ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO
(Sezione: IN PRIMO    PIANO Pag.    2)
Martedì 02 marzo 2004

Franzi de Palma

INTERVISTA / Il sottosegretario all’Interno sull’ultimo attacco di Bossi

 Mantovano:una tassa sulle parole

«Ha superato ogni limite. An non tollera uscite di questo tipo»


 

BARI «Metterei una tassa sulle parole, con una sovrattassa sulle parole inutili senza immunità nei confronti di nessuno. Girata direttamente al fondo indistinto dove si recupera in caso di calamità naturale». Non scherza affatto il sottosegretario Alfredo Mantovano, infastidito dall’ennesimo affondo di Bossi che «ha superato ogni limite e non può dire quello che vuole».

Bossi rinfocola la polemica dopo la presa di posizione di Berlusconi sull’8 per mille, che aveva rassicurato gli alleati.
«Come si è detto più di una volta di recente, mentre in passato vi era una sorta di giustificazione rispetto a queste becere esternazioni del leader della Lega, da un po’ di tempo, e qui siamo arrivati al colmo con quest’ultima uscita, non si può trattare più il leader di uno dei 4 partiti dell’alleanza come un bambino impertinente che però poi a scuola va bene. Va trattato come una persona che deve rispondere di quello che dice perchè anche le parole hanno un peso letterale e che non può passare in sottordine».

Questa volta ha attaccato la Chiesa, il mondo cattolico. Lei cosa dice?
.«Si può commentare un’ opinione, non si commenta un’ingiuria.In una partita di calcio, quando un giocatore entra a piedi uniti e spezza le gambe dell’avversario, l’arbitro, non commenta il fatto, lo espelle. Bene ha fatto Berlusconi a ribadire che nessuno pensa lontanamente di mettere in discussione l’8 per mille. Mi sembra che corrisponda al fischio dell’arbitro ».

Alla fine però la corda si può anche spezzare. Non le sembra che ci sia nei confronti di Bossi un po’ troppa comprensione?
«An non tollera minimamente uscite di queste tipo». Ma sulle riforme Bossi vi tiene sotto ricatto? «Noi avremo un atteggiamento molto responsabile. Non appoggiamo le riforme istituzionali per raggiungere altri scopi ma perchè siamo convinti che vadano fatte, tenendo conto che ciascuno apporta il suo contributo e la propria sensibilità. Non c’è legame con le riforme che vanno affrontate nel merito del loro contenuto. I due piani vanno separati perchè non mi sembra serio sovrapporli. Come An poniamo un problema all’intera coalizione che non deve soltanto procedere unitariamente per raggiungere gli obbiettivi del programma ma anche nei rapporti con quelle realtà di rilievo sociale, storico e istituzionale e al primo posto c’è la Chiesa cattolica ».

La verifica non doveva anche servire a stabilire regole nei rapporti con gli alleati?
«Nè in un programma di governo, nè in un documento di verifica possono essere messe nero su bianco regole di comportamento. È solo buon senso, non può essere materia di discussione, è scontato».

Ma se Bossi non la smette, ne va di mezzo l’alleanza?
«L’unica cosa da dire è: auguriamoci che la smetta. Purtroppo noi scontiamo con la voglia di emergere anche l’imminente scadenza delle europee. Ci sono forze politiche che si preparano a questo appuntamento, sottolineando i propri elementi di identità in modo civile, altre in modo incivile».

Bossi minaccia sul federalismo che può essere penalizzante per il Sud. Lei cosa ne pensa?
« È un’altra storia, un discorso da approfondire, si affronti il discorso nel merito senza l’ingerenza di questioni terze. È inaccettabile il prendere o lasciare che diventa una minaccia quando si mettono in mezzo altre questioni».


    

 

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