ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su Liberazione
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Mercoledì 26 Febbraio 2003

Annibale Paloscia

Rifondazione chiede il dibattito parlamentare sul trasporto di armi

«Pronti a usare la forza»



Il governo minaccia di intervenire contro i blocchi dei treni


L'Ulivo discute su blocchi dei treni militari. Tra le posizioni c'è di mezzo il mare. Boselli, ovvero lo Sdi, abbandona la riunione che viene sospesa nel pomeriggio e rinviata alle 21 per permettergli di rientrare. Ma Boselli preannuncia che non si ripresenterà, con un iroso: «Abbiamo toccato il fondo». Prima del vertice dell'Ulivo il segretario dello Sdi aveva detto ai telegiornali che sui blocchi dei treni che trasportano armi Usa la sua posizione era di assoluto dissenso: pretendeva dalla coalizione un decreto di condanna. Sul dissenso la posizione di Boselli coincideva più o meno con quella di Violante, D'Alema, Fassino e Minniti che però non si sono fatti trascinare dalla sua estremizzazione. Dopo la sospensione del vertice, Rutelli ha detto che «è nato l'Ulivo 2 con Di Pietro» e Fassino ha assicurato che non c'è stata nessuna frattura. Non sappiamo come si concluderà in nottata la discussione dell'Ulivo sui blocchi ferroviari. I punti di partenza dei dirigenti del Ds erano ieri mattina enfatizzati su tutti i giornali. Violante: «Occupare i binari o bloccare i treni è interruzione di pubblico servizio, un grave reato. Ma nelle nelle attuali circostanze è soprattutto un atto sterile e autolesionista». D'Alema: «Penso che qualunque forma di lotta che restringa il consenso dei cittadini contro la guerra e che si metta al di fuori della legalità sia sbagliata. Vanno evitate tutte le forme di lotta che creino difficoltà agli utenti dei servizi. Non sono giuste». Fassino: «I blocchi ferroviari sono forme di lotta da evitare perché rischiano di restringere il consenso intorno al tema della pace e, quindi sono controproducenti». Minniti (con ambizioni inquisitorie): «Come è possibile che siano diventate di pubblico dominio informazioni sulla portata, l'ampiezza e i percorsi di questi treni? Non vorrei che qualcuno pensasse di radicalizzare lo scontro rivelando informazioni che è elementare ritenere riservate».

Sono posizioni destinate a permanere? Evidentemente resta l'esigenza di un chiarimento. E' nel confronto col governo che le posizioni escono dalla strumentalità ed assumono reale valore politico. Giordano di Prc nella riunione dei presidenti dei gruppi parlamentari ha chiesto un dibattito parlamentare sui trasporti di armi americane e sui blocchi ferroviari.

I segreti del Viminale
Al Viminale, intanto, si lavora in rigorosa segretezza. Un piano per far giungere a destinazione i convogli delle armi è stato messo a punto dai prefetti Pansa e Tagliente, responsabili della polizia ferroviaria e dell'ordine pubblico, con la supervisione del sottosegretario Mantovano, di An. E' stato preso in considerazione anche l'impiego dei Tir, ma non si può facilmente mimetizzarli tra le migliaia che percorrono ogni giorno le nostre strade, perché il trasporto di armi rientra fra i trasporti pericolosi, per i quali la legge prevede un robusto e visibile servizio di scorta della polizia stradale.

Il ministro dell'interno ha ricevuto diversi solleciti dal collega della Difesa - anche in forma pubblica in un'intervista a La 7- a prendere in fretta le decisioni. Ma, più che dalle fibrillazioni di un ministro della Difesa infatuato dalla guerra di Bush, il prudente ministro dell'Interno, dicono al Viminale, era preoccupato dalle posizioni dell'Ulivo. Si aspettava di non dover rincorrere esponenti autorevoli del fronte contrario alla guerra in dichiarazioni di sapore prefettizio contro i blocchi ferroviari. I suoi consiglieri gli hanno ricordato che nel gennaio del 2000 la commissione di garanzia sulla legittimità delle astensioni del lavoro nel settore pubblico, presieduta da Giugni, dichiarò pienamente legittimo uno sciopero che minacciava di paralizzare i servizi pubblici proclamato dai Cobas contro la guerra in Jugoslavia. Non si era arrivati ai blocchi ferroviari, ma anche su queste forme di protesta, attuate in forma pacifica, nella giurisprudenza si trovano con frequenza delle posizioni che bilanciano l'aspetto della legalità con quello del valore morale e sociale che trae riferimento dalla difesa dei principi costituzionali. Come è quello espresso dalla articolo 11 della Costituzione che ripudia la guerra. Pisanu sperava di veder rafforzato il suo ruolo istituzionale di mediatore di conflitti sociali se l'Ulivo avesse fatto una chiara dichiarazione di appoggio ai blocchi pacifici messi in atto dai movimenti contrari alla guerra. Invece, ieri mattina, il ministro dell'Interno, quando ha letto le dichiarazioni di Violante, D'Alema, Fassino e Minniti acerbamente ostili verso i blocchi dei treni, ha dovuto rassegnarsi a rinunciare al ruolo nobile di mediatore e ad assumere quello più sgraziato di ministro di polizia. Dopo aver preavvertito Ciampi, ha diramato alle agenzie questa dichiarazione: «Contro le azioni che bloccano i treni abbiamo messo in campo tutte le misure preventive possibili e abbiamo evitato che ci fossero conseguenze negative sulla sicurezza e sull'ordine pubblico. Se necessario ricorreremo alla giusta forza repressiva dello Stato. Ci sono stati comportamenti illegali che abbiamo puntualmente denunciati». Frasi dirette a rassicurare la maggioranza o l'opposizione moderata?


 

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