ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


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Articolo pubblicato su IL MESSAGGERO
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Lunedì 28 Novembre 2005

UGO CUBEDDU

IL RICOVERO IN RIANIMAZIONE  

  Pena sospesa a Sofri? Coro di sì

E’ ancora grave, ore d’ansia per la famiglia. Il mondo politico s’interroga


 

dal nostro inviato

PISA - E’ ancora grave, le sue condizioni sono stazionarie. In rianimazione, all’ospedale Santa Chiara, viene tenuto sedato e gli vengono somministrate dosi importanti di antibiotici. Non c’è che aspettare quindi, non si può fare altro. Come fanno i figli Nicola e Luca, la ex moglie Alessandra, la sua attuale compagna Randy e gli amici più stretti. Ma anche quelli che sono venuti qui per parlare con la famiglia (nessuno può vederlo, sia per il suo stato, sia perchè c’è una precisa proibizione delle autorità carcerarie), per portare una testimonianza di affetto, come Marco Pannella, Giuliano Ferrara o Enrico Boselli. E che sperano tutti che qualcosa d’ora in poi davvero si muova verso quella grazia così difficile da ottenere.

Già comunque un primo passo potrebbe tecnicamente realizzarsi, e cioè la sospensione della pena. Lo spiega Franco Corleone, ex sottosegretario e oggi garante dei diritti dei detenuti di Firenze: «In questi casi la richiesta può essere una misura d'ufficio che viene presa dal medico del carcere sulla base della documentazione fornita dall'ospedale, in questo caso del Santa Chiara dove Sofri è ricoverato. La motivazione sarebbe la incompatibilità con la detenzione date le condizioni di salute e verrà passata al magistrato di sorveglianza che poi dovrà decidere».

Una misura comunque temporanea, dato che la sospensione varrebbe solo fino a quando Sofri non si sarà completamente rimesso e comunque assolutamente non scontata, visto l’inevitabile parallelo con la situazione di Ovidio Bompressi: pur gravemente malato ha dovuto restare in carcere mesi, prima di poter avere la sospensione, peraltro revocabile in ogni momento. Quindi di fatto un po’ tutti - specie i politici - si trovano di fronte alla necessità (anche appunto squisitamente politica, dato il momento) di affrontare definitivamente il problema: chiudere il capitolo degli anni di piombo con la grazia oppure, come chiedono alcuni, lasciare che Sofri sconti la pena. Accanto alle ormai tante voci favorevoli, quelle compatte della sinistra, ma anche quelle di esponenti di destra (si va dal Sottosegretario all’Interno Alfredo Mantovano al Viceministro Adolfo Urso, a Maurizio Gasparri, dell’esecutivo di An, al ministro per la Comunicazione Mario Landolfi o al ministro della Sanità Francesco Sorace), c’è il silenzio del ministro Castelli e le voci contrarie come quella scontata di Roberto Calderoli, coordinatore della Lega.

Sapendo anche tutti che la decisione dovrà venire dal mondo politico, perchè in ogni caso non sarà lui, Adriano Sofri, a chiederla, la grazia. Pur essendo perfettamente consapevole che quel lavoro che svolge nella biblioteca della Normale di Pisa, non è libertà di nessun tipo, come non lo è il suo impegno come opinionista. Perchè la sera alle sette, quando deve tornare in carcere, quella illusione di libertà - ammesso che ci sia - scompare, cancellata dalla vita difficile dietro le sbarre. E forse quello che gli è successo è la spia di un altro suo profondo malessere. Lo ha fatto capire lo stesso Pannella quando ha detto «aspetto che esca per poterlo prendere a sberle perchè non si è curato prima» e lui stesso, Sofri, lo sa fin troppo bene. Si è lasciato andare, ha lasciato perdere. Il conto è arrivato tre giorni fa.


    

 

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