ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su IL MESSAGGERO
(Sezione:  Interni   Pag.     )
Lunedì 19 Maggio 2003

di MARCO CONTI

 

 

Niente Lodo, riparte l’immunità

La tentazione del Cavaliere: tenere alto lo scontro e spingere sulle “garanzie"


 

ROMA - Niente Lodo-Maccanico. Meglio affrontare il processo tirando per qualche altra settimana il braccio di ferro con i giudici di Milano, in modo da far respirare al Paese sino in fondo quello che dentro Forza Italia non esitano a definire «accanimento giudiziario» frutto della «volontà eversiva di un gruppo di giudici politicizzati». Insieme al braccio di ferro riavviare il dibattito per le reintroduzione di un principio di immunità parlamentare che non dovrà essere uguale a quello abrogato nel ’93 in modo da non dispiacere gli alleati e da collegarlo ad altre riforme costituzionali che riguarderanno sempre il tema giustizia.

Lo scenario da brivido che nelle ultime ore sembra prendere quota tra i più stretti collaboratori del premier è da scontro frontale, prima di una mediazione che servirà a mettere d’accordo le esigenze del premier con quelle degli alleati e delle più alte cariche istituzionali. Secondo l’ala dura e intransigente, che nelle ultime settimane ha preso il sopravvento sulla componente trattativista che aveva guidato sinora le mosse del premier sui temi della giustizia, il presidente del Consiglio dovrebbe accettare i tempi del processo continuando ad ingaggiare personalmente con la magistratura il già durissimo braccio di ferro.

Accantonato il lodo-Maccanico che non risolverebbe appieno tutti i problemi e che nel percorso parlamentare rischia di fare la fine della legge Cirami, almeno nella parte che riguarda la possibile estensione ai coimputati, non resta che la strada del ripristino delle garanzie di immunità per i parlamentari per tutta la durata del mandato.

Anche se il percorso non sarà semplice vista anche la natura costituzionale della legge, Berlusconi ha intenzione di percorrerlo sino in fondo spiegando agli alleati che a suo tempo si batterono per l’abolizione del principio, che i tempi sono cambiati e che la situazione è tale che occorre anche sfidare un’opinione pubblica che fatica a comprendere. Dalla Lega di Umberto Bossi Berlusconi ha già ottenuto il via libera. Il premier è convinto di superare le resistenze di An e qualche dubbio che serpeggia anche nell’Udc attraverso una formulazione che non ricalchi completamente il testo cassato nel ’93.

Inoltre il presidente del Consiglio è certo di poter incassare dagli altri componenti la "Casa delle Libertà" quell’atto di fedeltà che sinora a suo dire è in buona parte mancato. Infatti Berlusconi rimprovera agli alleati di non schierarsi apertamente contro l’attacco che la sinistra, attraverso l’uso politico della giustizia, sta portando al governo e alla maggioranza. L’attacco di ieri l’altro del vicepremier Gianfranco Fini ai giudici che «condizionano la vita politica» e l’apertura fatta a "Repubblica" dal sottosegretario di An Alfrdo Mantovano di estendere il lodo-Maccanico ai coimputati, non sono solo quei segnali forti che il premier aspettava, ma anche il tentativo di mettere un freno alle richieste che dopo le elezioni potrebbero arrivare da via del Plebiscito.

L’intenzione dei falchi azzurri sembra però destinata a prendere il volo subito dopo le elezioni anche perchè il lodo-Maccanico, anche se venisse esteso ai coimputati, coprirebbe Cesare Previti nel processo Sme, ma lo lascerebbe senza "garanzie" nel processo ImiSir-Lodo Mondadori, un processo che per ora è scomparso dai riflettori, ma che ha già "fruttato" all’ex ministro della Difesa una condanna ad undici anni.

In attesa di nuove istruzioni relative alla legge attuativa dell’articolo 68, i capigruppo al Senato della Cdl si sono dati appuntamento per la mattina del 27 maggio.


 

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