ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su il manifesto Domenica 17 marzo 2002

GIANNI ROSSI BARILLI

La proposta del leader di An entusiasma solo i suoi fedeli. E il governo prepara una nuova campagna antidroghe

 

Sirchia raffredda Fini: "Modica quantità? Vedremo"


 

La resa dei conti sulle droghe megafonata da Vienna da Gianfranco Fini ha scatenato l'entusiasmo degli apocalittici di An (che già fanno squillare le trombe del giudizio nei comunicati stampa) ma ha lasciato alquanto freddino il ministro della salute Girolamo Sirchia. Da Padova, dove ha partecipato a un convegno, Sirchia non ha bocciato apertamente l'idea di reintrodurre il criterio della "dose media giornaliera" per distinguere tra consumatori e spacciatori di droghe illegali, ma ha detto che quelli di Fini "sono pensieri che dovranno essere sviluppati e che non è possibile commentare a freddo". Prima di prendere decisioni, ha aggiunto, bisogna "ragionare e valutare" tutti gli elementi. L'uso del verbo "ragionare" potrebbe essere già interpretato come una sconfessione.

Modi e tempi di elaborazione della controriforma della legge Jervolino-Vassalli sono stati chiariti ieri dal sottosegretario all'interno Alfredo Mantovano (An). Il comitato di coordinamento per la lotta alla droga guidato da Fini e dal prefetto Pietro Soggiu si sta riunendo una volta alla settimana per approfondire l'argomento. Entro un anno il giro di vite sarà programmato nei dettagli e tenuto a battesimo nella scenografica cornice di una conferenza nazionale sulla droga. L'occasione, garantisce Mantovano, "non servirà a lanciare campagne lassiste o tendenti alla depenalizzazione o a una criptolegalizzazione del traffico di sostanze stupefacenti". Tenderà al contrario "a sottolineare l'intento reale di questo governo, che non è di mantenere i tossicodipendenti nel loro stato con strumenti più o meno asettici, dalle siringhe sterili alla distribuzione del metadone senza nulla di più, ma di fare uscire i più giovani ed i meno giovani dalla droga e quindi di impedire che altri possano entrarvi". In attesa di poter tornare a prendere i "drogati" per le orecchie e spedirli in galera o in una comunità-caserma, il governo sta per lanciare una campagna di sensibilizzazione nelle scuole, che si avvarrà naturalmente della "sensibilità personale" (così dice Mantovano) di Letizia Moratti, ministro dell'istruzione che non ha mai nascosto la propria convinta adesione alla filosofia della tolleranza zero "made in Sanpatrignano".

Il pacchetto repressivo che la casa delle libertà sta preparando è stato attaccato ieri dall'ex ministro della solidarietà sociale Livia Turco (Ds), che ha rivendicato i risultati ottenuti dalla politica meno carceraria del centrosinistra, bocciato l'idea di abolire la distinzione tra droghe leggere e pesanti e illustrato le linee della proposta di revisione della legge sulle droghe promossa dal suo partito. "Esiste un problema nella nostra legislazione in materia di droghe - ha dichiarato Livia Turco - ma è di segno opposto a quello indicato dal vicepresidente Fini. Lo formulo proponendo un interrogativo: è giusto che in carcere ci siano, con pene quasi uguali, giovani che detengono droga per piccolo spaccio finalizzato all'uso personale e medi e grandi spacciatori? La legge Jervolino-Vassalli va modificata nel senso di depenalizzare le condotte connesse all'uso individuale di droghe e dunque differenziando le pene tra piccolo, medio e grande spaccio". Livia Turco ha anche chiesto al governo di impegnarsi per potenziare le strutture alternative al carcere e il servizio dell'affidamento in prova ai servizi sociali. Sulle alternative al carcere possiamo stare tranquilli: il governo non aspetta altro che di poter finanziare tante belle comunità con residenza obbligatoria gestite da capaci e meritevoli operatori privati.

 

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