ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su CORRIERE DEL MEZZOGIORNO
(Sezione: LECCE    Pag.  5 )
Domenica 14 marzo 2004

Salvatore AvitabiIe

A demolizioni ferme è forte il rischio di una ripresa degli abusi. Le aree interessate dall' azione delle ruspe sono state ripulite dai detriti

 

 «Fanizza: Stop alle ruspe? Io non c'entro»

Il sindaco di Porto Cesareo: «Ho fatto il mio dovere». Legambiente: non può fermarsi ora


 

DAL NOSTRO INVIATO

PORTO CESAREO La casa abusiva che aveva «ingoiato» il palo della Telecom non c'è più. Sette giorni fa le ruspe della ditta «Magno» di Leverano, scortate da oltre cento esponenti delle forze dell'ordine, l'hanno rasa al suolo in pochi istanti. Quella casa, costruita contro le regole da un pensionato cardiopatico di Salice Salentino che aveva investito tutti i suoi risparmi (35mila euro), è caduta giù come una scatola di cartone. Ieri, a sette giorni dal blitz, a Torre Castiglione non c'era più nulla. Le ruspe hanno ricopertO l'area con terrIccio fresco, le macerie sono state portate via e non c'è neanche la minima di traccia di quella casa che in questi ultimi mesi era stata indicata come il simbolo dell'abusivismo edilizio a Porto Cesareo.

In termini burocratici vuoI dire: ripristinato lo stato dei luoghi. E lo stesso è avvenuto nelle aree delle altre cinque abitazioni abusive demolite a Torre Lapillo e Riva degli Angeli. Lo Stato ha mostrato i muscoli, il pugno di ferro è servito per ripristinare la legalità. Ma a sette giorni da quel blitz Porto Cesareo vive quasi in un limbo. Di ruspe neanche l'ombra, le demolizioni sono ferme perché il sindaco Luigi Fanizza non ha ancora consegnato al prefetto di Lecce, Gianfranco Casilli, la documentazione delle altre dieci costruzioni abusive perle quali c'è già il «nulla osta» della Procura della Repubblica di Lecce. A sette giorni dal blitz che ha stordito Porto Cesareo, tutto sembra tornato come prima.

Ieri, complice anche la bella giornata primaverile, TorRe Lapillo, Torre Castiglione e Riva degli Angeli, le località maggiormente colpite dale l'aggressione dell'abusivismo edilizio, tanti sono stati i salentini che hanno aperto le loro case al mare, forse impauriti per il pugno di ferro che lo Stato può adottare nei confronti di chi ancora oggi continua a costruire abusivamente, quasi come se volessero difendere i lori «tesori» nati con nel segno dell'illegalità. Salvatore Ianne, il proprietario della casa con il palo della Telecom, è certo che a Porto Cesareo altre demolizioni non ci saranno. Sarà di certo smentito, ne siamo certi. Il 22 marzo in prefettura il sindaco Luigi Fanizza, che voglia o no, dovrà portare i documenti necessari per riprendere le demolizioni.

Non si aspetterà aprile, entro la fine di marzo altri interventi dovranno essere eseguiti. C'è un impegno di un esponente di governo, come il sottosegretario all'Interno Alfredo Mantovano, per il quale le demolizioni di Porto Cesareo sono diventate un «punto d'onore irrinunciabile». E ieri a Porto Cesareo abbiamo accertato che, se non dovessero ricominciare I subito le demolizioni, il rischio di impunità per gli abusivi e la ripresa dell'attività edilizia sono molto forti. A poche decine di metri dalla zona dove sorgeva la casa di Salvatore Ianne, infatti, c'è una villetta allo stato rustico e senza infissi dove ci sono chiari segni di attività edilizia in corso. Gli operai non c'erano, si sa in questi casi lavorano di notte per evitare di essere sorpresi dalle forze dell'ordine. Ma i segni sono evidenti: il terreno, i mattoni anche imballati, le pale. Si lavora ancora a Porto Cesareo, anche se il sindaco dice il contrario. E i muratori abusivi, non vedendo all'opera le ruspe, potrebbero di nuovo impadronirsi del territorio.

All'orrizzonte c'è anche un altro rischio. E' in arrivo l'estate, tra circa un mese e mezzo Porto Cesareo verrà presa d'assalto dai vacanzieri. Molte case abusive si trovano in queste vie individuate con i numeri (il Comune sta pensando alla toponomastica e presto le circa mille strade nate con l'abusivismo edilizio avranno un nome) accanto a ville condonate e non, abitante da anni dai villeggianti. Residenze a pochi passi dal mare, immerse nel verde, che hanno sbancato le dune. Uno scempio senza precedenti, alimentato nel corso degli anni per le responsabilità degli amministratori che hanno preceduto Luigi Fanizza i quali non hanno mai applicato una norma della legge sul primo condono edilizio, la 47/85, che consentiva al sindaco di disporre subito la demolizione delle case i cui lavori erano appena cominciati. Ma quella legge non è stata mai applicata.


    

 

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