ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su IL MESSAGGERO
(Sezione:    Pag.     )
Giovedì 6 Febbraio 2003

di LORENZO CALO’

LA CELLULA ISLAMICA DI NAPOLI

Mantovano: «Li abbiamo fermati in tempo»

Il ministro si complimenta con la Polizia mentre l’inchiesta si concentra su 3 o 4 degli arrestati


NAPOLI - Nessun incidente diplomatico con le autorità pakistane per l'arresto dei presunti terroristi bloccati venerdì scorso. Oggi è atteso l'ambasciatore di Islamabad che farà visita in carcere agli immigrati arrestati. Tensione dunque stemperata mentre da parte del governo italiano è giunto l'apprezzamento per i nostri apparati di intelligence e la conferma che il nostro Paese resta nel mirino di eventuali attacchi. «L'Italia è in prima linea nella lotta al terrorismo e non è certamente un caso che il lavoro della nostre forze dell'ordine abbia dato risultati e venga apprezzato all'estero, a cominciare dagli Stati Uniti. Grazie a Dio e al lavoro delle nostre forze dell'ordine, siamo riusciti a intervenire prima che si verificassero episodi terroristici». Lo ha affermato il sottosegretario all'Interno Alfredo Mantovano che ha confermato la «massima attenzione da parte del governo: la vigilanza è altissima e non verrà abbassata».

E mentre in città si sono rafforzati i pattugliamenti e i posti di blocco da parte di polizia e carabinieri, sul fronte investigativo - dopo la convalida dei fermi per i 28 pakistani bloccati a Forcella - l'inchiesta ha imboccato una strada diversa: le indagini si stanno concentrando su un numero ridotto degli extracomunitari finiti in carcere con l'accusa di far parte di una cellula islamica: tre o forse quattro.

Al vaglio del procuratore aggiunto Franco Roberti, coordinatore dell'antiterrorismo, e dei sostituti Giuseppe Narducci e Sergio Zeuli, le agende sequestrate nel corso del blitz e l'attenta verifica dei numeri di telefono recuperati nella casa di vico Pace al rione Forcella insieme con l'esplosivo e le carte topografiche con i presunti obiettivi di attentati.

«Ma occorreranno almeno sei mesi», si lasciano sfuggire alcuni investigatori. La difficoltà maggiore consiste nella traduzione delle intercettazioni e nell'interpretazione delle annotazioni in lingua araba riscontrate a margine delle mappe e dei documenti sequestrati insieme all'esplosivo nel corso del blitz della scorsa settimana. Altri riscontri investigativi riguardano le verifiche sui documenti di identità forniti dagli indagati (strana la coincidenza notata dal gip e riportata nel testo dell'ordinanza di custodia cautelare, secondo cui ben undici dei pachistani arrestati risultano nati il primo gennaio). Fissato per domani il nuovo round di interrogatori nel carcere di Secondigliano mentre oggi lo stesso gip ascolterà di nuovo gli indagati che domenica furono interrogati dai suoi colleghi Bruno Gazulli e Giuseppe De Carolis al fine di evitare la scarcerazione per scadenza dei termini.


 

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