ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


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Articolo pubblicato su il Giornale
(Sezione: INTERNO   Pag.   9 )
Martedì 20 giugno 2002

FRANCESCA ANGELI

Sommerso, arriva il decreto per gli immigrati
Oggi la decisione. La Lega non vuole sanatori e ma l'Udc minaccia di dissociarsi dalla maggioranza




da Roma

Un decreto sui flussi varato subito (prima della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del disegno di legge sull'immigrazione Bossi-Fini) per regolarizzare le migliaia di lavoratori stranieri in posizione irregolare già presenti sul territorio italiano. Altrimenti un provvedimento nello, anche di un solo articolo, che potrebbe essere agganciato a quello già varato dal governo nello scorso autunno sull'emersione dcl sommerso. Il ministro Umberto Bossi e con lui tutta la Lega non vuol sentir parlare di sanatorie ma il governo è alle strette. Il Consiglio dei ministri, che si riunisce questa mattina, deve trovare una soluzione al problema dell'emersione dal nero degli extracomunitari che lavorano nelle industrie ed in piccole e grandi imprese. Questi lavoratori sono stati esclusi dalla sanatoria per colf e badanti contenuta nel provvedimento sull'immigrazione, che la prossima settimana, 26 giugno, arriverà in aula al Senato. E prima di quella data l'Udc ha chiesto una via d'uscita per i datori di lavoro e i loro dipendenti irregolari. Se la Bossi-Fini arriva in aula senza che il governo abbia risolto la questione i centristi della maggioranza potrebbero addirittura astenersi dal voto finale sulla legge.

L'impegno del governo a risolvere la questione è stato preso a Montecitorio dal sottosegretario all'interno Alfredo Mantovano. Poi è stato lo stesso vicepremier, Gianfranco Fini, a confermare che la soluzione era prossima. Ora i tempi sono davvero maturi perché la scadenza della discussione in aula a palazzo Madama del ddl Bossi-Fini impone al governo di dare oggi una risposta certa.

Che vada trovata una soluzione per quelle migliaia di lavoratori stranieri è convinzione di tutto il governo. Una volta in vigore la BossiFinì, che prevede sanzioni severe e multe salatissime peri datori di lavoro oltre che l'immediata espulsione per i lavoratori stranieri in stato di irregolarità (privi di permesso di soggiorno o col permesso scaduto), si scatenerebbe una reazione a catena dai risultati macroscopici perché riguarderebbe centinaia di piccole e grandi aziende e un numero di lavoratori imprecisato ma superiore alle 200-300 mila persone.

Il compito di trovare la quadratura del cerchio spetta ai tecnici del ministero del Welfare. Roberto Maroni ha da sempre indicato come unica soluzione possibile l'assorbimento degli extracomunitari che lavorano nel sommerso in un decreto sui flussi. Una scelta politica più che tecnica perché in questo modo la soluzione non potrebbe essere definita in alcun modo una sanatoria. L'altra via più volte indicata dai centristi, ovvero quella di un decreto legge ad hoc non è mai andata giù agli uomini di Bossi. Il problema tecnico che si è posto di fronte all'ipotesi di risolvere la questione col decreto flussi, ossia per via amministrativa, è che giuridicamente il decreto non può prevalere sulla legge. La soluzione sarebbe quella di varare subito il decreto flussi lasciando aperta una finestra di tempo per le regolarizzazioni prima dell'attuazione della legge.

E il tema immigrazione è al centro del dibattito in tutta Europa. Ieri è toccato al presidente della Commissione Ue, Romano Prodi, ricordare le preoccupazioni dei cittadini Ue che chiedono « interventi concreti contro il traffico di esseri umani» sul quale non ci saranno concessioni, assicura Prodi. Ma, ha aggiunto, senza dimenticare che «l'immigrazione legale è un bene per l'Europa». Ancora irrisolta infine la spinosa questione delle sanzioni contro i paesi terzi che non collaborano nella lotta all'immigrazione illegale. La proposta dalla presidenza spagnola non è condivisa da Francia e Svezia. Ma da Madrid il ministro degli Esteri spagnolo, Josep Piqué tranquillizza i colleghi dell'Unione: «Si sta solo cercando un terreno sul quale ci sia spazio per una politica comune di immigrazione e di asilo».

           

   

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