ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su Il Gazzettino
(Sezione: Ragusa   e  Pag.     )
Venerdì, 17 Ottobre 2003

Andrea Bianchi

I DS

 

D'Alema ironizza e sprona il vicepremier: in Parlamento c'è una maggioranza senza vincoli


 

Roma

Sul voto agli immigrati «oggi c'è una maggioranza parlamentare, che deve essere svincolata dalla logica di maggioranza e opposizione». Parola del presidente dei Ds, Massimo D'Alema, che, illustrando ieri la proposta di legge in materia del suo partito, ha espresso «apprezzamento» per la svolta del vicepremier Fini e si è concesso, come al solito, una battuta ironica: «Quando si discuterà in commissione - osserva - avremo un testo unico Turco-Fini». La proposta di legge dei Ds, depositata nel 2001, oltre a riconoscere agli immigrati regolarizzati, residenti da più di cinque anni, il diritto di votare ed essere eletti nelle elezioni locali, consente loro l'accesso in alcuni settori della pubblica amministrazione e prevede la possibilità di votare i referendum sulle questioni di portata locale.Il testo dei Ds, sepolto in archivio, è tornato alla ribalta per le possibili convergenze con la proposta di An. Un rilancio che la Quercia ha pensato bene di favorire convocando una conferenza stampa con i vertici del partito.

Assente giustificato Piero Fassino, c'erano D'Alema, i capigruppo Gavino Angius e Luciano Violante, l'ex ministro Livia Turco (responsabile di settore) e il deputato Carlo Leoni. Tutti chiedono che la loro proposta sia presto calendarizzata nella commissione Affari costituzionali della Camera. «In materie come queste che attengono i diritti fondamentali delle persone - osserva il presidente dei Ds - non valgono motivi di disciplina di maggioranza, né di disciplina di opposizione. Sono i classici temi in cui in Parlamento può e deve manifestarsi liberamente l'opinione non solo dei gruppi, ma perfino dei singoli parlamentari». Ci sarà un testo unico Turco-Fini? «Non c'è nulla di scandaloso in questo - aggiunge - l'importante è il contenuto di un provvedimento, i diritti che riconosce». D'Alema non ha problemi, è pronto a dare a Gianfranco quel che è di Gianfranco. «È un merito di Fini - riconosce - se questo tema torna al centro della discussione e noi speriamo che sia possibile realizzarlo. Non c'è nulla di più devastante che suscitare speranze e poi tutto si affoga nel chiacchiericcio della politica».

Un po' meno generosa la Turco, che ben ricorda la fierissima opposizione di An quando la sinistra al governo tentò di porre all'ordine del giorno la questione del voto agli immigrati. «Quella che riprendiamo oggi - precisa l'ex ministro - è una battaglia che portiamo avanti da tempo. Fini dice oggi che l'Ulivo ha avuto cinque anni di tempo per portarla a termine. Gli dobbiamo ricordare che, per approvarla, sarebbero stati necessari i voti dell'opposizione di allora. Il Polo scelse invece non solo di negare questa opportunità, ma ci rispose con il disegno di legge Mantovano che introduceva il reato di immigrazione clandestina».

Anche il socialista Ugo Intini invita a sostenere la proposta di Fini, per due buone ragioni: «Perché è giusto discutere del merito, senza processi alle intenzioni», e poi «perché una delle intenzioni di Fini è probabilmente quella di creare una normale destra conservatrice europea». La buona intenzione va premiata. Ma i Verdi sono scettici: «Il governo è schizofrenico. Il timore è che si verifichi ciò che è avvenuto per l'indulto: a parole tutti d'accordo, nei fatti non si è ottenuto niente più che un indultino. In questo caso passeremmo dal voto al votino?», si domanda Pecoraro Scanio.


    

 

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