ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO
(Sezione: CRONACHE ITALIANE        Pag.  11)
Domenica 4 Aprile 2004

a.q.

NAPOLI / Paolo Sorprendente condannato a 10 anni e subito scarcerato per decorrenza dei termini

 Rabbia per il boss libero

Timore a Forcella: tra un po’ toccherà a Giuliano


 

NAPOLI La scarcerazione di un boss per decorrenza dei termini, in una città che solo martedì scorso ha vissuto il lutto cittadino per l'uccisione di una 14enne in una sparatoria tra clan, è una notizia che getta sale sulle ferite aperte. A Napoli, dopo il ritorno in libertà del capoclan Paolo Sorprendente, condannato a dieci anni di carcere e scarcerato per decorrenza dei termini di custodia, politici e cittadini si interrogano sul rischio che episodi del genere instaurino un clima di sfiducia, proprio mentre sarebbe necessario non abbassare la guardia nella lotta alla camorra.

Inevitabile, dunque, che nel rione Forcella, dove una settimana fa è morta la 14enne Annalisa, ci si chieda se anche Salvatore Giuliano - unico arrestato finora per quel delitto - possa in futuro essere scarcerato come è successo per il boss di Bagnoli. «La giustizia - dicono gli amici della ragazza - deve cambiare, non è possibile pensare che tra qualche anno ci ritroveremo Giuliano a passeggiare tranquillamente in queste strade».

Dello stesso avviso il parroco di Forcella, don Luigi Merola, che martedì ha celebrato i funerali di Annalisa di fronte a migliaia di persone: «Occorre certezza della pena, altrimenti non si riuscirà mai a sradicare la camorra. La gente smette di collaborare, se si rende conto che le certezze mancano. Lo Stato e la magistratura devono continuare con più forza nel loro lavoro». Sul versante istituzionale un duro j'accuse viene dal sindaco Rosa Iervolino. La notizia della scarcerazione del boss, dice, «mi ha raggelato. E' un fatto gravissimo che cade in modo assolutamente inopportuno sulla città».

La politica, da destra a sinistra, è unita nell'esprimere sconcerto per l'accaduto. «C'è da inorridire» per il vicecoordinatore nazionale di An, Italo Bocchino. Episodi del genere - avverte il sottosegretario Antonio Martusciello, coordinatore campano di Fi - «segnalano per l'ennesima volta il cattivo funzionamento della macchina giudiziaria». Alfonso Pecoraro Scanio, presidente dei Verdi, punta l'indice contro il Governo: «Invece di chiacchierare sulla separazione delle carriere, investa risorse adeguate sulle vere disfunzioni della giustizia». Sulla stessa linea il diessino Marco Minniti, responsabile della Quercia per i problemi dello Stato. Il senatore Emiddio Novi (Fi), componente dell'Antimafia, chiede una nuova visita della commissione a Napoli «per individuare le responsabilità all'origine delle troppe scarcerazioni per decorrenza dei termini, e di un opaco permissivismo giudiziario».

Il caso di Sorprendente è l'ultimo e tra i più eclatanti esempi di un fenomeno - quello delle scarcerazioni provocate dalle lungaggini dei processi - che coinvolge da anni l'amministrazione della giustizia nell'intero paese ma che a Napoli, come sottolineano gli addetti ai lavori, assume i caratteri di una autentica patologia.

«Il sistema giudiziario è quello che è, è il sistema che ci siamo dati e ai magistrati spetta l'osservanza delle regole», dice il procuratore generale di Napoli Vincenzo Galgano, che mantiene un atteggiamento prudente sulla vicenda.

Secondo il sottosegretario agli Interni, Alfredo Mantovano, «le norme per evitare simili situazioni nel codice ci sono» mentre manca «l'efficienza di chi è chiamato ad applicarle».


    

 

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