ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


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Articolo pubblicato su IL MESSAGGERO
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Martedì 22 Marzo 2005

di CARLO MERCURI

  

 

 Un carcere per drogati, proteste

Castelli e Giovanardi inaugurano centro modello, scoppiano i tafferugli  


 

ROMA - Per il ministro Castelli è «il fiore all’occhiello dell’amministrazione penitenziaria». Per l’opposizione parlamentare è, variamente, «un pericoloso precedente», «un manifesto elettorale», «un progetto ambiguo».

Stiamo parlando del nuovo carcere di Castelfranco Emilia (Modena), anzi per meglio dire, della prima casa italiana di reclusione a custodia attenuata per detenuti tossicodipendenti, una struttura che è stata inaugurata ieri dai ministri Castelli e Giovanardi e che diverrà pienamente operativa a partire dal 1 aprile. Che cos’è questo carcere “specializzato” e in che cosa differisce dagli altri? Lo spiega il sottosegretario all’Interno, Alfredo Mantovano: «Quest’Istituto - dice - è il primo in Italia dedicato esclusivamente a condannati tossicodipendenti: a persone, cioè, che hanno ricevuto una pena significativa non a causa della loro dipendenza ma per aver commesso reati, anche gravi. Tali persone hanno però, per la peculiare situazione personale, necessità di spazi e di recupero diverse da quelle che può offrire un carcere ordinario. La nuova casa di reclusione - continua - offre aule, laboratori, una falegnameria, una lavanderia, 23 ettari di terreno, 4 serre con produzioni di qualità, da vendere all’esterno, e quindi concrete ipotesi di reinserimento per il detenuto». Il ministro Castelli ha escluso che sarà la comunità di San Patrignano a gestire il nuovo carcere: «San Patrignano - ha detto - è una delle tante organizzazioni di volontariato contattata, che ha risposto sollecitamente. Ma non si è mai pensato che dovesse gestire la struttura di Castelfranco. Tutto è gestito dal Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria, con la collaborazione di chi vorrà farlo.

Ma sotto la responsabilità del Dap. Non possiamo, infatti, dare in gestione un nostro Istituto a una struttura privatistica, ancorché meritoria». Quindi le polemiche scaturite sono, sia per Castelli che per Giovanardi, frutto di «una precisa e scientifica disinformazione».

A dire la verità, a tenere banco ieri sono state le proteste più delle polemiche; autentici sit-in con tanto di manifestanti e di denunciati in due parti diverse della Penisola, a Castelfranco e a Roma. Nella cittadina emiliana, sede del nuovo carcere, duecento manifestanti hanno bloccato per due ore la via Emilia, lanciando anche alcuni fumogeni. A Roma la protesta si è svolta in via Arenula, davanti al ministero della Giustizia. Rappresentanti di associazioni antiproibizioniste ed elementi dei Verdi, Prc e Cgil hanno manifestato travestiti da detenuti. «Noi non vogliamo che i tossicodipendenti vadano in carcere - ha detto Franco Corleone, del Forum Droghe - Castelli, Giovanardi, Fini e Mantovano vogliono una legge che porterà decine di migliaia di persone in carcere. Sicuramente se ne vergognano e non dicono perciò che la struttura di Castelfranco è un carcere, limitandosi a definirla “una comunità”». Venti “no global” sono riusciti ad occupare gli uffici del Dipartimento nazionale antidroga e sono stati denunciati per manifestazione non autorizzata.

Il Coordinamento nazionale delle Comunità d’accoglienza si è detto perplesso di fronte al “modello Castelfranco”. Secondo il Cnca ciò che preoccupa «è la proposta di trasformazione dell’educatore in guardia carceraria». Il senatore della Margherita Mario Cavallaro invece chiede: «Quali saranno i trattamenti e le terapie somministrate ai tossicodipendenti?».


    

 

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