ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su Il Messaggero
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Martedì 4 giugno 2002

di MARIO STANGANELLI


Oggi l’approvazione della legge. Il deputato Udc ritira l’emendamento e abbraccia Bossi. L’Ulivo ripresenta il testo dei centristi, ma viene bocciato

Immigrati, accordo sulla proposta Tabacci
Passano l’ordine del giorno della Cdl sui lavoratori in nero e quello Rutelli sulle impronte per tutti



ROMA - L’ultimo brivido si è avuto quando Bruno Tabacci, secondo un dispaccio d’agenzia, non avrebbe ritirato il suo emendamento. Ma si è trattato di un equivoco: il lungo braccio di ferro tra Udc e il resto della Cdl su un provvedimento per l’emersione dei lavoratori extracomunitari in nero era finito con l’accordo raggiunto nell’incontro di ieri pomeriggio tra Fini, Giovanardi, i capigruppo della maggioranza e lo stesso Tabacci. La sostanza dell’emendamento dell’esponente udc è stata infatti ripresa in un ordine del giorno che impegna il governo a varare contemporaneamente alla legge un provvedimento per regolarizzare gli extracomunitari che già hanno un lavoro.

Bruno Tabacci si è detto soddisfatto e pronto a ritirare l’emendamento dopo che, in aula, il sottosegretario all’Interno, Mantovano, aveva dichiarato che il governo «ha ben presente ed è consapevole del problema che questo emendamento punta a risolvere». E, nello stesso tempo, ribadito l’impegno dell’esecutivo «a presentare un provvedimento che, all’entrata in vigore della legge sull’immigrazione, dia soluzione alla situazione degli extracomunitari già presenti irregolarmente in Italia e che lavorano».

A quel punto restava da smussare l’impuntatura di Umberto Bossi sulla «contestualità» dei due provvedimenti che al leder della Lega, preoccupato di evitare ritardi alla sua legge, non andava proprio giù. «Non sta scritto da nessuna parte che debba esserci la contestualità - affermava il Senatùr -. Anzi, il Consiglio dei ministri l’ha esclusa». Nuova riunione tra Bossi, Buttiglione, Giovanardi e Fini per trovare l’accordo che lasciava finalmente tutti soddisfatti. «Non hanno voluto voluto usare il termine "contestuale", ma abbiamo usato una perifrasi che di fatto stabilisce che con l’entrata in vigore della legge ci sarà anche il provvedimento sul lavoro nero», spiegava infine Buttiglione.

Nel frattempo, l’opposizione reagiva imbracciando essa stessa l’emendamento lasciato cadere da Tabacci, che era stato sottoscritto anche dal deputato della Margherita Ruggero Ruggeri. Poche le speranze di mettere in difficoltà la maggioranza e, infatti, il voto sull’emendamento finiva 186 sì a 251 no. Tra questi ultimi anche quelli dell’Udc di Tabacci. Andava invece meglio all’ordine del giorno presentato da Francesco Rutelli e accolto dal governo che impegna l’esecutivo ad estendere a tutti i cittadini italiani il sistema di identificazione attraverso le impronte digitali, nell’ambito delle disposizioni per il rilascio della carta d’identità elettronica. Atto finale della giornata alla Camera il voto sul fatidico ordine del giorno "sostitutivo" dell’emendamento Tabacci: 265 i sì e solo 11 i no, con la maggior parte dei deputati dell’opposizione che non ha preso parte alla votazione. Nel testo, l’impegno del governo a un provvedimento che, «all’entrata in vigore del disegno di legge sull’immigrazione, dia soluzione alla posizione degli extracomunitari già presenti irregolarmente sul territorio italiano ma che prestano lavoro subordinato che prevede condizioni analoghe a quelle della normativa vigente sull’emersione del lavoro sommerso».

«Una conclusione farsesca» la bollava Luciano Violante, rilevando che «non c’è una normativa in vigore sull’emersione». La critica del capogruppo ds non turbava la soddisfazione nella Cdl suggellata a fine operazioni da un plateale abbraccio tra Bossi e Tabacci. Resta solo, per stamane, il voto finale della Camera sulla legge, che deve ritornare al Senato per l’approvazione definitiva. Votato ieri anche un emendamento alla Bossi-Fini che stabilisce parità di trattamento pensionistico, rispetto agli italiani, per gli extracomunitari che non raggiungono i cinque anni di contributi, ma che potranno riaverli dopo i 65 anni.

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