ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su IL MESSAGGERO
(Sezione:        Pag.     )
Martedì 15 Novembre 2005

di PAOLO POGGIO

Il S.Filippo Neri vorrebbe l’autorizzazione per sperimentare la Ru 486 dopo il braccio di ferro in altre città italiane  

 Pillola abortiva, il caso arriva nella Capitale

Storace: gara per non far fare figli. L’ospedale romano: l’abbiamo chiesto qualche anno fa


 

ROMA - Piemonte, Lombardia, Toscana, Umbria, Liguria e alla fine anche Roma. Uno dei più grandi ospedali della Capi tale, il San Filippo Neri, si è aggiunto alla lista delle strutture sanitarie in attesa di poter sperimentare la pillola abortiva. Una richiesta resa pubblica solo ieri, ma in realtà non nuova. I documenti sarebbero partiti dall’ospedale romano addirittura quando governatore della Regione era proprio l’attuale Ministro della Salute. A chiarirlo è l’Assessore alla Sanità del Lazio, Augusto Battaglia: «Da quando è in carica la giunta Marazzo non è partita alcuna richiesta di sperimentazione, ma stiamo seguendo l'iter della domanda presentata dal San Filippo e siamo in attesa di risposta».

E così quella che ieri il Ministro Storace ha definito una «corsa alla sperimentazione», sembra, almeno per il momento, non volersi arrestare . Il «caso romano» si arricchisce dunque di un giallo: chi autorizzò la domanda del San Filippo Neri per la sperimentazione della pillola abortiva?

Una risposta è forse nelle dichiarazioni dell’ex Assessore alla Sanità della Regione Lazio, Marco Verzaschi, recentemente passato da Forza Italia all’Udeur. «Spero che nel Lazio l a giunta Marazzo non voglia negare alle donne la sperimentazione di un mezzo che rende meno tarumatico un evento drammatico come l’aborto».

Dall’ospedale romano, riconosciuto dal 1994 come struttura sanitaria di rilievo nazionale, si evita qualsiasi polemica. «Ho ripreso un discorso che era stato portato avanti da due ginecologhe che si occupavano di questa problematica - ha detto il direttore generale Adolfo Pipino - ma la domanda per la sperimentazione era stata avanzata qualche anno fa».

Prima ancora che a Roma scoppiasse il caso «San Filippo», il Ministro della Salute aveva lanciato un appello a tutte le giunte regionali: «Viviamo in una stagione in cui c’è una legge finanziaria che si pone il problema di aiutare le famiglie a fare figli, mentre dall’altra parte c’è una gara fra le Regioni per non far mettere al mondo i figli».

Storace vuole vederci chiaro sulla pillola Ru486 e chiede di verificare se l’aborto farmacologico sia meno invasivo di quello chirurgico. «Non vorrei - dice il titolare del dicastero della Salute - che la pillola abortiva si trasformasse in un metodo contraccettivo». A sollecitare la sperimentazione della pillola abortiva è invece l’associazione di consumatori Aduc secondo cui l'attuazione dell'art.15 della legge 194 del 1978, prevede l'aggiornamento delle tecniche e l'acquisizione di metodi sempre meno invasivi, la possibilità di ridurre il rischio del ricorso alla chirurgia e la riduzione degli aborti clandestini. Ma a proposito della legge sull’aborto, il Ministro della Salute ha rimarcato la volontà di «attivare, e non stravolgere, la 194» e di avere pertanto incaricato l' ufficio legislativo del ministero di studiare se vi siano state carenze nell' applicazione di quella parte della legge riguardante la prevenzione. Tra le strade che Storace ha annunciato di voler percorrere, c’è quella di rivedere i questionari affidati alle Asl e la revisione delle schede relative all' attività dei consultori. «I consultori - si chiede Storace - agiscono per prevenire o per favorire l' aborto?».

«La Relazione sull'attuazione della legge 194 che il ministro ha presentato in Parlamento con otto mesi di ritardo - risponde il segretario dei Radicali Italiani Daniele Capezzone - contiene cifre impressionanti: in Basilicata l'83,3% dei ginecologi è obiettore, in Veneto l'80,5 nelle Marche il 78, 4 in Puglia il 76,8; ciò significa che, a 37 anni dalla legalizzazione dell'aborto, per milioni di donne italiane la possibilità di scegliere liberamente l'interruzione di gravidanza è puramente teorica». A difendere il Ministro Storace, soprattutto dopo la proposta di inviare nei consultori volontari anti-abortisti, è il sottosegretraio all’interno Mantovano. «Chi critica Storace -dice Mantovano- è contro la 194».


    

 

vedi i precedenti interventi