ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO
(Sezione:  GAZZETTA di TARANTO   Pag.   Page 92    )
Giovedì 11 Settembre 2003

Giuseppe Mazzarino

Domani il Consiglio dei ministri dovrebbe emanare il decreto sullo stato di calamità e stanziare i primi finanziamenti per la ricostruzione

Danni dell’alluvione, si muove il Governo

Il sindaco di Palagianello: non lasciateci soli, quest’emergenza non dura pochi giorni  



Domani, venerdì, il Consiglio dei ministri dovrebbe emanare il decreto che riconosce lo stato di calamità per i sei Comuni della Provincia jonica colpiti dal disastroso nubifragio di lunedì. Lo ha assicurato già martedì notte il vicepremier Gianfranco Fini al sottosegretario all'Interno, Alfredo Mantovano L'adozione immediata del provvedimento, che includa una immediata disponibilità di fondi per i primi interventi, è stata sollecitata al sottosegretario alla presidenza, Gianni Letta, dal governatore della Puglia, Raffaele Fitto, che ne ha riferito (vedi servizio a pag. 2) a sindaci ed autorità riuniti ieri pomeriggio a Palagiano.

Intanto nelle aree dilavate dalle piogge e dall'alluvione riprende la vita, con un fervore di interventi e di solidarietà che fa ben sperare. I centri più colpiti del cratere, Palagiano e Palagianello, sono tutto un cantiere. Ognuno fa quel può, portar via rifiuti e detriti, accatastare mobili rovinati, lavare con una pompa i banchi della chiesa, prestare soccorso agli sfollati, lavorare con le ruspe e le scavatrici di cave o altre aziende private momentaneamente ferme per liberare i corsi d'acqua dai tronchi o le campagne dal fango e dai massi...

Siamo stati a Palagianello, mentre densi nuvoloni e folgori saettanti facevano temere il peggio; ma dopo un violento scroscio di pioggia, per fortuna, il cielo s'è aperto. I lavori non si sono mai interrotti.

«Quello che temo di più - ci dice il sindaco, Paolo Rubino, che in cerata gialla fa il giro delle situazioni di crisi - è che passata l'emergenza, che siamo in grado di fronteggiare, spenti i riflettori di stampa e tv, ci ritroviamo soli, come siamo stati lunedì. E se con le nostre forze siamo riusciti, bene o male, a salvare la gente e ad iniziare a svuotare gli scantinati allagati, anche perché qui la piena è stata devastante ma limitata e di breve durata, non come a Palagiano, le nostre forze, come anche quelle della Regione, sono assolutamente insufficienti per rimettere in piedi una economia distrutta e per provvedere a ricostruire le infrastrutture ma anche gli edifici, pubblici e privati, danneggiati».

«I danni strutturali - insiste il sindaco - sono enormi. O il governo dichiara subito lo stato di calamità e rende subito disponibili i primi finanziamenti, o è la rovina. Il problema dell'emergenza non è l'ora, è il dopo». «Non mi interessano le polemiche - prosegue Rubino - qui bisogna ricostruire, ed approfittare della ricostruzione anche per sbloccare situazioni scandalosamente ferme che riguardano grandi infrastrutture vitali per l'economia e la vita sociale della gente. Lo svincolo autostradale di Palagianello, per esempio, che avrebbe alleggerito di molto il blocco della circolazione dopo il nubifragio, necessita solo di una firma di Fitto. Per non dire degli interventi sulla ferrovia Bari-Taranto; il progetto c'è ed è finanziato dal 1998, io quasi provocavo una crisi con un emendamento alla Finanziaria di quell'anno. Il progetto c'è, i finanziamenti anche: ci vuole solo la firma del governatore. A Fitto non chiedo di stanziare soldi che non ha, ma di deliberare». «Ciò di cui ho più paura - ammette sconsolato Rubino - è proprio la sfiducia, il senso della resa. Dopo le grandinate gli agricoltori che venivano a sollecitare rimborsi erano centinaia. Stavolta il colpo è stato tale che sembrano essersi arresi. Il crollo psicologico è grave, è una minaccia per la democrazia; bisogna restituire fiducia nelle istituzioni».

A salvare Palagianello, ci dicono poi cittadini, assessori e tecnici del Comune che ci accompagnano, sono state le vecchie cave, che si sono riempite di acqua anche se poi hanno tracimato, e soprattutto le gravine. Là dove la furia delle acqua ha spezzato i tronchi di pini secolari ed ha spazzato via anche le coltivazioni realizzate ai lati, che mai peraltro avrebbero dovuto essere lì.

La massa d'urto d'acqua, fango e tronchi si è abbattuta anche su una condotta sopraelevata del Sinni, che fortunatamente ha retto anzi ha rallentato la furia delle acque, che altrimenti avrebbero fatto crollare un ponte sulla via per Palagiano.


    

 

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