ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su il Gazzettino
(Sezione:           Pag.     )
Martedì 16 settembre 2003

 

 

L'indultino prosegue la sua marcia.


L'indultino prosegue la sua marcia. Le prime cifre, a poco più di un mese dall'entrata in vigore della misura votata dal Parlamento, parlano di 642 detenuti già usciti dalle carceri. Di questi, secondo i dati del Dap (Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria), 613 sono uomini. Ventinove invece sono le donne che hanno già avuto il via libera dai vari tribunali di sorveglianza. Ecco i dati regione per regione.

Malgrado la sospensione feriale dei tribunali italiani che, compresi quelli di sorveglianza, hanno riaperto i battenti solo oggi, in 11 hanno già abbandonato le carceri abruzzesi, in 15 sono stati scarcerati in Basilicata; 91 in Calabria; 59, di cui 12 donne, in Campania; 7 in Friuli Venezia Giulia; 73, di cui 3 donne, nel Lazio; 34, di cui 4 donne, in Liguria; solo uno in Lombardia; 18 nelle Marche; 22 in Molise; 72, di cui 3 donne, in Piemonte; 54, di cui una donna in Puglia; 6 in Sardegna. In Sicilia sono invece 80 i detenuti tornati in libertà; in Toscana 6; 12 in Trentino, di cui 1 donna; 2 in Umbria; 16 in Valle d'Aosta e 63, di cui una donna, in Veneto. Nessun detenuto liberato finora in Emilia Romagna.

Da questi dati, arriva la bocciatura senz'appello dell'indultino da parte del sottosegretario all'Interno, Alfredo Mantovano, per il quale «interviene sulla certezza della pena contribuendo a renderla ancora più flebile». L'esponente di An ha sottolineato che il provvedimento «contribuirà a rafforzare la convinzione sbagliata ma comunque molto diffusa che tutto sommato a commettere reati anche gravi non si paga poi un costo così elevato». Secondo il sottosegretario all'Interno, «nell'ordinamento penitenziario esiste già un complesso di istituti che, mano mano che ci si avvicina al termine ultimo di espiazione della pena, la rendono sempre più tenue: questo corrisponde al progetto costituzionale del carattere rieducativo». Il problema, però, secondo Mantovano, è che «l'indultino ottiene lo splendido risultato di un abbuono secco della sanzione penale che si sovrappone agli altri benefici già esistenti, in cambio di nulla». Per il sottosegretario non si raggiunge così «l'obiettivo di deflazionare le carceri perché nel giro di qualche mese le ritroveremo piene come lo sono state fino a qualche giorno fa».

In tema di giustizia è intervenuto anche il ministro Roberto Castelli che ha assicurato l'intenzione del Governo a chiudere i piccoli tribunali, anzi «sono da considerare una ricchezza per il Paese». Il ministro ha così inteso replicare al sottosegretario Michele Vietti che ha sollevato la possibilità di tale iniziativa da parte dell'esecutivo. «La linea affermata dal sottosegretario Michele Vietti, che ha ventilato la possibilità di chiudere i piccoli tribunali, - sottolinea Castelli - non corrisponde alla posizione del Governo in materia. L'intenzione, al contrario, è quella di preservare le piccole sedi distribuite sul territorio nazionale, che sono da considerare una ricchezza per il Paese».

«Dire che i tribunali di piccole dimensioni sono per forza di cose inefficienti - conclude il ministro - significa fare un'affermazione apodittica, senza riscontri di carattere scientifico. Il raggiungimento dell'efficienza del sistema giustizia passa per altre vie e non per strade così semplicistiche».


    

 

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