ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su Il Messaggero Domenica 28 aprile 2002



 

«Criminali e no global liberi e in galera ci vanno gli agenti»


ROMA - Alfredo Mantovano, il contro-girotondo dei poliziotti in manette attorno alla questura di Napoli è stato o no il simbolo di uno scontro istituzionale difficilmente sanabile?
«E’ simbolo di un’inquietudine di rilievo nazionale. Certo, i poliziotti non volevano impedire gli arresti dei colleghi, ma sono esasperati. Sono quelli che in una città come Napoli lavorano, e rischiano, sul fronte del crimine organizzato. Poi, le richieste di arresto dei camorristi giacciono sulle scrivanie dei magistrati e in carcere i finiscono loro. Che devono pensare? Che sono più considerate le frange no global responsabili dello sfascio del 17 marzo dell’anno scorso, impunite».

Quel 17 marzo è stato il giorno dei pestaggi: non bisognava indagare?
«E’ stato il giorno delle aggressioni, alla polizia. Bisognava indagare, anche se sono perplesso su un’indagine nata da denunce via Internet. Ed erano necessari gli arresti un anno dopo? La questione è di metodo, e di merito».

Anche lei, che è magistrato, spara sulla procura di Napoli?
«Macché. La magistratura è articolata in tutti i suoi gradi, anche dal punto di vista delle ideologie. Spero che le forti divisioni interne tra i magistrati di Napoli, di cui si sta occupando il Csm, non siano state un pretesto per giocare di sponda...».

Intanto, il conflitto divampato tra pezzi di Stato è circolare e coinvolge procura, questura, viminale, governo e magistratura gli uni contro gli altri....
«Da parte del viminale c’è tutta la solidarietà ai poliziotti. Sono totalmente d’accordo con Scajola e Fini: il governo è con voi, non vi spariamo dietro ma questo non vuol dire che se avete sfasciato il naso a qualcuno avete fatto bene. E poi guardiamo il fronte politico, è molto apprezzabile anche la posizione dei Ds».

Prima Napoli e poi Genova, anche adesso. Sono ancora in corso le indagini sui pestaggi durante il G8. Vi aspettate un’altra retata di poliziotti? .
«Credo che si debba fare riferimento al codice e al buon senso. Non ci possiamo sostituire alla magistratura che deve lavorare in piena autonomia e tra l’altro non ci sono due gip che la pensino allo stesso modo. Mi ricordo gli arresti dei no global di Genova, non convalidati. E la Cassazione quando ha detto che erano provvedimenti fondati».

I sindacati di polizia sono insorti con manifestazioni in tutta Italia e la richiesta di nuove regole per l’ordine pubblico. Dopo lo choc napoletano, chi andrà in piazza come ci andrà?
«Con freddezza e professionalità. Come durante tutte le manifestazioni dal G8 in poi. E’ chiaro che la guerriglia non paga. Serve il buon senso da tutte le parti. Poi c’è il versante giudiziario. Vedremo nei prossimi giorni cosa deciderà il tribunale del riesame». Un Viminale sotto tiro da un anno si sarà pure chiesto come e perché è cominciata questa crisi che sembra un precipizio.... «Napoli, e Genova con tutte le conseguenze, poi l’11 settembre e la cappa del terrorismo, l’omicidio Biagi e la gestione costante del contrasto al crimine organizzato. Tutto ciò oltrepassa i confini del Viminale ma giustifica anche qualche tensione». Il governo Blair vuole privatizzare una parte della polizia nei settori delle perquisizioni e degli interrogatori. C’è già un piano del ministero dell’interno. Lo ha letto? «No, ma in Italia la questione non si pone. La privatizzazione va bene per alcuni servizi, come la sorveglianza negli aeroporti. Per il resto, ci sono compiti istituzionali non delegabili che richiedono una piena assunzione di responsabilità».


 

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