ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo comparso su IL MATTINO Sabato 18 Agosto 2001

MARIA PAOLA MILANESIO

Mantovano: rischio G8? No, riunione di routine


Un no dettato solo da preocupazioni di ordine pubblico o non piuttosto da un dissenso dai contenuti del vertice?
Alfredo Mantovano, sottosegretario all'Interno, non condivide questo allarme per il vertice Nato di Napoli; semmai, a dover traslocare, è piuttosto il summit di novembre, con la Fao a Roma.

Eppure, il sindaco di Napoli si aspetta un ripensamento da parte del governo, un cambio di sede proprio per il vertice di Nato
«E' compensibile che ci siano preocupazioni alla luce di quanto successo a Genova e anche in base ai proclami di guerra, fatti a margine del vertice del G8. Dobbiamo fare i conti con il fatto che ci troviamo di fronte alla teorizzazione e alla messsa in opera di una guerriglia urbana, rispetto alla quale le nostre forze di polizia non sono ancora attrezzate. Ma per il caso di Napoli, sono anche altre le considerazioni da farsi: innanzitutto esistono degli obblighi internazionali derivanti dall'appartenenza alla Nato; poi l'appuntamento di settembre è più circoscrittto rispetto al summit di Genova. E' un incontro di routine, nel corso del quale non verranno adottate decisioni paragonabili come importanza, non certo come contenuto, a quelle del G8».

Il governo non dovrebbe considerare anche la peculiarità di Napoli, l'alto tasso di criminalità, la presenza della camorra, tutti aspetti che rischiano di complicare maggiormente la situazione?
«Ecco, sarei molto curioso di capire se le preocupazioni del sindaco Jervolino derivano solo da ragioni di ordine pubblico connesse con la situazioine napoletana, o se c'è anche un discorso di merito. Mi spiego: qualche giorno fa Jervolino disse che il vertice si poteva spostare, annullare, rinviare perchè riguardava la Nato e quindi temi quali armamneti, sistemi di difesa; mentre per il summit Fao, che tocca temi quali la fame nel mondo, non era ipotizzabile un rinvio».

Preocupazioni legate anche a una adesione ai contenuti del vertice: è questo che lei ipotizza?
«Non voglio fare l'interprete del sindaco di Napoli, ma mi auguro che queste considerazioni restino fuori dalla valutazione. E' chiaro che il governo dovrà tenere conto anche dei possibili rischi legati alla gestione dell'ordine pubblico, ma non vorrei nemmeno che, a fronte di ogni vertice, gli amministratori locali facessero come chi vuole avere tutte le comodità, salvo poi protestare se la centrale elettrica è collocata a meno di duecento chilomteri da casa loro».

Il ministro Scajola ha detto che la polizia è impreparata ad affrontare la guerriglia urbana. Perchè gli amministratori locali dovrebbero sentirsi tranquilli? Perchè la Jervolino non dovrebbe sperare in ripensamenti?
«Intanto, a Genova si erano dati appuntamento da mesi i no-global, tant'è che si è arrivati a quota 200mila presenze. Mi pare che si possa fare una previsione diversa per il vertice Nato, a meno che Napoli non sia vista come un sorta di prova generale della campagna d'autunno annunciata anche nelle aule parlamentari da alcuni esponenti della sinistra estrema.Guardando all'oggettività dei consessi, Napoli sarà certamente qualcosa di più limitato e di più circoscritto rispetto a Genova».

Come si metteranno d'accordo le due anime del governo: Berlusconi e Scajola poco alleati all'idea di ospitare il vertice di Napoli, e il ministro Martino deciso a non cambiare sede?'
«Non vedo differenze sostanziali. Il ministro dela Difesa è attento soprattutto al rispetto degli impegni internazionali assunti dall'Italia; il premier e il responsabile del Viminale, pur considerando questo aspetto, alla luce di quanto avvenuto a Genova si pongono anche il problema dell'ordine pubblico. C'è una diversificazione di interessi all'orizzonte, ma non una distinzione nella sostanza. Invece, mi semmbra strano che a fare discorsi di merito sia una persona che è stato ministro di un governo che ha partecipato alla guerra dei Balcani».

Il vertice Fao: il governo insisterà affinché passi da Roma a un Paese africano?
«Questo incontro è già stato formalmente individuato da no-global come una riedizione di Genova. E poichè il tema della fame nel mondo è stato preso come pretesto della violenza a fini politici già al G8, diciamo che i rischi sono più concreti».

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