ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su Il Gior. Il Rest. La Naz. Domenica 28 aprile 2002

a. farr.

 

«L'ordinanza del Gip non giustifica gli arresti»


ROMA — «Un mondo nel quale i poliziotti sono trattati come delinquenti e gli aggressori vestono i panni degli aggrediti è un mondo alla rovescia. E questo in chi contrasta quotidianamente la delinquenza, può anche portare all'esasperazione». Pacato negli accenti, netto nei concetti, il sottosegretario all'Interno Alfredo Mantovano tenta di andare oltre l'irritazione ma non trova giustificazioni per il provvedimento della magistratura.

Sottosegretario Mantovano, come valuta il fatto che nell'ordinanza gli accusati siano messi sullo stesso piano di pericolosi criminali «spinti da desiderio di violenza fine a se stessa»?
«Questo credo sia l'aspetto forse peggiore di tutta la vicenda, al di là del merito della stessa. In una materia così delicata nella quale la distinzione dei ruoli è un dato essenziale questa è venuta meno e i contestatori violenti sono stati messi sullo stesso piano di chi ha tutelato la sicurezza di tutti. Il che, alla luce anche delle vicende che hanno interessato Genova, lascia perplessi. In vicende del genere serve cautela. E qui sembra che la cautela non sia stata seguita».

Non c'erano i presupposti per chiedere l'arresto?
«Non conosco gli atti. Però alla luce dell'ordinanza del Gip delle domande sorgono. Vorrei ricordare che le 'esigenze cautelari' sono il rischio di inquinamento delle prove, il pericolo di fuga, il pericolo di commettere reati dello stesso tipo. Poiché stiamo parlando di due funzionari in posizione non marginale e di sei agenti, ritenere che vi fossero esigenze cautelari che imponevano il loro arresto significa dire che sono delinquenti. Non mi pare che nell'ordinanza si sia dimostrato un disegno di vendetta nei confronti dei soggetti che hanno reso dichiarazioni, che peraltro non sono neppure denuncianti. E allora?».

A sostegno ci sono 82 testimonianze, non bastano?
«Sulle accuse dico solo che il problema della violenza di piazza legata a certe manifestazioni non l'abbiamo scoperta a Genova. Rispetto a questo c'è stata una necessità di far fronte, che i fatti diranno se ha travalicato le regole del codice penale».

E se lo fosse?
«Quand'anche si dimostrasse che il limite fosse stato superato lo sarebbe stato in risposta a un'aggressione. Il che significa che comunque va ristabilito il confine tra aggressori e aggrediti».

La manifestazione inscenata dai colleghi degli arrestati è giustificabile o ha ragione chi parla di presunzione di impunità?
«Bisognerebbe cogliere le ragioni di certe reazioni a caldo. E' vero che un rappresentante delle istituzioni dovrebbe essere sempre freddo, però è anche vero che Napoli in questo momento il luogo dove si concentrano le maggiori tensioni sotto il profilo della gestione della sicurezza e dell'ordine pubblico. E poi non dimentichiamoci che in più di un caso la polizia giudiziaria napoletana ha prodotto informative di reato contro delinquenti pericolosi che contenevano richieste di provvedimenti ristrettivi della libertà eppure è passato spesso molto tempo prima che giungesse una risposta giudiziario. Certamente più tempo di quanto non ne sia stato necessario per elaborare quella che ha portato all'arresto degli otto poliziotti».


 

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