ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su il manifesto
(Sezione: Politica   Pag.  6  )
Martedì 13 gennaio 2004

M. BA.

 

REAZIONI

I giudici ci stanno

 


 

Nonostante secondo loro la situazione, rispetto allo scorso anno sia «ulteriormente peggiorata», i magistrati italiani rappresentati dall'Anm cercheranno l'ennesimo tentativo di dialogo con il ministro della giustizia Castelli. La riforma dell'ordinamento giudiziario rischia di aggravare vieppiù una situazione ai margini degli standard europei. L'Anm non tollererà altri attacchi alla giurisdizione e, dunque, «alla tutela dei diritti dei cittadini»: da qui la minaccia dello sciopero. Ma in vista della ripresa della discussione in senato della riforma, l'Anm ha chiesto un nuovo incontro al guardasigilli. All'ingegnere leghista il «sindacato delle toghe» ripeterà il proprio allarme per gli effetti del futuro ordinamento giudiziario e presenterà le proprie proposte, così come è avvenuto negli incontri avuti con i rappresentati di tutte le forze politiche. Colloqui che almeno sinora non hanno dato l'esito sperato: «Purtroppo le nostre proposte non hanno avuto alcuna attenzione» ammette il presidente Edmondo Bruti Liberati, che a nome dell'Anm esprime una «profonda insoddisfazione per la posizione assunta dal governo». «Non si è apprezzato il senso di responsabilità di questa giunta che ha scelto la strada del confronto- rimprovera all'esecutivo il segretario Carlo Fucci- pur sapendo che la base della magistratura sta premendo per lo sciopero». L'Anm attende ora di vedere cosa accadrà, ma deciderà sullo sciopero in tempi brevi. Dal 5 febbraio si terrà il congresso, che dovrà definire la linea e a cui dovrebbe intervenire lo stesso guardasigilli. Solo dopo quella data sarà convocato il «parlamentino» dei magistrati, a cui spetta l'ultima parola.

Castelli capovolge
Il ministro della giustizia risponde alle critiche dei magistrati ribaltando le parole del pg Favara: «Sono d'accordo con il procuratore generale, purché la magistratura rispetti la politica». «Non c'è il minimo dubbio che la magistratura sia autonoma e indipendente, ma questo non significa che un magistrato possa fare quello che vuole», commenta Castelli tornando al «palazzaccio» subito dopo la cerimonia di inaugurazione dell'anno giudiziario. «La Costituzione dice che la giustizia è amministrata in nome del popolo, quindi tutti, anche i magistrati, devono rendere conto al popolo di quello che fanno». Parole che sulla Carta, almeno in questa forma, non si trovano. Il guardasigilli, infastidito, capovolge a 180 gradi le critiche di Favara. Nel sistema della giustizia, oltre alle solite ombre ci sono anche «alcune luci» e interpreta la relazione del pg come un via libera alla riforma dell'ordinamento da lui voluta che inizia la discussione in senato questa settimana.

Politici divisi
Piero Fassino, unico segretario di partito presente alla cerimonia in cassazione, crede che «tutti, a partire dal ministro della giustizia, devono meditare seriamente su una denuncia che viene da parte di chi, tutti i giorni, deve amministrare la giustizia e non è messo in condizione di lavorare». Giuliano Pisapia del Prc condivide le parole del pg, ma chiede alla magistratura di evitare «difese corporative» e fornire «contributi concreti sulle garanzie, l'imparzialità e la terzietà del giudice».

Tutt'altra aria a destra. Assenti Fini e Berlusconi, si cerca soprattutto di neutralizzare la portata degli allarmi lanciati da Favara. «Relazione equilibrata e propositiva» esordisce il sottosegretario alla giustizia Giuseppe Valentino. Un ritornello sempre in voga, usato anche l'anno scorso da Silvio Berlusconi. Il sottosegretario all'Interno Alfredo Mantovano preferisce parlar d'altro e coglie l'occasione per accusare Md e alcuni giudici di sabotare le leggi volute dal centrodestra, soprattutto la Bossi-Fini, in nome di «precisi pregiudizi ideologici». Alcuni giudici «partecipano attivamente ai girotondi o, addirittura - avvisa Mantovano - manifestano simpatia per i no global». Comportamenti evidentemente all'indice nel nuovo tipo di stato immaginato dalle destre.


    

 

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