ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su IL MESSAGGERO
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Martedì 25 Gennaio 2005

 

LE REAZIONI  

 

 Tassone: ma così c’è meno sicurezza

Pezzella (An): mortalità ridotta. Bersani (Ds): un articolo irragionevole  


 

ROMA - «Per garantire diritti generali e formali, si inficia il diritto alla sicurezza e, conseguentemente alla vita»: è il commento del viceministro ai Trasporti, Mario Tassone, alla decisione della Corte Costituzionale. «Rispetto la decisione della Consulta - ha aggiunto Tassone - ma resto molto perplesso. Il ragionamento che si era fatto anche nelle aule parlamentari - ha detto Tassone - è che il proprietario dell'automobile deve essere consapevole della persona alla quale affida il suo veicolo. La filosofia del Governo e del Parlamento era quella di una sicurezza stringente, nella valutazione che l'automobile può, per certi versi, essere assimilata a un'arma e, come tale, non può essere lasciata incustodita. Ribadisco il massimo rispetto alla sentenza della Corte Costituzionale - ha concluso Tassone - ma non la condivido».

E Antonio Pezzella, relatore della legge sulla patente a punti, rincara la dose affermando che la sentenza «inficia il lavoro fatto dal Parlamento che doveva servire ad abbattere l’altissima sinistrosità del nostro Paese, con i circa 7000 morti all’anno prima dell’introduzione della patente a punti». Anche Sicurstrada, il centro europeo della prevenzione e della sicurezza per la strada, ritiene che la sentenza della Consulta metterà in discussione l’efficacia della patente a punti «dal momento che il deterrente maggiore alle infrazioni al codice della strada era proprio la sottrazione di punti». «Ora per poter decurtare punti sarà necessario fermare e identificare il guidatore - ha spiegato Sandro Vedovi, segretario generale di Sicurstrada - Attualmente il 90 per cento delle infrazioni viene rilevato a distanza. D’ora in poi diverrà ancora più importante puntare sulla vigilanza con l’aumento delle pattuglie in servizio».

Plaude l’opposizione alla decisione della Corte costituzionale. Ha commentato Pierluigi Bersani, responsabile economico dei Ds: «Ancora una volta, se il Governo avesse avuto l’umiltà di ascoltare l’opposizione, avrebbe evitato una cattiva figura. Nel dibattito parlamentare - ha ricordato Bersani - definimmo testualmente “irragionevole” che un proprietario di auto non identificato come trasgressore dovesse perdere punti sulla sua patente». Dello stesso parere Giuliano Pisapia (Prc): «La norma dichiarata incostituzionale - ha detto - non solo violava il principio di eguaglianza sancito dalla Costituzione, in quanto sanzionava in maniera eguale situazioni tra loro differenti, ma si poneva in contrasto anche con il principio di ragionevolezza».

Il sottosegretario all’Interno, Alfredo Mantovano, è invece assai critico e domanda: «Nella gerarchia dei beni costituzionalmente rilevanti, che fonda ogni giudizio di bilanciamento da parte della Corte, la vita e la salute non sono più importanti della rigorosa formale correttezza di un procedimento amministrativo? Ora - prosegue - l’intervento della Consulta sposta l’onere della prova dell’automobilista alle Forze di Polizia, che vengono gravate di un accertamento tutt’altro che semplice». Anche il ministro Maurizio Gasparri batte sullo stesso tasto: «La Corte costituzionale - dice - sembra avere più a cuore le interpretazioni giuridiche che la sicurezza delle persone. Questa sentenza rappresenta una riduzione della tutela dell’incolumità delle persone».


    

 

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