ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su il Mattino Domenica 28 aprile 2002

GIUSY FRANZESE

 

E tra i poli è scontro. Come sempre


Si spacca in due il mondo della politica sul provvedimento di arresto che coinvolge i poliziotti napoletani. Quasi come se fosse una partita di calcio: squadra magistrati, squadra agenti. A sinistra tutti con la prima, a destra tutti con la seconda. In un tifo, da entrambe le parti, roboante. Solo che stavolta in mezzo non c’è un arbitro. E così la partita rischia di svolgersi senza regole, trasformandosi in uno scontro. Uno scontro tra poteri istituzionali.

Dopo le sue dichiarazioni a caldo dell’altra sera in difesa dei poliziotti, ieri il vicepremier Gianfranco Fini ha avuto un colloquio telefonico con il procuratore capo di Napoli Agostino Cordova. Nel frattempo altri esponenti dell’esecutivo hanno dichiarato perplessità sull’opportunità dei provvedimenti di custodia cautelare. Lo ha fatto il ministro della Difesa Antonio Martino: «Mi stupisce molto che a distanza di tanto tempo si proceda ad arresti. È una cosa difficile da comprendere». «Preoccupazioni» anche dal ministro del Welfare Roberto Maroni, in missione a Montreal insieme ai membri del G8. «Sono molto preoccupato, si tratta - ha detto - di iniziative che rischiano di creare molta tensione nella società italiana. Richiedono un intervento significativo». E anche il ministro per le Politiche Comunitarie, Rocco Buttiglione, non ha mancato di esprimere la sua solidarietà alle forze dell’ordine e pur dicendosi «rispettoso della magistratura», ha aggiunto: «È difficile negare che sembra di percepire un messaggio politico di sostegno e quasi di garanzia di impunità a chi aggredisce lo Stato, e invece, di diffidenza, di sospetto, di repressione contro chi sulle piazze lo difende». E dal Ministero dell’Intero il sottosegretario Alfredo Mantovano ha posto seri dubbi sulla necessità «di privare della libertà» i poliziotti.

Contro i magistrati napoletani che hanno firmato l’ordine di custodia cautelare si schierano praticamente tutte le forze di maggioranza, da Forza Italia ad An alla Lega. Con toni particolarmente accesi da parte di alcuni parlamentari. Come il deputato di An, Giampiero Cannella, componente della commissione Difesa della Camera, che accusa i magistrati di aver «dimesso le toghe per indossare le tute bianche». O come l’esponente della Lega Borghezio che considera «ormai doveroso sottrarre il giudizio sul comportamento delle forze dell’ordine in servizio di ordine pubblico al vaglio dei pubblici ministeri politicizzati a senso unico». Ma a parte quelli che possono essere considerati degli estremismi, tutta la Casa delle Libertà ha rilasciato dichiarazioni di dissenso nei confronti dell’azione dei magistrati napoletani. I presidenti dei gruppi parlamentari di Forza Italia di Camera e Senato, Elio Vito e Renato Schifani, in un comunicato esprimono «solidarietà alla polizia e forti perplessità sulla procedura adottata» dai giudici. E se Emiddio Novi parla di «zona grigia nell’inchiesta», il collega Fabrizio Cicchitto definisce «aberranti» gli arresti. Stesso tenore di critiche in Alleanza Nazionale (Mussolini, Moffa, Ascierto, Fatuzzo, Landolfi), mentre l’ex capo di Stato Francesco Cossiga attacca parlando di «insensato turbine giudiziario» e annuncia che si ammanetterà anche lui e sarà con gli agenti nella loro protesta di piazza.

Di segno totalmente opposto i commenti del centro-sinistra. Dal segretario dei Ds Fassino a Violante, da Angius a Pisapia, da Enrico Letta al presidente dei Comunisti italiani Cossutta, dal verde Pecoraro Scanio al segretario della Cgil Cofferati, un solo coro: non è compito della politica dare giudizi, bisogna rispettare il lavoro dei giudici. Con qualche esagerazione anche su questo fronte, come quella di Paolo Cento (Verde) che arriva addirittura a vedere nell’atteggiamento del governo in questa vicenda una «strisciante tendenza pre-golpista».

Nella presa di posizione netta del centro-sinistra a favore dei magistrati, alla fine, solo in due rimangono piuttosto equidistanti: il leader della Margherita, Francesco Rutelli e il segretario dell’Udeur, Clemente Mastella. Il primo si chiede se «potevano essere evitati gli arresti» e il secondo dice «no ai giustizieri, a chi si crede al di sopra o al fuori della legge», ma ricorda anche che «si è innocenti fino a prova contraria».


 

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