ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su Infazianziafelix
(Numero 17 - Pag. 32 )
GENNAIO/FEBBRAIO 2004

di Antonella Sinopoli

Il sottosegretario all'Interno, Alfredo Mantovano, illustra le misure per contrastare l'accattonaggio da parte dei minori

 

 Un'infanzia sulla strada


 

presente in tutte le città italiane, non solo in quelle grondi, ed è un fenomeno molto triste perché interesso i minori. Parliamo dell' accattonaggio che coinvolge bambini di tutte le età, ma spesso molto piccoli. Chiedono l'elemosina al l'uscito delle chiese, vicino ai semafori e anche o pochi metri dai palazzi delle forze dell'ordine. A tutti è capitato di impietosirsi o di indignarsi davanti o scene i cui protagonisti sono bambini piccolissimi, costretti per ore e ore in strada, in condizioni di caldo estremo durante l'estate o di freddo ,rigido in inverno. Ignorare il problema è un delitto perché in alcuni casi questi minori potrebbero essere collocati negli istituti o processo di crescita si potrebbe ricorrere oll'affido, sottraendoli così ad un tipo di vita inaccettabile. Abbiamo chiesto all'onorevole Alfredo Mantovano, sottosegretario di Stato all'Interno con delega per l'immigrazione, il punto di visto del ministero riguardo il tipo di misure adottabili per contrastare, anche con soluzioni rivolte ai genitori o agli affidatari, lo sfruttamento dei bambini. «I delitti commessi verso i bambini - dichiaro l'onorevole Mantovano - sono i più ripugnanti, poiché i minori aggiungono alla debolezza fisica un incompiuto processo di crescita psichica e intellettuale, che invece, uno volto conclusa, risulta l'unico scudo in qualche modo opponibile al sopruso che si subisce. Nell'immaginario collettivo, l'abuso verso i minori riconduce al fenomeno dell' abuso sessuale e dello pedofilia; tuttavia, l'abuso e lo sfruttamento non vanno circoscritti o questi comportamenti ma al contrario, vanno estesi ad oltre tipologie. Basta pensare ai "vu cumprà" di giovanissima età, che capito di incontrare d'estate sui litorali, o all'impiego dei minori in attività di accattonaggio. Queste forme di sfruttamento sono giunte allo ribalta solo di recente, per una certo sottovalutazione diffusa, allorché sono state collegate od attività rientranti nello trotta degli esseri umani e a modalità particolari di sfruttamento criminale dell'immigrazione clandestina»,

Quali caratteristiche presenta l'accattonaggio in Italia?
«Questo fenomeno evidenzia peculiarità che ne mettono in evidenza lo disomogeneità: si pensi, infatti, alla sua origine e alla sua successiva evoluzione, con forti differenze sul piano sociale; ma anche in ordine all'individuazione della migliore azione di prevenzione e di contrasto, riguardo alla quale non esiste una soluzione infallibile, valida in tutti i luoghi. L'accattonaggio emerge in Italia verso lo seconda metà degli anni Ottanta, interessando principalmente minori slavi di origine Rom per lo cui comunità d' appartenenza l'accattonaggio è un' attività assolutamente "lecita". In altre parole, non c'è lo consapevole percezione del danno che esse possono procurare nei soggetti che le praticano. Per le popolazioni nomadi l'accattonaggio ènormale, come talvolta pure il piccolo furto, ritenuto da quelle comunità un espediente praticato per necessità di sopravvivenza, a vantaggio della famiglia di chi ne è l'autore. Ne discende che, in questo contesto, l' accattonaggio praticato dai figli è vissuto dai rispettivi genitori come un modo per assicurare lo sopravvivenza del nucleo familiare, e persino come un avviamento alla vita. Lo stesso carattere nomade di tali comunità non giova al radica mento su una porzione stabile del territorio o allo sviluppo di attività lavorative e scolastiche dotate di qualche radicamento».

È più difficile dunque contrastare il fenomeno?
«In relazione a tutto questo, l'attività di prevenzione e di contrasto del fenomeno difficilmente produrrà effetti duraturi, se sarà limitata a un'ottica esclusivamente repressivo, cioè se sarà limitata alla mero applicazione del codice; se cioè, le comunità dei nomadi non si radicheranno in contesti definiti e determinati, facendo proprie, nei limiti del possibile, le regole e i comportamenti della società nella quale vivono, pur con gli adattamenti ai propri modi di essere. Un ruolo importante può essere svolto dagli enti territoriali attraverso mirati interventi di politica sociale, ove se ne ravvisino le condizioni».

Ma non esiste solo l'accattonaggio dei rom.
«SÌ, attualmente inizia ad essere praticato anche dai minori di origine marocchina e albanese. Soprattutto questi ultimi risultano spesso gestiti da vere e proprie organizzazioni criminali, che determinano uno stato di dipendenza e sudditanza fisica e psicologica accentuata con minacce e maltrattamenti. In questa caratteristica risiede la differenza con l'accattonaggio nomade e da questo occorre partire per individuare strategie di prevenzione e di contrasto. Con il considerevole aumento dei flussi migratori che hanno interessato il nostro Paese, tale attività è andata sempre più diffondendosi, acquisendo una notevole rilevanza sociale. Sul piano più ampio, le stime ufficiali dell'Onu e dell'Organizzazione lI)ondiale di emigranti parlano di 4 milioni di persone vittime di tratta nel mondo e di cinquecentomila che, ogni anno, entrano nel territorio dell'Europa occidentale. Il numero delle vittime è in aumento e i flussi provenienti dai Paesi dell'Europa centrale e orientale, egualmente in aumento, vanno ad aggiungersi ai flussi già esistenti che provengono dall'Africa, dall'America, dai Caraibi, dall'Asia»,

Cosa si fa in Italia per contrastare il fenomeno?
«Contro queste forme di sfruttamento siamo sempre stati in prima linea con provvedimenti legislativi che puntano a colpire le organizzazioni criminali che ne traggono profitto e impegnandosi perché tale questione fosse all' ordine del giorno in tutti i fori internazionali. L'Italia ha sottoscritto lo Convenzione delle Nazioni Unite di Palermo del 2000 sul crimine transnazionale e i due annessi protocolli sul traffico dei clandestini via mare e sul traffico di donne e minori ai fini del la prostituzione, Ha ratificato, inoltre, il Protocollo alla Convenzione di New York del 1989 sui diritti del fanciullo, che impegna gli Stati a mettere in atto misure incisive per lo lotta alla prostituzione infantile e alla pedofilia; e lo Convenzione dell'Organizzazione internazionale del lavoro, del giugno 1999, sul divieto e l'eliminazio ne delle peggiori forme di lavoro minorile, All'interno dell'Unione europea, !'Italia è inoltre impegnata perché lo lotta all'immigrazione clandestina rientri tra le priorità dell'Unione, anche attraverso specifici programmi di collaborazione fra gli Stati membri contro il traffico degli es seri umani, contro il crimine organizzato, e in tema di frontiere, visti, asilo e immigrazione».

Il problema quindi va affrontato a livello internazionale?
«Parlo di iniziative sul piano internazionale ed europeo, soprattutto perché si tratta del livello di prevenzione e di contrasto privilegiato, in assenza del quale qualsiasi misura adottata sul territorio nazionale è destinata ad essere velleitaria. Nel Consiglio giustizia e affari interni, che si è svolto a Lussemburgo il 14 ottobre 2002, il ministro dell'Interno ha posto un forte accento sulla necessità fondamentale della lotta alla criminalità organizzata, ritenuta lo maggiore responsabile del fenomeno della tratta, Il Consiglio giustizia e affari interni si è occupato più volte, in sede europea, del problema e il 28 febbraio del 2002 ha approvato il Piano globale per lo lotta all'immigrazione clandestina e alla tratta di esseri umani nell'Unione europea. Questo piano rappresenta una svolta nella concreta realizzazione degli obiettivi descritti, perchéraccorda, in una prospettiva unitaria, misure volte a perfezionare gli interventi già avviati e nuove strategie da realizzare nel breve e medio periodo, Il piano riguarda in particolare interventi di prevenzione, quali Il potenzia mento dell' attività di Europol; il consolidamento di una rete di punti di contatto nelle aree sensibili; lo creazione di banche dati per centralizzare le informazioni strategiche; misure di sostegno diplo matiche, tecniche e fi nanziarie per intavolare con i Paesi terzi, di provenienza e di transito di flussi, negoziati di riammissione e forme varie di collaborazione per lo sviluppo di azioni di contrasto sempre piùintegrate, Infine, misure organizzative e procedurali, quali l'attivazione di uffici consolari comuni e lo previsione di caratteristiche antifalsificazione per i visti. Si tratta di una strategia integrata, alla cui progettazione l'Italia ha sensibilmente contribuito con una serie di proposte costruttive che, successivamente, sono state recepite dal piano».

Quali sono le iniziative più specifiche messe in atto nel nostro Paese?
«Sul fronte interno, l'Italia ha affrontato il problema dei minori albanesi realizzando iniziative al riguardo. Vorrei citare il programma di informazione per l'Albania 1997-1999, teso a realizzare sul posto una campagna di sensibilizzazione relativa alle conseguenze dell'immigrazione clandestina; le misure di prevenzione e di lotta alla tratta di donne e minori, a scopo di sfruttamento sessuale, di informazione e sensibilizzazione in Albania nel periodo 1990-2000; le misure di contrasto alla tratta di esseri umani (in particolare donne e minori), attraverso le regioni balcanica e adriatica nel periodo 2000 2001. È stata, inoltre, istituita uno Commissione interministeriale in attuazione di una disposizione che è all'avanguardia nel panorama normativo europeo. Mi riferisco all' articolo 18 del testo unico sull'immigrazione, riguardante il soggiorno, per motivi di protezione sociale e per le vittime di sfruttamento o di violenza, di cui viene favorito l'affrancamento mediante programmi di assistenza e di inserimento sociale. Questa Commissione esprime pareri sulle richieste di iscrizione nel registro delle associazioni e degli enti che svolgono programmi di assistenza e di protezione sociale per le vittime della tratta, sui progetti di convenzione dei Comuni e degli Enti locali con i soggetti privati e sul finanziamento di programmi di assistenza. A questa Commissione, il ministero dell'Interno ha presentato il progetto denominato" Azione di sistema", realizzato in collaborazione con l'Organizzazione internazionale per le migrazioni e finalizzato al rimpatrio assistito delle vittime della tratta che non intendono rimanere in Italia, beneficiando delle opportunità previste dalla normativa vigente. Esso rappresenta, per i soggetti in questione, un ulteriore incentivo a denunciare il loro stato di sogge zione nella certezza o di essere assistiti ed integrati in Italia o di essere rimpatriati in modo protetto nel loro Paese d'origine, sulla base della loro scelta. Sempre il ministero dell'Interno, nell'ambito del programma comunitario "Stop", volto al contrasto del traffico di esseri umani ed allo sfruttamento dei minori, ha realizzato un progetto presentato in collaborazione con l'Organizzazione internazionale per le migrazioni, concernente il trasferimento rapido di informazioni per prevenire e combattere il traffico di esseri umani per sfruttamento sessuale nell'Unione europea».

Come sta lavorando il Comitato per i minori stranieri previsto dalla legge sull'immigrazione del 1998?
«Nel 1998 la legge sull'immigrazione ha previsto l'istituzione alla Presidenza del Consiglio dei ministri di questo comitato composto da nove membri, tra cui alcuni rappresentanti del ministero dell'Interno. Il Comitato, che ha iniziato ad operare nel 2001, esercita funzioni di vigilanza e tutela dei diritti dei minori stranieri presenti nel territorio italiano non accompagnati e dei minori accolti in conformità delle previsioni della Convenzione di New York del 20 novembre 1999, sui diritti del fanciullo. Esso riceve, inoltre, tutte le segnalazioni delle competenti autorità, questura o enti locali, relative alla presenza di un minore straniero non accompagnato, provvedendo ad assicurare i necessari interventi di assistenza per il periodo di permanenza in Italia. Tale assistenza è protratta finché si possa provvedere al rimpatrio assistito, ossia al ricongiungimento con il nucleo familiare originario, al riaffidamento alle autorità responsabili del Paese di origine, ovvero all'inserimento in Italia. Ulteriore testimonianza della particolare attenzione che Governo e Parlamento riservano a questo fenomeno criminale è data anche e soprattutto dai recenti interventi di modifica al testo unico sull'immigrazione»,

Si riferisce alla Legge Bossi-Fini sull'immigrazione?
«Lo legge 189 del 2002, lo cosiddetto Fini-Bossi, prevede, da un lato, il divieto d'ingresso per chi sia stato condannato per reati diretti il reclutamento delle persone da destinare alla prostituzione; e, doll' altro, l'inasprimento dello pene per tali fattispecie delittuose. Significativo è, inoltre, il disegno di legge governativo n. 885 che reca misure contro la tratta di persone, già approvato dallo Camera. Il provvedimento apporta significative modifiche al quadro normotivo in vigore, offre alla magistratura e alle forze dell'ordine strumenti più efficaci per la lotta e la repressione di fenomeni criminosi connessi all'immigrazione forzata di esseri umani. Il testo normativo recepisce le indicazioni contenute nel protocollo delle Nozioni Unite sul la prevenzione, lotta e repressione della trotta di persone, sottoscritta nello conferenza di Palermo del dicembre 2000; ed intende attuare uno più vigoroso strategia di contrasto dello turpe attività, modificando l'attuale normativa contenuto nel codice penale. In particolare, con precipuo riferimento allo sfruttamento di soggetti costretti all'accattonaggio, la relativo previsione sanzionatoria contempla uno specifico aggravante in caso di reato commesso in danno di minore di 18 anni».


    

 

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