ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


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Articolo pubblicato su IL MESSAGGERO
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Sabato 26 Febbraio 2005

di MARIO AJELLO

  

 

 Referendum, scontro sull’astensione

Pera: è una scelta laica. Insorgono i promotori. D’Alema: votare è democrazia  


 

ROMA Lo scontro sull’astensionismo divampa. Non proprio improvviso, anzi prevedibilissimo, ma molto acceso. Anche perché piomba, a proposito dei referendum sulla procreazione, la presa di posizione del presidente del Senato, Macello Pera. Il filosofo popperiano, l’intellettuale di matrice empirista che ultimamente pubblica libri insieme al cardinale Ratzinger («Senza radici»), viene coccolato dal quotidiano dei vescovi «Avvenire», trova continue consonanze con Ruini e cerca «nelle radici cristiane il fondamento di una comune cultura civile», ieri ha fatto una grande apertura ”laica” alle ragioni del fronte astensionista. Così: «Sono assolutamente convinto che la posizione di astensione assunta dal gruppo di ”Liberal” sia perfettamente coerente con l'affermazione, da me più volte ribadita, che la fede cristiana possa essere diffusa a livello civile e diventare un costume senza dover passare necessariamente attraverso gerarchie». Insomma non voto non come scelta integralista o confessionale, ma come opzione compatibile - secondo Pera nella trasmissione «Telecamere» - con la cultura liberale e non vaticana.

«Ci sono talvolta - incalza il popperiano fautore dell’incontro fra fede e ragione - delle incomprensioni da parte della cultura laica che ha pensato di essere una cultura anticristiana o anticattolica. Ma così non è: i principali valori della cultura laica, ma soprattutto di quella laico-liberale, sono valori cristiani». E c’era quasi da aspettarsi questo Pera ”astensionista”. E’ il Pera che scrive, per esempio nel libro con Ratzinger, che «la sofferenza dell’Occidente ha un nome e questo nome è relativismo» o che l’Europa d’oggi «è un’Europa nella quale il vero non esiste più, la missione del vero viene considerata fondamentalismo e la stessa affermazione del vero fa paura e solleva timori».

Dunque crisitanesimo e cattolicità fanno paura, e Pera - sia pure con toni felpati - invita a sostenerli anche aiutando il fronte anti-fecondazione. Ma subito i radicali vanno all’attacco. Daniele Capezzone: «Pera smetta di fare lo scatenato militante fazioso. Ai presidenti delle Camere spetta di rappresentare tutti e non di fare comizi e di assumere posizioni partigiane». E i Verdi, con la De Petris e con altri: «Pera sta istigando gli italiani a boicottare le urne». Ed è una indiretta risposta a Pera, in questo scontro fra astensionisti e partecipazionisti, la prima decisione del nuovo consiglio nazionale dei Ds che impegna il partito a fare propaganda per il «sì» nei quesiti referendari. L’ordine del giorno presentato da Lamberto Turci, è stato illustrato da Massimo D’Alema. Il quale annuncia che «il referendum è una grande occasione democratica», chiede al governo che si svolga entro maggio e critica la campagna astensionista allestita dall’esecutivo. E, a questo punto, anche dal laico Pera. Difeso da Forza Italia, con Giro: «L'attacco a Pera è il riflesso condizionato del laicismo anticristiano». E da An, con Pedrizzi («Deliranti le accuse a Pera») e soprattutto con l’ultracattolico Mantovano: «Non si può togliere al presidente del Senato il diritto di parlare».

Intanto il governo - accusano i Turci e Del Pennino, del Comitato promotore dei referendum - «non ha ancora stabilito una data certa per la consultazione. Non vorremmo che, in questo, abbia contribuito la presa di posizione della seconda carica dello Stato. Che è grave e inammissibile». Almeno per chi non ammette che possano esistere, anche al vertice delle istituzioni, gli ”atei devoti” in lotta contro il nichilismo occidentale annidato perfino nelle cabine elettorali.


    

 

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