ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO
(Sezione: CRONACHE DI LECCE    Pag.  78  )
Venerdì 6 Dicembre 2002

 

Mantovano risponde all'interpellanza

 

«Il Regina Pacis non è un lager»


 

La vicenda del Regina Pacis approda a Montecitorio. A fare chiarezza sulle accuse del Social Forum dopo la manifestazione del 30 novembre, è stato lo stesso sottosegretario all'Interno Alfredo Mantovano, che ha risposto ieri in aula all'interpellanza del deputato Ugo Lisi, di Ignazio La Russa e di tutti i parlamentari pugliesi di An. «Utilizzare il termine "lager di Stato" - ha precisato, dopo aver riassunto i particolari della manifestazione - significa mancare di rispetto alle vittime dell'Olocausto. La condizione di chi ha subito persecuzioni razziali non ha nulla a che vedere con il trattamento che la legge sull'immigrazione, democraticamente votata dal Parlamento, prevede per le persone illegalmente presenti sul territorio».

Entra poi nel merito delle accuse ai Centri di permanenza temporanea. «Delle due l'una: o si contesta la loro gestione o la loro esistenza - dice - Se il problema riguarda i Cpt in sé, è superfluo ricordare che, in base alla legge 40/1998 nota come Turco-Napolitano, solo parzialmente modificata dalla Bossi-Fini, chi entra clandestinamente, a meno che non abbia i requisiti per l'asilo o fondati motivi umanitari, va allontanato dal territorio nazionale. Per fare questo è indispensabile accertare l'identità del clandestino. Accertamenti che richiedono tempo (30 giorni, dilatati ad un massimo di 60 giorni dalla nuova legge) durante il quale chi è entrato clandestinamente deve essere posto nelle condizioni di non dileguarsi. Per questo - dice Mantovano - chi contesta i Cpt è d'accordo sul far entrare in Italia chiunque lo desideri, senza rispettare alcuna regola, abolendo la nozione di clandestinità. Opinione rispettabile, ma non condivisa dal Parlamento italiano».

Mantovano ribadisce che il Regina Pacis, oggetto di costanti ispezioni del ministero (l'ultima il 15 ottobre), garantisce come gli altri 13 Cpt italiani standard di vita rispettosi della dignità umana. «E' assolutamente impropria l'assimilazione alle strutture di detenzione - dice - I centri non sono istituti di pena (in Italia non è previsto il reato di ingresso clandestino) ma strutture il cui perimetro è vigilato dalle forze dell'ordine». Smantella poi, una ad una, le accuse di maltrattamento agli ospiti, di una stanza della tortura («la delegazione dello stesso Social Forum ha constatato essere in realtà lo studio di don Cesare»), la confessione di un cingalese di aver subito maltrattamenti, fatta dallo stesso telefonicamente ai no global, rivelatasi poi infondata («lo straniero in questione era stato già ricoverato in un centro psichiatrico e aveva chiesto un colloquio con il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi»).

Sulle vicende giudiziarie indicate dall'interpellanza, ricorda infine che «l'accertamento di fatti di rilievo penale su un possibile impiego improprio di fondi erogati dal ministero dell'Interno è al di fuori della competenza dell'esecutivo, e che il ministero non è attualmente a conoscenza di alcun impiego improprio, ne ha mai ricevuto denunce o esposti in tal senso». Intanto, L'Ora del Salento, il giornale della Curia, ha riunito tutte le aggregazioni laicali dell'arcidiocesi, unitamente alle forze politiche e sociali del territorio, per dire un «no» deciso e forte «alle iniziative, alle calunnie e alle prevaricazioni che nei giorni scorsi uno sparuto gruppo di manifestanti ha messo in atto, prima contestando i metodi di accoglienza del Centro di San Foca, per raggiungere l'apice della protesta con un gesto inatteso e inopportuno: l'occupazione della Cattedrale». E' stato dunque stilato un manifesto di solidarietà al Regina Pacis - primo firmatario Nicola Paparella, direttore del settimanale cattolico - che con toni corretti e nel rispetto di tutte le opinioni, ha già raccolto numerosi adesioni nel mondo istituzionale, in quello politico, in alcune aree del sindacato e tra tutte le realtà ecclesiali. «Il Salento si è ritrovato unito - viene spiegato - nella certezza che questa è una terra generosa e solidale ed ha nei suoi Centri, e nel Regina Pacis in particolare, gli emblemi dell'accoglienza e della carità».


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