ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su Il MATTINO Mercoledì 13 marzo 2002

MARIELLA PAOLETTI

 

SOGNO ITALIANO A CARO PREZZO


 

Un’avaria. Insomma, non è partito». L’elicottero della Marina imbarcato sul pattugliatore Cassiopea poteva contribuire, giovedì sera, alle operazioni di soccorso al largo di Lampedusa, ma è rimasto fermo sul ponte per un guasto. Lo racconta il sottosegretario alla Difesa, Francesco Bosi, che nelle sue comunicazioni urgenti alla Camera ha comunque difeso a spada tratta l’operato della nave militare, che è stato «corretto, tempestivo, non omissivo». L’affondamento del battello di immigrati - è questo il senso del suo intervento - è stato un evento «improvviso e imprevedibile», e il rimorchiamento da parte del motopesca Elide era la procedura più opportuna. Le condizioni del mare e del tempo non consentivano infatti la presa a bordo degli immigrati da parte della nave militare, troppo grossa anche per trainare il battello. Quando questo è affondato, poi, sia il personale a bordo del motopesca sia i marinai del Cassiopea hanno fatto «tutto il possibile» per salvare i naufraghi.

L’INCHIESTA. I motivi del mancato utilizzo dell’elicottero restano comunque al centro di un filone dell’inchiesta aperta dalla procura di Agrigento. I magistrati vogliono conoscere le cause dell’avaria che ha costretto l’elicottero a restare sulla nave proprio nel momento del naufragio: prima, infatti, il velivolo si era alzato in volo, aveva raggiunto il barcone carico di naufraghi e aveva osservato le operazioni di traino condotte dal motopesca Elide. L’avaria sarebbe stata successivamente riparata, visto che il velivolo, nel pomeriggio dell’indomani, ha trasportato a Lampedusa i due fratelli sudanesi raccolti da una lancia della Cassiopea. I magistrati agrigentini interrogheranno il comandante del Cassiopea, Otello Orsini. Sul numero delle vittime non si hanno ancora certezze: secondo alcuni dei 12 scampati le persone in viaggio erano 65, secondo altri addirittura 85.

LA LEGGE. Piero Fassino ritiene che il governo debba accogliere quello che definisce «un monito» della Cei che con il cardinal Ruini ha criticato l’attuale disegno di legge sull’immigrazione, approvato dal Senato e che ora sarà esaminato dalla Camera. «Da una sede autorevole e non sospettabile di pregiudizio come la Cei - osserva Fassino - sono venute critiche che sono esattamente quelle avanzate dall’opposizione: è la dimostrazione di come si sia affrontato questo tema in modo demagogico e superficiale, puntando a far credere ai cittadini che l’immigrazione era una questione facilmente risolvibile con qualche esibizione di muscoli... e il risultato è catastroficamente sotto gli occhi di tutti». Perplesso Giampaolo Landi di Chiavenna, responsabile di An per l’immigrazione, preoccupato che si confonda «la solidarietà con la tolleranza». Ma anche Caritas e Migrantes concordano con Ruini e incalzano: «Le misure in discussione possono nuocere all’immigrazione regolare senza tuttavia risolvere con la dovuta efficacia i problemi legati a quella irregolare». Il sottosegretario all’Interno Alfredo Mantovano dice che il governo è pronto al confronto, purchè non si ripeta «l’ostruzionismo massiccio» che ha impedito una seria discussione al Senato. Mantovano ricorda in particolare che il rapporto tra contratto di lavoro e permesso di soggiorno è «un orientamento presente ormai in sede europea» per ragioni precise: «Far sì che lo straniero che entra regolarmente abbia la prospettiva di restare regolarmente avendo una fonte di reddito stabile, un’assistenza, dei contributi. Assicurargli la semplice iscrizione alle liste di collocamento - conclude Mantovano - significherebbe solo destinarlo al mercato del nero o peggio sottoporlo alle tentazioni della criminalità».

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