ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su LIBERTA'
(Sezione:        Pag.     )
Domenica 19 Ottobre 2003

di VITTORIO EMILIANI

 

Il voto agli immigrati: un vantaggio per tutti


Mentre si discute, per ora confusamente, del voto amministrativo (magari per censo, come propone An) agli immigrati stabilizzati, altri extracomunitari muoiono o rischiano quotidianamente di morire vicino alle nostre coste. Mentre gli industriali reclamano nuova manodopera extracomunitaria fissa e gli agricoltori chiedono quote ben più alte per gli stagionali regolarizzati, la legge Fini-Bossi ancora non decolla e il solo modo di entrare in Italia per lavorare sembra essere la clandestinità. Anche avendo un occupazione certa nei settori che i giovani italiani disertano ormai da molto tempo (servizi domestici, turismo, edilizia, fonderie, lavori stradali, agricoltura). La situazione è talmente incagliata da produrre casi paradossali come quello dell'Unione Agricoltori di Bolzano costretta a mandare a Praga i propri impiegati al fine di sveltire le pratiche per l'ingresso temporaneo di 12.000 stagionali per raccogliere le mele altrimenti destinate a marcire. Storia che si ripete con le fragole.

E' così in tutto il Paese, da Nord a Sud, ma invano, per ora, si è chiesto di aumentare le quote e di introdurre il sistema a chiamata. Gianfranco Fini ha, se non altro, risollevato un problema che la sinistra ha affrontato anni fa senza condurlo in porto: quello del voto come strumento, fra i tanti, di maggior integrazione degli immigrati ormai residenti, utile per toglierli da «ghetti» pericolosissimi. La risposta, tragicomica, della Lega è stata l'esame di italiano (meno male che non ha proposto quello di «lumbard» che, fra l'altro, non esiste essendo il bergamasco e il mantovano, o il pavese, dialetti diversissimi). Basta girare un po' di scuole materne o elementari per cogliere visivamente la realtà ormai stabile della multietnicità. Eppure le nostre resistenze all'integrazione risultano ancora fortissime.

Come se non fossimo stati un Paese di emigranti. Come se non vi fossero, ancor oggi, quasi 4 milioni di connazionali con passaporto italiano fra Germania, Svizzera, Argentina, Francia, Brasile, Usa,ecc. Contro il milione e mezzo di extracomunitari residenti da noi (con gli altri si va molto più su, naturalmente) si esercita spesso ogni sorta di chiusura o di burocratica rigidità. Fra l'altro la loro stabilizzazione sta dando ossigeno ai conti dell'Inps, fa crescere la curva delle nascite, crea nuovi clienti alle banche e nuovi piccoli imprenditori. La Confartigianato calcola che siano extracomunitari, soprattutto dell'Est, 125.457 imprenditori (servizi, commercio,costruzioni,manifatture). Mentre le rimesse degli stranieri residenti in Italia sono balzate nell'ultimo decennio da poco più di 100 a quasi 750 milioni di euro, in testa a tutti gli asiatici, col flusso più ingente proveniente da Roma. Premessa per un nuovo sviluppo nei Paesi di origine. Insomma ci vogliono più attenzione, pragmatismo e apertura culturale. Nell'interesse di tutti, ma nostro in primo luogo.


    

 

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