ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su IL MATTINO
(Sezione:        Pag.     )
Giovedì 9 ottobre 2003

DA MADRID PAOLA DEL VECCHIO

Immigrati, Fini insiste e An prepara la legge


Gianfranco Fini ha appena lasciato il premier spagnolo Josè Maria Aznar, con cui a Madrid ha discusso d’Europa, quando le domande lo riportano alle questioni italiane. La sfida lanciata sul diritto di voto agli immigrati è una sorta di ultimatum a Berlusconi e un attacco diretto a Bossi, ma è stata salutata anche come una svolta verso la piena integrazione di An nella destra moderata europea. Vero? «È tutto lecito.

Sono tutte interpretazioni e, in quanto tali, legittime», risponde. La Lega è insorta, Bossi ha evocato la crisi di governo e perfino in An c'è aria di rivolta: pensa di fare marcia indietro? «Marcia indietro? E su cosa? Io ho detto solo che erano maturi i tempi per una discussione sul voto amministrativo da dare agli immigrati. Mi sembra che si sia cominciato a farlo e il semplice fatto che si sia avviata una discussione è per me motivo di soddisfazione».

Il costo di quest’apertura di discussione potrebbe essere quello di mandare all'aria la coalizione? «Si è iniziato a parlare del voto agli immigrati e questo è l'importante. Non è male se si discute di cose rilevanti e queste, per me, lo sono. Facciamo in modo che la discussione vada avanti. E per ora nessuno è in grado di dire come andrà a finire». Ma da Yalta Berlusconi ha detto che il voto agli stranieri non è nei piani del governo e ha aggiunto che ne avrebbe parlato con lei «col tono cordiale di sempre». c'è già stato un chiarimento? «E come, se lui è là e io sono a Madrid? Non ci siamo sentiti per telefono. Ma il chiarimento ci sarà. Da domani (oggi per chi legge, nrd) non mancheranno occasioni per parlarne».

Insomma, di fronte al terremoto politico scatenato l’altro ieri il vicepremier non fa dietrofront e da Madrid dice chiaro che per lui la partita è tutta aperta. E a Roma la sua sfida pare essere stata accolta da An. Il coordinatore Ignazio La Russa, al termine della riunione del forum (con i capigruppo di Senato e Camera, Nania e Anedda, e i sottosegretari Mantovano e mantica) convocata ieri pomeriggio sulla questione sollevata da Fini, ha costituito un gruppo di lavoro che preparerà un progetto di legge sul voto agli immigrati e non voterà nessuna legge già in itinere, tanto meno quelle presentate dalla sinistra. «Per il partito - afferma La Russa - resta ferma la severità nei confronti dei clandestini e di quanti non rispettano le regole che rimane tale, anzi è accresciuta da questa apertura verso i regolari». La Russa media: «L’apertura di Fini non solo non va contro i tradizionali connotati culturali di An, ma anzi rafforza la legge Bossi-Fini che si è costruita su due pilastri: la severità verso i clandestini e l'accoglienza». Inedita l’adesione a una legge sul voto agli immigrati potrebbe essere quella dei ds. Il leader della Quercia, Piero Fassino, in una intervista a «La7» ha annunciato: «Se Fini darà seguito a questa sua proposta al voto agli immigrati in Parlamento noi siamo pronti a un'intesa per una buona legge». «Ci faccia sapere quali sono le sue proposte in merito. Se quelle saranno convincenti, va da sè che l'opposizione farà la sua parte per giungere ad una proposta unitaria», aggiunge l’ex ministro diessino Livia Turco.

Paradossalmente, Fini trova a suo fianco l’opposizione e contro un pezzo di An. Nettamente contrario alla sua proposta è Maurizio Gasparri: «Resto, pacatamente, contrario come lo ero ai tempi della Turco-Napolitano. Io penso che nei processi di integrazione si debba lavorare sul concetto di cittadinanza. Quando Berlusconi dice che la questione non è nel programma di governo dice una cosa assolutamente vera». Il ministro delle Comunicazioni ieri pomeriggio non ha partecipato alla riunione convocata da coordinatore Ignazio La Russa. Ufficialmente «per altri impegni». «Se in testa c'è la lista Fini allora ha un senso questa posizione, altrimenti non riesco a capire il perché», il parere del presidente della Regione Lazio, Francesco Storace: «Se tutto è tatticamente legato alla necessità di mettere ai margini una Lega che nella coalizione crea solo problemi, allora la posso capire sennò se è un'impostazione strategica non la condivido».


    

 

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