ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su Il Giornale Martedì 21 maggio 2002

MARIANNA BARTOCCELLI


Mafia, "pulizia" fra i testimoni di giustizia
Mantovano revoca la protezione a quattro persone. Ex collaboratore muore in un 'esplosione: è giallo


I "testimoni di giustizia" sono soltanto 73 su un totale di 1150 "pentiti". Persone che, a vario titolo, sono a conoscenza di episodi criminali nei quali sono state coinvolte direttamente o indirettamente. Il "sistema tutorio", se includiamo i parenti arriva più di 5000 persone. Lo Stato per assicurarsi la loro collaborazione spende svariati miliardi. I dati sono coperti per ragioni di sicurezza. Premessa necessaria per capire il subbuglio esploso con i tre testimoni estromessi dal programma stabilito dal ministero, secondo la nuova legge varata nel febbra102001. Una normativa attesa da anni che ha tentato di fare chiarezza su uno strumento inventato da Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, ma che nei mesi e negli anni successivi è stato utilizzato nei modi Più impropri.

Per quanto riguarda i testi di giustizia è stato proprio Alfredo Mantovano, sottosegretario agli Interni, a portare le modifiche necessarie alla legge varata dal centrosinistra "Ed è proprio seguendo l'applicazione della legge - spiega - che ci si incontra con l'ovvio limite del più elementare buon senso". Illustra così Mantovano la decisione di chiudere con tre testi perché ingestibili. Decisione a cui i tre hanno risposto con una protesta che riapre l' intera questione.

Protagonisti dello scontro i due fratelli Giuseppe e Domenico Verbaro e Giuseppe Carini. "I due fratelli, noti panificatori calabresi, hanno sempre tenuto un atteggiamento di costante e violenta ostilità nei confronti del personale destinato alla loro protezione, con ripetute richieste di esosi benefici in denaro, di alloggi in alberghi di lusso, di macchine blindate e dl posti di lavoro per s~ e per i familiari", così è motivata l'estromissione. Mantovano racconta di quella volta che i due hanno inscenato proteste barricandosi all'interno della questura di Prato, spargendo benzina sul pavimento e tentando di darsi fuoco. Oltretutto i due, che erano all'interno del programma dal 1997, hanno ricevuto dal ministero quasi 700 milioni, come risarcimento di quanto avevano perso denunziando di taglieggiamento il clan Labate. Per quanto riguarda Giuseppe Carini, ammesso al programma di protezione nel 96 e fuoriuscito nel 1999, con un contributo di 90 milioni per reinserirsi nella vita sociale, i problemi sono sorti quando il giovane universitario, testimone dell'omicidio di Padre Pugilsi, aveva chiesto di essere riammesso al programma con un contributo maggiore. Dopo una approfondita valutazione delle proposte di Carini, la commissione gli aveva proposto una integrazione del contributo erogato nel 99,con l'aggiunta di circa 13OmiIa euro e un inserimento lavorativo nell'area delle educazione alla legalità, con un compenso annuo di 28.000 euro. Ma Carini ha rifiutato la proposta.

"Non generalizziamo: i testi sono gente onesta che si è ritrovata a mettere in discussione la propria vita compiendo un dovere civico -spiega Mantovano - a differenza dei collaboratori, la cui logica è premiale. Va anche detto che da ottobre ad oggi, grazie alla nuova legge abbiamo avuto 21 nuovi ingressi. Tanti".

Revoca della protezione anche per Rosetta Cerminara, giovane che dichiarò di esser stata testimone dell'assassinio del sovraintendente di Polizia Salvatore Aversa e della moglie. Lo ha disposto il ministro degli Interni Scajola su richiesta della procura di Catanzaro che ha avviato un'inchiesta per Calunnia. A Cosenza, invece, diventa un giallo la morte di un ex pentito: Giuseppe Insollitto è saltato in aria nel suo appartamento. Non è escluso che Insollitto sia rimasto vittima dell'esplosione di un ordigno che stava confezionando

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