ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su IL MESSAGGERO
(Sezione:      e        Pag.     )
Domenica 18 Gennaio 2004

di MASSIMO MARTINELLI

 

Castelli alle toghe: «Non rinuncio al dialogo»

Il Guardasigilli invita a non gettare discredito sulla giustizia. Ma il braccio di ferro continua


 

ROMA - Che sarebbe stata una cerimonia molto politica e poco giudiziaria era chiaro da giorni, un po’ in tutti i distretti d’Italia. Ma nessuno immaginava che il ”manifesto” della contestazione sarebbe stato, alla fine, un titolo di giornale in edicola ieri con una frase dello stesso Guardasigilli: «Magistrati come Cobas». Alla cerimonia del distretto giudiziario di Napoli, Castelli ha corretto il tiro: «Intendevo dire che auspico che i magistrati non facciano come i Cobas»; ma ormai la tensione era già in cielo. Sono cominciate in questo clima le inaugurazioni dell’Anno giudiziario nelle 26 corti d’Appello dello Stivale: con molte recriminazioni tra operatori della giustizia e gli ormai ricorrenti gridi di allarme da quasi tutti i distretti giudiziari.

Le polemiche. Il ministro, per la verità, ha provato ad agitare un ramoscello d’ulivo: «Così come il presidente della Repubblica e del Csm, cui rivolgo un deferente saluto, continuerò ostinatamente a ricercare la strada del dialogo e del rispetto istituzionale, pur in assenza, talora, di reciprocità da parte degli interlocutori», ha detto in apertura di relazione. E ha lanciato un appello affinché la gente possa tornare ad avere fiducia nella giustizia: «Nel nostro paese la magistratura ha certamente grande autorità. Ma mi chiedo, la giustizia italiana è anche autorevole? I dati sulla fiducia dei cittadini nella giustizia ci suggeriscono di no - ha aggiunto - e questo deve indurre noi tutti operatori a recuperare questa autorevolezza». Castelli pensa che questo clima da guerriglia tra governo e magistratura non serva a nulla; e lo dice chiaro: «Nei giorni scorsi mi sono appellato alla responsabilità di tutti affinché si evitasse di trasformare la celebrazione inaugurale della giustizia italiana in una fiera di recriminazioni - e aggiunge - Trovo veramente controproducente assistere ad una sorta di campagna di discredito della giustizia messa in atto inconsapevolmente dai suoi stessi attori». Dall’altra parte, in quasi tutti i distretti giudiziari, ad ascoltarlo c’era una folla di magistrati in toga nera, in segno di lutto e di protesta. Le reazioni. Per il Ds Violante, lo scontro tra governo e magistrati «è il frutto di una cultura politica fondata sull’insulto», mentre Gargani (Fi), parla di magistrati che sono ormai «soggetti politici». Pisapia (Prc) chiede una conferenza nazionale per uscire dalla logica dello scontro, e anche il sottosegretario Mantovano (An) invita ad un confronto più proficuo.

Milano, cerimonia lampo. Pochi minuti, giusto il tempo di consegnare alle autorità e alla stampa la sua relazione. E il procuratore generale Blandini ha chiesto l’apertura dell’Anno giudiziario. Causa: l’inagibilità della sala per la cerimonia. Napoli, vince la camorra. Davanti al ministro Castelli, il Pg Galgano ammette «l'elevata incidenza dei clan camorristici nel tessuto sociale e nelle attività produttive della Campania».

Torino ricorda i suoi grandi uomini. Il Pg Caselli tiene d’occhio il terrorismo poi ricorda la scomparsa di Alessandro Galante Garrone, Vittorio Chiusano e Luigi Conti: «La nostra afflizione cresce, constatando come siano venuti meno, purtroppo, anche Giovanni Agnelli e Norberto Bobbio. Ci sentiamo tutti un po' più soli».

Bari, fondamentalisti in agguato. Ad allarmare il Pg Dibitonto è il terrorismo fondamentalista proveniente dall'altra sponda dell'Adriatico.

Perugia, crisi per le toghe romane. Per il pg reggente, Bellocchi, i processi riguardanti i magistrati romani, sui quali sono competenti i pm del capoluogo umbro, «hanno in parte devastato gli uffici giudiziari perugini». Bologna, Br e pacchi bomba. Per un’emergenza che sembra quasi sconfitta, quella delle Br che uccisero Biagi, il Pg Pintor ne segnala un’altra: i pacchi bomba recapitati anche a casa Prodi.

Sicilia, mafia impunita. Lo dicono i Pg di Palermo, Catania, Caltanissetta e Messina: la lotta alle cosche è difficilissima: «Il motivo è da ricercare anche nelle carenze strutturali e di organico delle procure».

Calabria, cosche e impresa. Per i Pg di Catanzaro e Reggio Calabria, sono più allarmanti le infiltrazioni mafiose negli enti locali e in settori importanti dell'economia.

Genova ricorda il G8. Aumentano furti e scippi, diminuiscono gli omicidi; e il Pg Porcelli avverte: «Sul G8, i processi si fanno non in piazza ma nelle aule di giustizia».

Ancona, l’ombra della mafia cinese. In un tessuto economico «sostanzialmente sano - dice il Pg Dragotto - sono da tenere sotto controllo i traffici del porto e l'utilizzo di clandestini cinesi in laboratori-lager».

Trentino, l’oasi felice. Sia nel civile che nel penale, l'Alto Adige è «un'oasi nel panorama della giustizia italiana». «A causa del bilinguismo - dice il Pg Diez - mancano però magistrati e personale amministrativo».



 

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