ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


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Articolo pubblicato su IL MESSAGGERO
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Domenica 16 giugno 2002

di RAFFAELLA TROILI

Un paese in lacrime abbraccia il suo eroe



I singhiozzi si sono sparsi a catena. Quasi a volersi consolare l’un l’altro. Mai vista tanta gente grande piangere: erano mascelle maschili quelle solcate dalle lacrime, ed occhi gonfi e neri di uomo quelli nascosti dagli occhiali. La commozione è sfuggita anche ai vecchi carabinieri in divisa, il tempo di passarsi imbarazzati il cappello blu d’ordinanza sul solco dove restano le lacrime. A fronte alta il pianto delle donne di ogni età, a tratti disperato quello dei giovani colleghi di Sandro Sciotti, inconsolabile quello dei familiari. Nei quali forse, un giorno, si placherà il dolore, ma non quella domanda («perché?») che ieri alla fine di tutto, ancora si ripetevano.

Santa Maria delle Mole ha detto addio a Sandro Sciotti, il sottufficiale dei carabinieri colpito mortalmente al cuore giovedì durante una sparatoria da una banda di rapinatori. Prima nella camera ardente, dove in cinquemila hanno reso omaggio alla salma, poi in quella chiesetta della Natività della Beata Vergine Maria che sembra una capanna, che è a pochi passi da dove viveva il vicebrigadiere, e a pochi passi da dove è morto. E’ qui che la moglie Claudia ha voluto salutare il marito, e la piccola comunità dove vivevano da sette anni è arrivata in massa, si è stretta intorno a lei, ha applaudito e pianto il suo eroe. Chi del paese non ha trovato posto in chiesa, l’ha abbracciato dall’esterno, in silenzio e sotto il sole per tutta la messa. Sui banchi della chiesa, alte uniformi e semplici cittadini. Il comandante dell’Arma dei carabinieri, Guido Bellini, il capo della Polizia, Gianni De Gennaro, i vertici di Marina, Guardia di Finanza e Polizia, i sottosegretari alla Difesa, Francesco Bosi, e all’Interno, Alfredo Mantovano, il presidente della Provincia, Silvano Moffa.

Le campane, la tromba, poi il silenzio: quando la bara avvolta dal tricolore arriva in piazza Palmiro Togliatti, regna una calma irreale. A quel punto nessuno sa trattenere i singhiozzi. Sull’altare, il vescovo di Albano, monsignor Vallini e il parroco. «Se potessi guardarvi negli occhi - così Vallini si rivolgerà agli assassini - vi chiederei perché, perché l’avete fatto. Ma ora ravvedetevi, diventate uomini di luce e espiate davanti a Dio e agli uomini». Il vescovo ricorderà anche come i «cittadini invochino da tempo maggiore sicurezza, e serenità nella vita sociale». Quando è quasi finita, quando è stata letta anche la “preghiera del carabiniere", l’insofferenza e i lamenti di Claudia Sebastianelli, la vedova del vicebrigadiere, e poi soprattutto di Simone, un fratello di Sciotti, arrivano fin fuori alla chiesa. «Perché?», si sente dire tra le lacrime. Allora il parroco si rivolge a Claudia: «Ieri sera ti ho detto che non sei sola, che tutta la famiglia di Santa Maria è vicino a te. E tu hai risposto, che è solo per oggi. Non è così: Santa Maria delle Mole è attorno a te, anche fuori della chiesa». E l’applauso che infatti arriverà, parte da piazza Palmiro Togliatti. E Santa Maria sembra davvero una “famiglia" in lacrime. Ancora il parroco dall’altare, proporrà d’intitolare una strada a Sciotti, poi tra due ali di ali di carabinieri in alta uniforme, e i bambini con la divisa della squadra in cui gioca il figlio di Sandro Sciotti, la bara si avvierà verso il cimitero di Ciampino. Il pellegrinaggio del paese continuerà ancora, davanti all’agenzia della Banca popolare del Lazio dove ha perso la vita nella sparatoria Sandro Sciotti e dove ora amici ed estranei lasciano fiori e biglietti. «Stiamo pensando di intitolare a lui la scuola di viale della Repubblica - dirà Rosina Buonamico, una collaboratrice scolastica - Sandro Sciotti mi chiamava tutti i giorni, per avvisare se poteva venire o no a prendere il figlio. Quella telefonata già mi manca». Una strada e una scuola: Santa Maria non vuol dimenticare.

           

   

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