ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su IL MATTINO
(Sezione:        Pag.    31)
Venerdì 17 novembre 2004

CHIARA GRAZIANI

 

 

 Il sindaco: Ballarò, processo scandaloso alla città

 


 

Zoom sulle Vele, le telecamere di Ballarò, Rai 3, provano a raccontare la malattia della città. Ma nella furia di andare a scavare nelle piaghe storiche ci si scorda di ragionare con il medico, di cercare e giudicare i sintomi di ripresa. È, per Napoli, il giorno in cui un’imprenditrice di San Giovanni a Teduccio, riuscita a portare alla sbarra i suoi presunti estorsori, esce dall’udienza fra la gente accorsa per lei e dice: «Napoli reagisce, non abbiamo ancora vinto, insieme però possiamo farcela»: vicino a lei il sindaco e le autorità cittadine. Ma in studio, nel dibattito che segue, nessuno lo ricorda. Finchè Alfredo Mantovano, sottosegretario all’Interno, assume uno straccio di difesa d’ufficio della città. «Qualcosa sta accadendo...». Rosa Iervolino Russo, sindaco della città investigata, invece non può farlo. In studio lei non c’è. Ci sono, tra gli altri, il procuratore generale di Torino Giancarlo Caselli, i giornalisti Federico Orlando e Gigi Moncalvo, l’onorevole Anna Finocchiaro, responsabile giustizia dei Ds ed, appunto, Mantovano.

Il sindaco è a casa sua, davanti alla tv. Vede le scene di usato degrado dalle Vele, i mostri che furono capolavori architettonici e che sono diventati con gli anni il simbolo di tutto quello che Napoli deve scrollarsi dalla schiena e che sulla schiena le resta tenacemente avvinghiato. Sente porre la domanda: «chi comanda in città?» ed ascolta il batti e ribatti fra profondissimi conoscitori di realtà terze, simili e radicalmente diverse. Il sindaco, a questo punto, chiama le agenzie e detta un comunicato durissimo: la puntata, dice, è «scandalosa e scorretta sotto il profilo professionale».

Si sa che la Iervolino apprezza Ballarò e ne stima il conduttore, Giovanni Floris. Ma ieri sera s’è sentita, assieme alla sua città, accusata senza possibilità di replica: «non si può pretendere di mettere sotto processo una città, come è stato fatto, senza sentire il dovere di far partecipare alla trasmissione almeno un rappresentante delle istituzioni locali. Mi riservo, nella giornata di domani, di sviluppare tutte le iniziative necessarie». Sono le ventidue. La Iervolino stacca il telefono e non risponderà alle molte chiamate che la redazione di Ballarò le farà giungere per consentirle la replica in diretta.

Giovanni Floris, come suo stile, non si nasconde dietro un dito. Legge in diretta il comunicato del sindaco di Napoli e le offre la replica immediata. «Non era l’intenzione - dice - e non risponde, crediamo, neppure alla realtà dei fatti. Cercheremo il sindaco di Napoli per discuterne con lei e si vedrà che abbiamo fatto un buon lavoro». Ma la Iervolino non si farà trovare. Nè a casa, nè tramite i suoi collaboratori. Un sindaco che non perde occasione per rivendicare a Napoli il suo posto in prima fila nella lotta per il recupero della legalità - un esempio per tutti il protocollo firmato con la Prefettura per il monitoraggio di tutti gli appalti superiori a 250.000 euro perchè non siano vampirizzati dai subappalti della criminalità organizzata - è toccata nel vivo.

Mentre torna ad infuriare la guerra di camorra, con i ritmi e la sfrontatezza degli anni ’80, ogni passo avanti sulla via del ripristino delle regole richiede una fatica sovrumana che la Iervolino avrebbe voluto raccontare. Floris, mentre scorrono i titoli di coda, torna a spiegare: «La puntata non era dedicata a Napoli. Non è di certo stata una scelta non invitare il sindaco, ma continuamo a rivolgerle il nostro invito a parlarne con noi». Il giornalista, poi, tronca sul nascere polemiche che si sarebbero sviluppate senza contraddittorio e rinvia tutto alla prossima puntata. Di Napoli si parlerà ancora a lungo.


    

 

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