ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


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Articolo pubblicato su    Il Gazzettino
(Sezione:     Pag    )
Mercoledì 28 Aprile 2004

R.R.

FIAT Intesa tra la dirigenza dell’azienda e i sindacati anche se resta l’incognita delle decisioni della Fiom, i metalmeccanici iscritti alla Cgil

 

Melfi. Può ripartire il negoziato sullo stabilimento

L’ad Morchio: «C’è stata una svolta». Otto giorni di stop alla produzione, presidi ai cancelli, 21mila vetture "perse"


 

Roma

Può ripartire il negoziato sullo stabilimento Fiat di Melfi: dopo otto giorni di blocco della produzione, i presidi ai cancelli della fabbrica, le cariche della polizia e i danni a valanga sugli altri impianti del Gruppo (21.000 le vetture perse ad oggi), l'azienda e i sindacati dovrebbero tornare al tavolo a parlare di salario, orari e turni. Manca ancora, tuttavia, il via libera della Fiom, che anzi annuncia una ondata di manifestazioni e presidi, per oggi, nell'intero Paese «con l'obiettivo di segnalare che la protesta è contro il governo, che si è assunto la responsabilità di far caricare i lavoratori di Melfi, e contro le misure provocatorie della Fiat». In Basilicata, oggi, sciopero generale della Cgil di 8 ore, mentre altrove lo stop della Fiom sarà di 4 ore per turno.

A rendere possibile la ripresa della trattativa è stato l'impegno diretto dei leader di Cgil, Cisl e Uil che ieri hanno incontrato l'amministratore delegato della Fiat, Giuseppe Morchio («c'e stata una svolta - ha detto - se ne esce con dialogo e senso di responsabilità») proponendo un percorso per il ritorno al negoziato a partire dalla richiesta di un incontro con la Fiat. Il percorso, sul quale la Fiat si è detta disponibile a riaprire il confronto, prevede la rimozione dei blocchi davanti alla Sata di Melfi «contestualmente» all'avvio della trattativa con l'azienda e l'impegno a sottoporre i risultati della trattativa alla validazione dei lavoratori.

La necessità di tornare a rapporti sindacali unitari ha avuto la meglio quindi sulla linea dura della Fiom, che in questi giorni ha sostanzialmente sostenuto, insieme con Ugl e Cobas, gli scioperi e i presidi dei lavoratori di Melfi e che ieri, dopo la carica della polizia per forzare i blocchi davanti ai cancelli, ha proclamato lo sciopero generale di tutti i metalmeccanici. Lo sciopero dunque si fa4rà, ma è probabile che subito dopo la protesta si torni alla trattativa: prima quindi del 4 maggio, data fissata nell'accordo siglato venerdì notte solo da Fim, Uilm e Fismic. L'obiettivo dei sindacati resta quello di migliorare le condizioni di lavoro degli operai di Melfi (ora peggiori di quelle dei loro colleghi di Mirafiori e degli altri stabilimenti) e in particolare di superare la cosiddetta «seconda ribattuta», ovvero la ripetizione del turno di notte per due settimane. «Abbiamo trovato una concordanza rispetto alla vicenda aperta a Melfi - ha detto Pezzotta, segretario della Cisl - anche perché sulle condizioni di lavoro di Melfi e dell'indotto c'erano già convergenze chiare tra le nostre categorie». Epifani (Cgil) ha sottolineato la necessità di un negoziato «per risolvere le questioni che hanno originato il malessere e la protesta», precisando che i presidi saranno rimossi solo «da quando si avvia la trattativa vera». Angeletti (Uil) ha sottolineato l'importanza dei rapporti unitari e del ritorno a Melfi di relazioni industriali «normali». L'ipotesi di soluzione è stata valutata - in una lunga riunione notturna - anche dalle segreterie di Fiom, Fim e Uilm. E mentre i vertici sindacali erano ancora in corso, da Melfi il coordinamento dei delegati dello stabilimento Fiat e delle aziende dell'indotto (Fiom, Failms, Slai Cobas, Ugl e Alternativa Sindacale) aveva annunciato che sarà possibile decidere di articolare diversamente le forme di lotta, e quindi di rimuovere i presidi, solo una volta «valutati nel merito i contenuti» della trattativa e «in presenza di un avvio positivo».

Intanto, ieri il governo ha risposto a Montecitorio sugli incidenti di lunedì. Il sottosegretario all'Interno, Mantovano, ha ribadito che l'intervento delle Forze dell'Ordine era giustificato dall'esigenza di tutelare i diritti di chi intendeva presentarsi al lavoro, e che la rimozione dei posti di blocco «sarà ripetuta ogni qual volta si renderà necessaria».

 

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