ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su il manifesto
(Sezione:    Pag.     )
Martedì 25 Febbario 2003

A. MAN.

 

Tolleranza zero e manganello soft

Rinforzi lungo i binari e sui treni, ma al Viminale nessuno crede ai «pacifisti eversori». Aspettando la «provocazione»...


Il Viminale ha spedito centinaia di uomini di rinforzo nelle zone attraversate dai convogli americani per la guerra. Poliziotti e carabinieri viaggiano anche a bordo dei treni carichi di armi e mezzi militari, pronti anche a scendere manganello alla mano per rimuovere eventuali blocchi non previsti. E ancora, le stazioni e i tratti di ferrovia accessibili agli «attivisti-guastatori» sono letteralmente blindate da Grisignano (Vicenza) a Camp Darby (Pisa), con tutti i disagi per i «normali» viaggiatori. Ma nonostante tutto, se davvero la «tolleranza zero» doveva scattare, non sembra ancora scattata, perché altrimenti avremmo visto teste rotte e manette.

Al Viminale e nelle questure interessate il clima sembra più sereno di quanto suggeriscano le parole di fuoco di Gianfranco Fini («Sono atti eversivi, intervenga la magistratura») e di altri uomini delle destre al governo. La linea del ministro dell'interno Beppe Pisanu, assicura il suo staff, rimane quella di garantire le manifestazioni «pacifiche e senz'armi». L'unico punto interrogativo concerne il piano segreto del governo, al quale accennava ieri Alfredo Mantovano, sottosegretario agli interni per An. «Non è il caso di pubblicizzarlo», ha detto, ma al dipartimento di Ps sostengono di non saperne nulla. «Reati eversivi? Siamo piuttosto nel campo dei reati comuni, direi bagatellari - sdrammatizza un alto funzionario di ps - E' chiaro però che ci sono pacifisti e pacifisti e che anarchici e autonomi possono darsi alla provocazione». La polizia tiene d'occhio la situazione, attenta ad ogni minimo segnale d'allarme, ed è chiaro che le provocazioni, per così dire, possono arrivare da tutte le parti... «Ma l'eversione è un'altra cosa - ricorda un funzionario Digos impegnato da giorni sui binari - e sull'interruzione di pubblico servizio c'è un'ampia e consolidata giurisprudenza». A Padova, ad esempio, per il riuscito sbarramento di venerdì a Monselice da parte di Luca Casarini e di oltre cento Disobbedienti, la procura ha già ricevuto una prima informativa con i nomi delle persone riconosciute. E' in corso l'esame dei filmati, forse metteranno un nome a tutti i volti e poi toccherà alla magistratura. Lo stesso accade altrove, mentre si vocifera anche di possibili denunce per i ferrovieri che hanno diffuso informazioni sui treni in transito. Ammesso che li trovino.

Le azioni di questi giorni erano previste dalle varie centrali di intelligence, tanto più che erano annunciate pubblicamente. E la direttiva del Viminale era (e a quanto pare resta) di contenere le proteste e garantire il passaggio dei treni con il minor danno possibile, anche perché eventuali eccessi repressivi moltiplicherebbero i guastatori. Certo, a Grisignano e soprattutto sabato a Verona e a Fornovo (Parma), per non dire a Pisa e dintorni, si sono abbattute scariche di manganellate sugli attivisti seduti sui binari. Ma fin qui non si sono contati feriti gravi, al di là di numerosi contusi (anche in modo serio) e di momenti di forte tensione. Salvo errori, peggio di tutti è andata al vicequestore ferrarese Raffaele Zurlo, che sabato ha rimediato una frattura del setto nasale per difendere un operatore video della Scientifica rimasto isolato tra i manifestanti, poco contenti di mettersi in posa.


 

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