ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su Liberazione
(Sezione:      e        Pag.     )
Domenica 18 Gennaio 2004

Sabrina Deligia

Ieri a Roma l'iniziativa di Rifondazione comunista sulla legge Fini-Mantovano in vista della manifestazione nazionale di febbraio

Contro la droga del proibizionismo


 

Si moltiplicano le iniziative contro la Fini-Mantovano. Il disegno di legge, approvato lo scorso novembre dal Consiglio dei ministri che dovrà ora passare al vaglio delle Camere, abroga di fatto il voto popolare del 1993, eliminando la distinzione tra droghe pesanti e leggere, introducendo il concetto di dose massima giornaliera. Basterà infatti avere in tasca più di O,25 grammi di cannabis perché scatti la presunzione di spaccio con pene da sei a venti anni di galera o reclusione in comunità-carcere gestite dai privati (San Patrignano docet).

Ieri a Roma si è tenuta l'iniziativa organizzata da Rifondazione comunista. Al tavolo del dibattito del Centro congressi Cavour sono intervenuti Francesco Piobbichi, responsabile nazionale droghe Prc che ha coordinato gli interventi; Giuseppe Bortone, responsabile settore tossicodipendenze Cgil nazionale; Gloria Buffo, direzione nazionale Ds; Franco Corleone, presidente Forumdroghe; Daniele Farina, Movimento di massa antiproibizionista (Mdma); Paolo La Marca, Lila-Cedius; Giovanni Russo Spena, parlamentare Prc e Paolo Ferrero della segreteria nazionale Prc che ha concluso i lavori.

«Il filo conduttore che mette insieme oggi il disegno di legge di Fini sulle droghe, la Bossi-Fini, la proposta di legge Burani Procaccini sulla salute mentale, la polverizzazione dei diritti del lavoro, è identificabile con l'espansione delle politiche neoliberiste. Dove la questione rispetto all'esigibilità dei diritti sociali viene progressivamente elusa spostando le questioni sociali in questioni di ordine pubblico», introduce Piobbichi. Condiviso dai partecipanti al dibattito anche il superamento dell'attuale normativa vigente, figlia del centro-sinistra emanata nel 1990.

Si è già visto che dopo il varo della Craxi-Jervolino-Russo-Vassalli: «Nel 1990 i tossicodipendenti ufficialmente presenti in carcere erano 7.299, appena sei mesi dopo erano già saliti a 9.623 per arrivare a ben 14.818 il 31 dicembre 1992; senza contare l'aumento delle morti», ricorda La Marca. La legge Fini cancella la riduzione del danno che, invece, ha prodotto in termini di diminuzione di casi di Aids e di morti da overdose ben più di un risultato positivo.

Che fare? «Questa volta non abbiamo giocato di rimessa - avverte Russo Spena - lo dimostrano le molteplici firme al disegno di legge da noi sottoscritto (presentato dal cartello "Dal penale al sociale" centrato su depenalizzazione e riduzione del danno ndr). Un importante punto di partenza per contrapporre alla marginalizzazione sociale e alla detenzione la rete degli interventi pubblici e i percorsi di integrazione sociale centrati sul principio di responsabilità personale nella prospettiva di legalizzazione della marijuana in un confronto con tutto l'Ulivo».

Certo, bisogna attrezzarsi, sottolinea Corleone, motore del Forumdroghe e del Cartello "Dal penale al sociale". Nel merito Bortone vorrebbe sapere (e non è il solo): «Da che parte sta Rosy Bindi? Visto che ha sostenuto l'orrore della legge sulla fecondazione assistita».

Quello del governo è progetto terrificante: «Fa a pezzi la sperimentazione portata avanti in tutta Europa negli ultimi anni - spiega Farina -. Purtroppo, anche da parte del movimento, non solo del centrosinistra, la questione sostanze stupefacenti è marginale. Eppure è chiaro che ci troviamo di fronte ad un processo di globalizzazione antelitteram». Come fare? Buffo concorda con Russo Spena: massima allerta nella battaglia parlamentare, vigilare sul passaggio del disegno di legge "Dal penale al sociale" in commissioni congiunte Giustizia e Affari sociali; impegno per la mobilitazione delle regioni; condivisione del disastro Craxi-Jervolino-Russo-Vassalli e delle difficoltà di autocritica nel centrosinistra.

Nelle conclusioni, Ferrero ravvisa, inoltre, la necessità di allargare la battaglia a più soggetti possibili: «Consci che una parte delle opposizioni condivide l'orizzonte culturale delle leggi prodotte dal governo di centro destra, non ultima la proposta della Margherita sulle pensioni». Altro punto cruciale, per Ferrero, «si gioca sul terreno della controinformazione». Produrre materiale che evidenzi i danni reali del proibizionismo, il fallimento del modello americano. Svelare i falsi messaggi messi in campo dalla destra che lascia mani libere al narcotraffico e materializza un nemico della comunità, dell'ordine pubblico, in questo caso l'antiproibizionismo, per giustificare la repressione sociale: «La costruzione del nemico, costruisce consenso». Il dibattito continua.



 

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