ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su Il Gazzettino
(Sezione:        Pag.     )
Mercoledì, 6 Aprile 2005

 

 

  

 Con Vendola la Puglia non è più "filogovernativa"

È stata la Regione di Aldo Moro, il laboratorio del centrosinistra, la "scuola" di D’Alema, la roccaforte dei socialisti


 

Bari

La nuova Puglia nata il 3 e 4 aprile ha il volto di un uomo dall'aspetto ancora di un ragazzo, di un presidente con l'orecchino. Ha il nome di Nichi Vendola, che ha battuto sia pure per una manciata di voti, il plurifavorito Raffaele Fitto, presidente uscente e candidato della Cdu, volto pulito e rassicurante, pupillo di Berlusconi ma soprattutto immagine di una destra moderna ed efficiente, che ama operare senza forse preoccuparsi troppo di mediare.

È la nuova Puglia, che in un colpo solo ha cancellato un'idea che di essa si era ormai consolidata. Questa è sempre stata la Regione allineata con la maggioranza di governo. Anche quando ha ospitato forze di sinistra in giunta. È sempre stata la Regione di qualcuno, o di qualcosa: la Regione di Aldo Moro, la Regione laboratorio del centrosinistra, la Regione dove Berlinguer mandò il giovane D'Alema per farsi le ossa, si disse allora; poi fu la Regione filosocialista e Bari divenne la città più craxiana d'Italia. Poi la passione travolgente per il Cavaliere. Ora questo legame con le forze di governo si è spezzato, forse per la prima volta nella sua storia. Ed è forse questo, più ancora che il volto e l'appartenenza politica di Nichi Vendola, il dato più significativo: la Puglia ha votato contro, ha rotto con la continuità e l'omologazione con la maggioranza di governo, tanto da scegliere un presidente comunista e gay. E adesso è il momento delle analisi, della ricerca dei rimedi per recuperare il terreno franato sotto i piedi, da una parte; ed è il momento, dall'altra, di mostrare che i sogni, che Vendola ha evocato nei suoi incontri elettorali con i cittadini, erano anche progetti. A cominciare dagli interventi sul disagio sociale, dai temi a lui più cari dell'assistenza, dell'occupazione. Ora il centrosinistra dovrà decidere interventi, reperire e mobilitare risorse. E di sicuro - le prime dichiarazioni di Fitto e Mantovano non lasciano dubbi in proposito - la nuova opposizione di centrodestra non farà sconti.

Ma oltre che tra i due schieramenti, c'è da giurare che chiarimenti ci saranno anche al loro interno, soprattutto tra chi ha perso. Certo, ha influito il dato nazionale di una crisi economica che ha investito larghi strati della popolazione; certo, se qui in Puglia si fossero sommati i voti di Fitto con quelli della mini-DC dell'onorevole Rotondi e i voti dell'onorevole Mongiello, tenuti lontano dalla Cdl, forse adesso si parlerebbe di una situazione diversa. Ma ora il risultato è questo e già c'è chi, come Giovanni Copertino (Cdu), pensa che i partiti debbano recuperare un rapporto più fecondo con la società. Il che lascia presagire un malumore verso i modi accentratori di Fitto. Poi c'è Mantovano, sottosegretario e coordinatore di An in Puglia, che punta il dito contro la lista "Puglia prima di tutto" messa su da Fitto, che ha rastrellato in gran parte nell'elettorato di destra il 9,13\% dei consensi. Sarà anche per questo che An è passata dal 15,5 delle regionali 2000 all'attuale 12.11 e Fi è precipitata - ma qui gioca di sicuro soprattutto il dato nazionale - dal 28,6 al 17,79. Per Vendola i problemi veri cominciano adesso. Passati - come dice il sociologo Enrico Finzi - gli anni della «ubriacatura leaderistica, i problemi concreti tornano a pesare più dell'immagine: Fitto ha perso per la sanità e non per il look da bravo ragazzo». I problemi concreti, per l'appunto: è proprio la scommessa che da oggi attende il presidente Vendola


    

 

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