ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su il manifesto
(Sezione:  Politica     pag. 6)
Martedì 27 Agosto 2004

ANDREA FABOZZI

Al meeting ciellino Il magistrato replica: i terroristi islamici viaggiano in aereo e non sui battelli per Lampedusa.

 

 Il pm smentisce il ministro

Pisanu vede Al Qaeda tra gli immigrati che sbarcano, ma D'Ambruoso nega


 

INVIATO A RIMINI

Le notizie in testa, e qui al Meeting si comincia con il sottosegretario Mantovano che espone la seguente teoria: «L'Iraq è oggi per il terrorismo quello che la Spagna del `36-'39 era per il comunismo internazionale. Un punto di riferimento, un simbolo». Se l'onorevole nazional-alleato oggi non ha dubbi, e sta con l'America di Bush contro i terroristi e il loro mito iracheno, si può quindi essere certi che ieri avrebbe appoggiato con identico entusiasmo la Spagna di Franco. Forse è una conferma, ma forse è una gaffe perché il loquace Mantovano rivela che questo interessante paragone non è suo. Glielo ha suggerito il generale Mario Mori, che sta seduto alla sua sinistra e che di mestiere farebbe il capo del Sisde. Dibattito interessante, sulla «violenza della porta accanto», come Cl ha sobriamente titolato questo confronto sul terrorismo. Dibattito che arriva puntuale nel giorno in cui si diffonde il pensiero del ministro Pisanu, che vede un potenziale terrorista nei panni di ogni profugo disgraziato. Interessante che il magistrato milanese Stefano Dambruoso, autore delle più clamorose inchieste sul terrorismo islamico, sostenitore della pericolosità di ogni falsificatore di passaporti, quanto e più di un terrorista suicida, quindi non esattamente insensibile agli allarmi, smonti del tutto le paure del ministro. Lo fa con un ragionamento semplice: le cellule terroristiche (che grazie all'operazione in Afghanistan, a sentir lui, sono state sconfitte ma sparpagliate in giro per il mondo) investono talmente tanto nell'addestramento di un militante che non ha senso sfidare la sorte e rischiare di farlo affogare nel canale siciliano. Se un terrorista entra in Italia, insomma, è più probabile che sbarchi in business class alla Malpensa che in zattera a Lampedusa.

A rilanciare l'allarme di Pisanu ci pensa però Mori, che non vuole alimentare il panico ma deve informarci che sotto scacco c'è «tutto il mondo che non si adegua all'estremismo radicale islamico». Il bersaglio è largo, ma niente paura: «Persino l'ultima caserma dei carabinieri del più sperduto paese ha la preparazione per affrontare questa minaccia terroristica», dice l'uomo che dimenticò di perquisire la casa di Totò Riina. La battaglia, insomma, si può vincere. A patto di seguire il consiglio di Mantovano e prepararsi a fare come i suoi antenati di Otranto contro i Saraceni nel 1480: «Non abiurare e combattere fino alla morte».


    

 

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