ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su Libero
(Sezione:  CRONACHE        Pag.  16)
Domenica 4 Aprile 2004

di bru.ci

 Scarcerato boss della camorra Scadono i termini di custodia cautelare, è già fuori

PAOLO SORPRENDENTE, CAPO DEL CARTELLO DI BAGNOLI


 

NAPOLI - Una condanna per la città.Così è suonata la scarcerazione, per scadenza dei termini di custodia cautelare, del boss della camorra Paolo Sorprendente, ritenuto a capo di un cartello criminale imperante nella zona di Bagnoli, quartiere alla periferia ovest della città che avrebbe dovuto ospitare la Coppa America e al centro di un progetto di rilancio da parte del Comune.

Il provvedimento, adottato dai giudici della quinta sezione del Tribunale di Napoli, che pure avevano condannato il capoclan a 10 anni di reclusione, nell'immaginario collettivo è stato rappresentato come una mannaia per Napoli: solo martedì la città si è vestita a lutto per l'uccisione in una sparatoria di Annalisa, una 14enne che sognava di vivere altrove.

L'agguato di Forcella, in cui un'innocente ha perso la vita era stata l'occasione per riaccendere i riflettori sulla realtà partenopea, sulla faccia più triste della Sirena. L'occasione, almeno per sperare. Il sindaco, l'ex ministro dell'Interno, Rosa Russo Iervolino, dopo anni trascorsi in estenuanti e inutili discussioni sul tema, non aveva trovato nulla di meglio da fare che invocare il confino dei boss tra le ire dei leghisti. Così la promessa di adottare il pugno di ferro contro la criminalità suona come un falso storico perché si scontra con la burocrazia: Paolo Sorprendente è tornato libero a 46 anni perché, dopo la cattura avvenuta in Brasile, aveva trascorso in carcere oltre quattro anni, in gran parte in regime di 41 bis.

I termini di custodia non sarebbero scaduti solo nel caso in cui all'imputato fosse stata riconosciuta l'aggravante del riciclaggio dei proventi illeciti. Ed è proprio per questo che in molti hanno ritenuto inopportuna la decisione. Secondo il sottosegretario agli Interni, Alfredo Mantovano, «le norme per evitare simili situazioni sono nel codice, mentre manca l'efficienza di chi è chiamato ad applicarle».

Il procuratore generale di Napoli, Vincenzo Galgano, difende la categoria stigmatizzando il sistema giudiziario: «Ai magistrati spetta l'osservanza delle regole». E il segretario dell'Anm, Linda D'Ancona se la prende con le lungaggini processuali «dipese - assicura - da una serie di fattori complessivi con cui gli stessi giudici si trovano a dover fare i conti». La verità ad oggi è una: un boss è libero, una ragazzina è morta.


    

 

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