cesareo c’erano il prefetto Gianfranco Casilli, il questore Francesco Zonno, il colonnello dei carabinieri Sergio Raffa ed il colonnello della Guardia di Finanza, Antonino Maggiore.

Lo Stato si è riappropriato del territorio con un’operazione imponente, ma le ombre non sono mancate. Infatti proprio nel giorno delle ruspe l’imprenditore Cosimo Magno, titolare della ditta incaricata alle demolizioni, è stato vittima di un episodio inquietante. Alle 4.30, con il figlio Giuseppe, si stava recando a Torre Castiglione per coordinare le demolizione quando cinque giovani, a bordo di un’auto, hanno tentato di bioccarlo. Magno è riuscito a scappare ma per paura non si è più recato a Torre Castiglione. L’episodio non è stato denunciato ai carabinieri ma poche ore dopo ha annunciato la sua decisione di rinunciare all’incarico. Troppe minacce ed intimidazioni

Ma le ombre non sono finite qui. Ieri mattina il sindaco di Porto Cesareo, Luigi Fanizza, di Forza Italia, non ha assistito alle demoliziorii. E non era presente nessun amministratore. A rappresentare il Comune c’era solo il responsabile dell’ufficio tecnico, Giovanni Ratta. Fanizza ha seguito le fasi delle demolizioni dal Comune, poi si è recato a Lecce per partecipare ad una riunione dell’Ato. «Abbiamo deciso una linea defilata. Paura? Assolutamente no, la nostra parte l’abbiamo fatta, ora spetta agli altri fare il proprio dovere», ha detto invece l'assesore ai Lavori Pubblici, Luigi Bladi.

A molti l'assenza di Fanizza, però, è apparsa come uno «sgarbo» istituzionale al sottosegretario Mantovano, che nei giorni scorsi aveva accusato Fanizza di provocare un rallentamento delle procedure non consegnando i documenti delle costruzioni abusive alla prefettura.

Il vice di Pisanu ha sottolineato con un sorriso malizioso l’assenza di Fanizza. Un’assenza legata al dissidio con Mantovano? Forse, ma c’è chi dice che, dopo le minacce dei giorni scorsi, gli amministratori - sindaco in testa - avrebbero pensato bene di non farsi vedere sui cantieri. Mantovano, accompagnato dal deputato di An Achille Villani Miglietta, ha lanciato un messaggio ai «palazzinari» abusivi. «Sconti non ce ne saranno più, metteremo a punto un sistema di sicurezza adeguato alle circostanze. Non si tratta di abusivismo di necessità, non si stanno ledendo bisogni essenziali, anche se l’abusivismo di necessità è contro la legge. Si tratta di un abusivismo di seconda o terza casa cheè inammissibile su zone vincplate e non soggette a condono. Non ci sono scuse», ha detto. E ancora: «Non finisce qui perchè a Porto Cesareo le case da demolire sono oltre 200 e altre 600 si trovano nelle altre aree della provincia di Lecce. I sindaci innanzitutto devono collaborare, la prefettura svolgerà un monitoraggio immobile per immobile. Ma una cosa deve essere chiara: non si può continiare a deturpare questo territorio. E chi lo ha fatto provveda per conto suo a demolire le costruzioni abusive prima che arrivino le ruspe incaricate dai municipi e della istituzioni».

Ieri le ruspe hanno colpito il simbolo dell’abusivismo ediizio a Porto Cesareo, la villa con il palo della Telecom a Torre Castigl1one E’ caduta giù come una scatola di cartone. Demolita in pochi secondi. Alla file Salvatore lanne, il pensionato cardiopatico di 60 anni originario di Salice Salentino che dal 12 febbraio si era asserragliato nella villetta («L’ho costruita con i miei risparmi, devono passare sul mio cadavere», aveva detto), è stato costretto ad arrendersi. I poliziotti lo hanno preso di peso e portato via. Si è sentito male, in ambulanza è stato trasportato nell’ospedale di Copertino dove è rimasto per tutta la mattinata in osservazione. Poi è tornato a casa, nella sua Salice Salentino. Stessa sorte anche la villetta adiacente, quella di Salvatore Pindinelli, anch’egli di Salice. «A 5 anni mio padre mi portava a Porto Cesareo, oggi gli scempi sono sotto gli occhi di tutti - ha concluso Mantovano - A lanne auguro 120 anni di vita ma non in una casa abusiva». Al prossimo blitz, dunque.

 

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