ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


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Articolo pubblicato su IL MESSAGGERO
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Mercoledì 1 Febbraio 2006

di MARIO STANGANELLI

  

 Scontro tra maggioranza e opposizione sulle interruzioni di gravidanza


 

ROMA - Con il voto della sola maggioranza la commissione Affari sociali della Camera ha approvato il documento conclusivo dell’indagine conoscitiva sull’applicazione della legge sull’aborto. L’opposizione, al momento del voto, ha abbandonato l’aula per «rimarcare al massimo le distanze da un’iniziativa pericolosa e inutile». La proposta di maggior rilevo, ma anche la più contestata, contenuta nel documento è quella che suggerisce - naturalmente al Parlamento che verrà eletto il 9 aprile - di concedere incentivi alle associazioni di volontariato per favorirne la collaborazione con i consultori per ridurre il ricorso alle interruzioni volontarie della gravidanza. Il documento, peraltro, rileva che gli aborti sono calati di quasi il 42% dal 1982, passando da un picco, in quell’anno, di 234 mila casi ai 132 mila del 2003. L’indagine suggerisce inoltre l’aumento del numero dei consultori; corsi di educazione sessuale nelle scuole promossi dalle Regioni; un monitoraggio più accurato che tenga conto anche dei motivi per i quali si ricorre all’intervento.

Sul documento hanno sparato a zero tutte le parlamentari di opposizione della commissione. Anche di convinzioni cattoliche come Rosi Bindi, che ha definito l’indagine «pericolosa, perché fatta con intenti ideologici e strumentali allo scopo di coprire il fallimento delle politiche per la famiglia di questo governo. Inutile, perché non si fa un’indagine in tre settimane soprattutto su una legge che viene costantemente monitorata dai ministeri della Giustizia e della Salute. Inutilità dimostrata anche dal documento finale».

Per la verde Luana Zanella, con questo documento, «la destra ha gettato la maschera: ora è chiaro che hanno voluto lo show dell’indagine parlamentare per dare soldi ai loro amici del volontariato antiaborto». La diessina Livia Turco accusa: «Hanno giocato sulla pelle delle donne tentando di mettere in discussione la 194, ma l’indagine si è rivelata un boomerang perché ha dimostrato che la legge funziona. Storace si dia dunque una calmata». Il ministro della Salute, che ha appena firmato il decreto per la limitazione delle importazioni della pillola RU486 per l’aborto farmacologico, ribatte invece che dall’indagine viene «l’ottima proposta di affiancare ai consultori le organizzazioni di volontariato. Proposta che va nella direzione di rafforzare il primato della prevenzione». Anche il Consiglio permanente della Conferenza episcopale attacca la legge 194 affermando che «resta grave nel nostro Paese il problema della soppressione diretta di vite innocenti tramite l’aborto a cui, a volte, si ricorre con leggerezza». Mentre, per l’Udc, che è stata la promotrice dell’indagine parlamentare, il capogruppo di Montecitorio, Luca Volontè sostiene che «gli oppositori della commissione d’indagine, se avessero un po’ di pudore dovrebbero fare almeno un passo indietro e riconoscere che i nostri timori sulla mancata applicazione delle 194 erano fondati». Al contrario il leader dello Sdi Enrico Boselli si dice preoccupato «dall’insidioso tentativo in atto di scardinare dall’interno la legge sull’aborto». Contro di essa - osserva l’esponente della Rosa nel pugno - «si è mobilitata la Cei spalleggiata dai settori politici più oscurantisti del nostro Paese». Boselli, in particolare, vede nella proposta della commissione di indagine di rafforzare i consultori con l’apporto del volontariato «il tentativo di rimettere indietro le lancette dell’orologio».

Altre polemiche su questo terreno si sono accese dopo la dichiarazione di Romano Prodi, secondo la quale quello della pillola RU486 «è un problema di tecnica sanitaria e la parola va data alla scienza». «Parole gravi», quelle del leader dell’Unione secondo il sottosegretario all’Interno, Alfredo Mantovano, perché «le modalità di somministrazione della RU486 pongono seri problemi di compatibilità con la legge 194 e quindi non sono semplice ”tecnica sanitaria“. L’esponente di An afferma inoltre che, «dove la pillola abortiva è stata diffusa, ha provocato danni consistenti alla salute di chi l’ha assunta». Le stesse parole di Prodi, per l’udc Luca Volontè, sono la prova che il Professore «si sta vendendo mani e piedi alle forze più laiciste della sua coalizione».


    

 

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